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Bologna, Zamagni: “Città seduta, serve forza politica di centro”

A suonare la sveglia e' l'economista Stefano Zamagni, questo pomeriggio nel corso del primo incontro organizzato dalle Acli nell'ambito dell'iniziativa "La bottega delle idee per Bologna" in vista delle amministrative 2021

Pubblicato:25-06-2020 18:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:33

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BOLOGNA – Negli ultimi anni “Bologna si e’ seduta”, perche’ ci si e’ limitati ad amministrare l’esistente “senza un balzo in avanti”. Per questo serve “innovare la struttura politica, introducendo una formazione politica di centro” che “si presenti in autonomia”. A suonare la sveglia e’ l’economista Stefano Zamagni, questo pomeriggio nel corso del primo incontro organizzato dalle Acli nell’ambito dell’iniziativa “La bottega delle idee per Bologna” in vista delle amministrative 2021.

“Bologna ha radici molto profonde e robuste- afferma Zamagni, da tempo sostenitore del ritorno di un partito dei cattolici- il potenziale c’e’, quindi bando al pessimismo. Si tratta solo di innovare la struttura politica introducendo una formazione politica di centro“.

E aggiunge: “Io non potro’ essere parte in causa, perche’ non sono nelle condizioni. Ma ho motivo di credere che si potra’ arrivare a questo obiettivo, per il quale metto a disposizione le mie modeste risorse“.


Secondo l’economista, “e’ il centro che sorregge la base della democrazia liberale. E se vogliamo mantenere questo modello, non si puo’ fare a meno di una formazione politica di centro, che deve presentarsi in autonomia”. A Bologna, in particolare, l’assenza di questa forza di centro ha fatto si’ che “centrodestra e centrosinistra si siano impegnati piu’ a coltivare consensi che a elaborare progetti“, afferma Zamagni.

Per questo “oggi e’ altamente auspicabile che nasca una forza politica di centro, perche’ puo’ essere di sprone alle altre formazioni per fare uno sforzo di elaborazione“.

Del resto, “quando manca la competizione di idee, la pigrizia mentale prevale– afferma l’economista- abbiamo bisogno che si rimetta in moto una dialettica e che il confronto avvenga sui progetti, non sulle proposte. Perche’ le proposte sono solo desideri, mentre i progetti richiedono una fattibilita’”.

Secondo Zamagni, “la citta’ negli ultimi anni si e’ seduta. Si e’ amministrato bene, ma non c’e’ stato un balzo in avanti. Bologna non era cosi’ in passato: deve tornare a essere un luogo, non solo uno spazio. Deve mirare alla ‘civitas’, mentre negli ultimi tempi ha pensato solo alla ‘urbs’, alla citta’ delle pietre. Si e’ concentrata solo sulla dimensione quantitativa, sugli indicatori economici e sociali”.

L’economista ci tiene a precisare che “la resposabilita’ e’ di tutti: guai ad additare un unico soggetto. Non ci sto al gioco al massacro per cui la colpa e’ sempre degli altri. La responsabilita’ e’ degli intellettuali, la categoria a cui appartengo; e’ delle imprese, che non possono limitarsi a guardare solo quello che accade al loro interno; e’ della classe politica, che ha preferito coltivare posizioni di rendita; infine la responsabilita’ e’ del terzo settore, che ha rinunciato al suo ruolo di coscienza critica. Non basta solo colmare i fallimenti dello Stato e del mercato“.

Zamagni indica tre possibili direzioni di intervento. Prima di tutto, ricorda l’economista, “Bologna e’ la citta’ con la piu’ alta percentuale di intellettuali in rapporto alla popolazione. Dobbiamo andare a stanare quanti fanno lavori di alto livello ma non si sporcano le mani per la citta’. E’ una vergogna non riconoscere questo livello di capitale umano”.

Poi, afferma Zamagni, “non capisco perche’ a Bologna non si considera la sussidiarita’ circolare, che e’ l’unica vera e che si realizza quando l’ente pubblico, le imprese e il terzo settore interagiscono tra loro in modo sistematico e non solo per in emergenza”.

Infine, sostiene l’economista, “bisogna passare da responsabilita’ sociale alla responsabilita’ civile delle imprese“, con la quale “si chiede alle aziende di fare, di prendersi cura” del territorio in cui si trovano.

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