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Il deserto nel mondo avanza. In Italia il 20% a rischio, e crescono i ‘rifugiati ambientali’

Confermato il legame tra povertà e desertificazione. Un recente

Pubblicato:25-08-2015 12:35
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:30

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desertificazioneConfermato il legame tra povertà e desertificazione. Un recente studio del Cnr, i cui dati saranno presentati domani al Padiglione Italia all’Expo di Milano, ha rivelato che il 41% della superficie terrestre è colpita da siccità, e ben oltre la metà di queste zone è collocata nei paesi in via di sviluppo. Si tratta di dati allarmanti, che -ammonisce il Cnr – rischiano di far passare l’umanità dalla cosiddetta ‘conca di polvere’ a un ‘punto di non ritorno’. In queste aree infatti, vivono 2 miliardi di persone. La carenza d’acqua e di risorse naturali che garantiscano la sopravvivenza, genereranno un altro grave problema: incoraggiare le migrazioni. Perché le popolazioni saranno naturalmente spinte a cercare un futuro migliore altrove.

E le cattive notizie non finiscono qui: l’Italia non può dirsi salva da questo processo. Un quinto del nostro territorio è a forte rischio desertificazione, soprattutto al Sud: “In Sicilia si tratta del 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%” ha spiegato Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Cnr, che considera questo scenario “inquietante, che non lascia spazio a dubbi sull’urgenza di azioni strategiche per arginare o mitigare i cambiamenti climatici”.

Da cosa ha origine questo processo? Man mano che le temperature si alzano per via del riscaldamento globale, si riducono le precipitazioni, soprattutto in estate. Da cui deriva forte aridità. “Paradossalmente- ammonisce Centritto- mentre per mitigare i cambiamenti climatici sarebbe sufficiente cambiare in tempo la nostra politica energetica, per arrestare la desertificazione questo non sarà sufficiente, poiché il fenomeno è legato anche alla cattiva gestione del territorio”.


Più in generale, i paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono fortemente vulnerabile a questo pericolo, da un punto di vista sia ambientale che antropico. Le persone che in questi ultimi anni abbandonano il Maghreb per raggiungere l’Europa fuggono non solo dalla guerra e dalle violenze, “ma anche da aree rese invivibili dalla desertificazione” ha dichiarato Cerrito, che li definisce quindi “rifugiati ambientali“. E il loro numero “è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio”, ha concluso.

Di Redazione

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