Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – Beatrice Belcuore, il sogno di servire lo Stato che si infrange in quel colpo di pistola con cui si è tolta la vita il 22 aprile scorso nei bagni della scuola Marescialli Carabinieri di Firenze. Umberto Paolillo, poliziotto della penitenziaria in servizio al carcere di Turi, che si è ucciso nell’abitacolo della sua auto il 18 febbraio 2021, anche lui un colpo con la pistola d’ordinanza.
La lista dei suicidi è lunga (39 nel 2023 riporta l’Osservatorio dei suicidi in uniforme), soltanto ieri un finanziere a Formia e per il 2024 siamo a 31 casi. Il tentativo da parte dell’Ammininistrazione e delle gerarchie, come denunciato da diverse voci dei sindacati militari in conferenza stampa oggi alla Camera, è di farne casi isolati, persone con problemi psicologici individuali, rimandando a ragioni solo familiari: Beatrice, Umberto e gli altri erano dei fragili? Persone che non hanno retto le rigide regole dell’addestramento militare? È tutta qui la storia? No, secondo la denuncia che è arrivata da esperti e persone che indossano la divisa da molti anni e che oggi sono impegnati nei sindacati militari, e dai familiari delle vittime che hanno portato la loro testimonianza.
“Siamo qui per chiedere supporto alle Istituzioni. Non sono solo problemi personali- rimarca Davide Belcuore, zio di Beatrice- Era una ragazza che aveva fatto un percorso eccellente e con profitto (veniva peraltro da un’esperienza in Marina e stava per concludere il secondo anno della scuola). Le fasi iniziali della scuola erano state dure, come sempre quando si comincia. Ma gli ultimi sei mesi, prima del suicidio, ricostruendo i fatti dopo la morte, i segni di un forte e anomalo stress c’erano tutti“. Lo zio ha ricordato l’episodio del covid e della febbre: Beatrice non viene dispensata dall’adunata.
“Suo padre, brigadiere, legatissimo alla divisa, chiama e viene trattato in modo gerarchico. Manderà anche una mail di scuse temendo ripercussioni sulla figlia con quel suo gesto da padre. Forse- ammette lo zio di Beatrice Belcuore- dopo 41 anni in quel mondo si perde il confronto con il mondo esterno”.
La nonna di Beatrice viene ricoverata d’urgenza e “le viene negata la licenza” racconta dicendosi sicuro Giuseppe Casalini, amico della famiglia Belcuore, anche lui carabiniere in passato. Ed è lui a lanciare un altro allarme oggi alla Camera dei deputati: quelli come Beatrice vengono considerati i fragili, quelli che hanno sbagliato strada perché non sono sufficientemente tosti per la carriera militare. “Sono stati dei giovani istruttori appena usciti dalla scuola di Firenze a dirmi: ‘Facessero un altro mestiere se sono fragili’“.
“1 suicidio ogni 6 giorni, quasi il doppio di quello che accade nella popolazione, non è un allarme emergenziale ma strutturato”, ha tenuto a sottolineare la deputata del Movimento Cinque Stelle, Stefania Ascari, che ha indetto la conferenza stampa di oggi annunciando anche la proposta di legge, di cui è prima firmataria, per una pdl su una Commissione d’Inchiesta sul fenomeno.
Secondo i sindacati militari intervenuti il fatto stesso di rimandare il fenomeno al solo piano personale nasconde condotte e dinamiche “vessatorie” che sarebbero cronicizzate nel potere del comando, o almeno di alcuni comandanti. Lo ha spiegato bene il colonnello della Guardia di Finanza, Massimiliano Salce che ha dedicato un libro al fenomeno ‘Il suicidio in uniforme’ (casa editrice Magi): “Il re che si crede re, di essere quell’identità che il ruolo impone, costruire quell’identità e fondersi con essa può portare a un’applicazione autoritaria e deumanizzante del potere. Parliamo anche di capitani che sono molto giovani magari”, ha aggiunto.
Marco Strano, Capo dipartimento di psicologia militare e di polizia di Unarma, ha ricordato che “Unarma aveva già fatto osservazioni dure sulla scuola di Firenze. Le persone in divisa- ha precisato- hanno riluttanza a chiedere aiuto perché sanno che per l’amministrazione la sicurezza viene prima del supporto”. Si riferisce Strano al fatto che di fronte alla manifestazione di un disagio si procede, ad esempio, con il togliere l’arma, d’altro canto “disturbi temporanei depressivi se trattati si possono risolvere, mentre cronicizzati portano a problemi gravi. Gli psicologi oggi nelle Forze Armate- ha spiegato- sono inseriti in scala gerarchica e hanno l’obbligo di informare dei problemi psicologici dei singoli. Come Unarma abbiamo aperto uno sportello di supporto esterno, riceviamo telefonate soprattutto la notte”. L’idea da più parti invocata è di costituire un Osservatorio esterno che tuteli la salute dei militari.
Beatrice Belcuore non aveva una psicopatologia, aveva superato tutti i test iniziali che si fanno, ci si uccide, ha ricordato la psicologa forense Luisa D’ Aniello, intervenuta con gli altri relatori, “anche per disperazione e desolazione, dove desolazione vuol dire rendersi conto di non poter cambiare la realtà in cui si trova”.
LEGGI ANCHE: “Costretta all’adunata col Covid”. La lettera dei genitori della carabiniera suicida contro la scuola Marescialli
Ciò che deve aver pensato nella sua auto prima di spararsi il 56enne Umberto Paolillo, vessato e denigrato continuamente come risulterebbe dalle testimonianze. Anche per questo caso come per quello di Beatrice le indagini delle Procura, rispettivamente Firenze e Bari, sono aperte. Quello che sappiamo però è che sua madre, Rosanna Pesce, intervenendo in conferenza oggi ha rivolto un messaggio alla mamma di Beatrice: a non arrendersi nel dolore, “a trasformarlo in azione per tutti coloro che sono stati censurati”. Con questo spirito ha fondato l’associazione ‘Giustizia e Bonta’.
Domenico Mastrulli, segretario Generale CO.S.P, ha ricordato i numeri di quella che ha i contorni di una strage silenziata: “in 20 anni 450 uomini in tutti i corpi armati e di polizia e 180 nella penitenziaria, 30 negli ultimi 5 anni e 4 in quest’anno. Persone che lavorano fino a 16 ore consecutive, dico basta al fatto che la magistratura bolli questi casi come problemi familiari”.
Per arginare il fenomeno, secondo l’avvocata Lara Lieggi, si dovrebbe “metter mano al codice dell’ordinamento militare. Occorre intervenire su quello- ha detto- sulle note caratteristiche, i trasferimenti, i mezzi di correzione che rispondono a una legge obsoleta e che si configurano come abuso di potere”.
“Tanti colleghi di mio fratello ci sono stati molto vicini. La prima vicinanza è venuta dai colleghi di Beatrice, anche con un’iniziativa in moto”. E da parte dei superiori? “….Parole di commiato, ma la vicinanza c’è stata da chi vive l’Arma dalla parte del personale”, ha dichiarato alla Dire lo zio di Beatrice. Stefania Ascari ha ricordato che sulla vicenda è stato richiesto l”invio di ispettori alla scuola di Firenze“.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it