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Salvini e Di Maio fanno pace e pranzano insieme… pagherà Conte?

L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:25-07-2019 15:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:34

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«A questo consesso tornerò ove mai dovessero maturare le condizioni di una cessazione anticipata dal mio incarico». Questo passaggio del discorso del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ieri al Senato dove ha parlato del ‘Russiagate’ e di Salvini, al leader della Lega proprio non è andato giù. Una frase non dal ‘sen fuggita’ perché il discorso era stato scritto prima e Conte lo ha letto passo passo. Per questo il leader della Lega aveva usato, a commento, parole sprezzanti: «Le parole di Conte mi interessano meno di zero». Come a sottolineare l’inconsistenza del Capo del Governo indicato a suo tempo dal M5S. Presidente che, sempre ieri in Senato, grazie alla bizzarra protesta dei senatori del M5S usciti in segno di protesta per l’assenza di Salvini, lo avevano lasciato da solo in mano ai tanti nemici.

Qualcosa è successo, perché erano giorni che il Capo politico del M5S, Luigi Di Maio, chiedeva un ‘faccia faccia’ al collega Matteo Salvini. Ma questo non aveva mai trovato tempo. Fino ad oggi, quando i due vicepresidenti del Consiglio, proprio a Palazzo Chigi, si sono ritrovati a pranzo per un incontro chiarificatore. E Conte? Non era previsto, il presidente del Consiglio lo ha voluto sottolineare uscendo da Palazzo Chigi sotto gli occhi dei giornalisti per andare a mangiare sushi.

Ai cronisti ha solo detto: «Dobbiamo lavorare, non chiacchierare», con riferimento a quanto stava accadendo nella sede del Governo? Per Salvini e Di Maio il pranzo è servito a chiarirsi, a ritrovare una tregua, forse anche su come arginare l’iniziativa del presidente del Consiglio. Di Maio ha bisogno di Salvini per rimanere in sella al M5S continuando a governare; a Salvini conviene tenersi Di Maio in vista della possibile spaccatura dentro il M5S. Sabato ci sarà la manifestazione dei No Tav, che non se la prenderanno per il Sì di Conte ma per il tradimento di Di Maio. Ci sono sempre più senatori del M5S insofferenti. E al Senato la maggioranza si regge su pochissimi voti.


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