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Africa, Morrone: “Sviluppo per restare, l’esempio del Maiani”

Intervista a Aldo Morrone, primario infettivologo dell'ospedale San Gallicano di Roma

Pubblicato:25-07-2017 17:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:34

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ROMA – Appena rientrato dalla sua ultima missione nell’ospedale Mario Maiani, di cui è coordinatore in Etiopia, Aldo Morrone è entusiasta: intervistato dall’agenzia DIRE, spiega che la struttura, costruita nel 2014 al confine con l’Eritrea grazie all’iniziativa di un veterinario e filantropo, Mario Maiani, “è diventata un centro di sviluppo economico oltre che sanitario per tutta l’area del Tigrai, e in particolare per la città di Sheraro“.

Il medico, primario infettivologo dell’ospedale San Gallicano di Roma, sottolinea che questo polo sanitario – unico, in un’area che accoglie 100mila persone – è anche “un punto di riferimento per centinaia di migliaia di rifugiati eritrei che fuggono dal proprio Paese per andare in un altro ancora più povero”.

Non solo: “E’ anche un momento di speranza per medici, infermieri, ostetriche e personale amministrativo, e soprattutto un modello per quell”aiutiamoli a casa loro’ che qui spesso si sente, perché le persone non hanno più interesse a fuggire” sottolinea l’infettivologo. “Una cosa di cui sono molto contento, perché l’ospedale è legato al dottor Maiani, che si è reso disponibile a realizzare questo progetto, ma soprattutto all’Italia che se ne è fatta garante”.


L’ospedale, sin dall’inaugurazione, vive delle risorse dello Stato… “Tutto il personale sanitario è composto da locali” spiega Morrone. “Il governo sta investendo nel loro know-how, nella loro intelligenza e capacità professionali”. Una fiducia, spiega il primario, che “ha portato ancora prima dell’apertura dell’ospedale a quella delle università di Makallé, Aksum e Adigrat, tre città importanti nelle quali abbiamo aperto le facoltà di medicina e chirurgia, e in una di queste persino la specializzazione in dermatologia e malattie infettive con i colleghi inglesi e nordamericani”.



PUNTARE SUI GIOVANI, SARANNO 1 MILIARDO NEL 2050

I giovani dell’Africa stanno assumendo un ruolo sempre più importante e lo conferma il fatto che entro il 2050 nel continente un miliardo di persone avrà meno di 35 anni. Lo spiega alla DIRE Aldo Morrone, primario infettivologo al San Gallicano, nonché coordinatore dell’ospedale Mario Maiani, un polo sanitario al confine con l’Eritrea che anche gioca la sua parte anche nell’ambito della formazione, fornendo materiali didattici agli studenti.

Offriamo anche corsi, naturalmente nella lingua locale, il tigrino, e in inglese, la lingua di insegnamento all’università” spiega Morrone. “I giovani sono molto coinvolti nell’attività ospedaliera perché fa da fulcro per le altre attività economiche e politiche nel Paese. Devo ammettere che il governo sta investendo molto sui giovani: l’università è gratuita se si sono ottenuti voti alti alle superiori”.

Un atteggiamento, conferma il medico, del quale stanno dando prova un po’ tutti i governi africani. “Proprio pochi giorni fa si sono incontrati alla Conferenza dell’Unione Africana ad Addis Abeba sul tema del boom demografico” ricorda Morrone. “Entro il 2050 si prevede che la popolazione del continente raggiungerà i due miliardi di abitanti: la gran parte di questi saranno giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni”.



ITALIA AIUTA, UE DISTRATTA LASCIA NEL MEDIOEVO

L’Etiopia può contare sull’aiuto dell’Italia, che grazie ai suo investimenti in educazione e sanità sta dando grande impulso a un Paese povero, mentre l’Europa “distratta” lascia “nel medioevo milioni di persone”. Così alla DIRE Aldo Morrone, direttore del dipartimento di Dermatologia tropicale del San Gallicano di Roma.

L’Italia sta investendo molto in Etiopia, anche in progetti sanitari” sottolinea il primario. “La sua presenza è molto importante”.

Un ruolo, quello dell’Italia, che secondo Morrone “fatica a emergere a livello continentale”. Ma anche l’Europa registra le stesse difficoltà, se non maggiori, avverte il primario: “C’è una sorta di ‘distrazione’ da parte dell’Ue verso le comunità africane, soprattutto quelle rurali, con milioni di persone che vivono ancora come vivevamo noi nel Medioevo”.



NUOVO CAPO OMS SPERANZA PER FUTURO CONTINENTE

Una speranza per il futuro dell’Africa puo’ arrivare dal nuovo capo dell’Organizzazione mondiale della Sanita’, Tedros Adhanom Ghebreyesus, un etiope. Ne e’ convinto Aldo Morrone, primario infettivologo del San Gallicano di Roma, con una lunga esperienza in Africa.

“Non solo e’ etiope- ribatte Morrone- ma proviene dalla regione del Tigrai, come tiene sempre a ricordare. Abbiamo lavorato per oltre 20 anni insieme: e’ un ottimo biologo, malariologo di fama internazionale. Lo abbiamo invitato spesso a Roma per studiare la malaria. E’ stato ministro degli Esteri e anche ministro della Sanita’, percio’ sono veramente contento di questa sua nomina. Tutta l’Africa, e non solo l’Etiopia, ripongono in lui grandi speranze nel portare l’Oms a dedicare maggiore attenzione alla realta’ sanitaria di questo continente”.

 

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