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Brunetta: “Da Berlusconi e il suo ambiente invettive personali. Mi dicono ‘tappo’ o ‘nano’, ci soffro ancora”

Il ministro della Pa, fresco di addio a Forza Italia, si sfoga a 'Mezz'ora in più' di Lucia Annunziata: "Parlarne vuol dire elaborare questi termini, prima non mi era mai riuscito di farlo in pubblico"

Pubblicato:25-07-2022 09:16
Ultimo aggiornamento:25-07-2022 13:30
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ROMA – “Con Berlusconi si è rotto qualcosa. È come gli amori, quando si rompe qualcosa è finita“. Con queste parole il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, commenta la decisione di lasciare Forza Italia dopo quasi trenta anni di militanza nel partito fondato dall’ex premier. Intervistato a ‘Mezz’ora in più’ su Rai 3, Brunetta aggiunge: “Io voglio bene a Berlusconi e continuerò a volergli bene, però subire invettive personali, anche feroci, da lui e dal suo ambiente…“.

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BRUNETTA: “INSULTI DA BERLUSCONI, MA GLI AUGURO LUNGA VITA”

Il ministro spiega anche quali sono le parole che più lo hanno ferito dopo l’ufficializzazione del divorzio: “Intanto il commento di Berlusconi su me e Gelmini: ‘Riposino in pace’. Io gli ho augurato lunga vita perché gli voglio sinceramente bene“.


BRUNETTA: “MI DICONO ‘TAPPO’ O ‘NANO’, È UNA VIOLENZA E CI SOFFRO ANCORA”

Ma Brunetta stigmatizza soprattutto gli attacchi legati al suo aspetto fisico: “È una vita che io vengo violentato per la mia altezza, o meglio per la mia bassezza: mi dicono ‘tappo’ o ‘nano’. Ho sofferto per questo e continuo a farlo, non mi è passata, ma allo stesso tempo ho le spalle larghe perché nella vita ho fatto tante cose, dal professore universitario al ministro”.

Per il ministro per la Pa, queste parole sono sbagliate perché “tutti quei bambini che non hanno avuto la fortuna di essere alti e belli, e che soffrono, possono avere in me un esempio. ‘Guardate Brunetta, tappo com’è, nano com’è, dov’è arrivato'”, rimarca l’esponente del Governo. Che poi si rivolge direttamente a Marta Fascina, compagna di Berlusconi, che dopo l’addio del ministro a Forza Italia sui social aveva citato la canzone di Fabrizio De Andrè ‘Un giudice’, che parla della scalata di un nano ai vertici della magistratura: “Marta, grazie, vai avanti così, perché consentirai di sdoganare anche queste violenze. Parlarne vuol dire elaborare questo termine, prima non mi era mai riuscito di parlarne in pubblico“.

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