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Bimbi veg, il pediatra nutrizionista: “Mille potenziali ricadute”

Vania. "Bisogna stare attenti allo sviluppo neuronale". Arriva documento SIPPS-SIMP-FIMP-SIMA

Pubblicato:25-06-2020 13:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:33
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ROMA – Le diete vegetariane sono adeguate per consentire un corretto e fisiologico sviluppo neuro-cognitivo? Lo sviluppo neuro-cognitivo è diverso nei bambini a dieta vegetariana da quelli che seguono una dieta con prodotti animali? “Per l’età pediatrica, negli ultimi tempi, si sono accumulate varie posizioni favorevoli verso il possibile uso di stili alimentari vegetariani anche nel bambino, già a partire dall’inizio dell’alimentazione complementare ma anche prima, in caso di indisponibilità del latte materno. Inizialmente si trattava solo di documenti che, pur accompagnati da ampia letteratura scientifica, non avevano quel rigore metodologico che invece è indispensabile nell’affrontare un tema dalle mille ricadute potenzialmente critiche sulla salute infantile”. A dirlo è Andrea Vania, responsabile del centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica del dipartimento di Pediatria della Sapienza Università di Roma, che presenta su ‘Pediatria Preventiva & Sociale’ – l’organo ufficiale della Società italiana di Pediatria preventiva e sociale (Sipps) – il position paper intersocietario ‘Diete vegetariane in gravidanza e in età evolutiva’, elaborato in collaborazione con la Federazione italiana medici pediatri (Fimp), la Società italiana di medicina perinatale (Simp) e la Società italiana di medicina ambientale (Sima).

LEGGI IL POSITION PAPER

DIETE VEG E RISCHI SULLO SVILUPPO NEURONALE 

Il professore illustra come le quattro società abbiano ‘ritenuto necessario approfondire alcuni punti critici connessi all’adeguatezza delle diete vegetariane in età pediatrica. Nel saggio- spiega Vania- si fa chiarezza su crescita e sviluppo neurocognitivo dei bambini, ed effetti dell’alimentazione vegetariana vista come fattore di esposizione (sia di rischio che di prevenzione) per le patologie trasmissibili e non trasmissibili’. Ferro, zinco, DHA e vitamina B12 sono ‘tutti micronutrienti la cui carenza nelle diete vegetariane non solo è possibile, ma anche tanto maggiore quanto più la dieta è restrittiva (massima quindi nelle diete vegane o macrobiotiche)- si legge nel documento- Giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo neuronale e neuro-cognitivo, nel quale si individuano periodi critici, di particolare vulnerabilità, in cui l’esposizione alla malnutrizione o a carenze di stimoli ambientali o ad entrambi può produrre una riduzione della plasticità neurale attraverso meccanismi epigenetici’.


MANCANO STUDI SCIENTIFICI DI BUONA QUALITA’ METODOLOGICA 

In sostanza sulle diete vegetariane ‘mancano studi di adeguata numerosità e di buona qualità metodologica (qualità delle evidenze molto bassa). Le evidenze scientifiche sono costituite da studi e revisioni sistematiche con metanalisi sui deficit dei singoli nutrienti, tutte coerenti nel dimostrare importanti esiti a breve ed a lungo termine sul neurosviluppo. Le diete vegetariane sono carenti in ferro, zinco e vitamina B12 e la carenza è tanto maggiore quanto più la dieta è restrittiva, massima quindi nelle diete vegane e macrobiotiche (qualità delle evidenze alta)’. Poiché il cervello non è un organo omogeneo, ‘né per composizione, né per sviluppo, ‘gli effetti delle carenze nutrizionali sono correlati allo stadio di sviluppo di ogni specifica area cerebrale. Non c’è garanzia- spiega il position paper delle quattro società scientifiche- che l’eliminazione dello stimolo specifico negativo comporti una completa reversione degli effetti negativi’.

ECCO COSA SUCCEDE NEI PRIMI MESI DI VITA

‘Nei lattanti, la carenza di vitamina B12 si manifesta fra i 4 e i 6 mesi di vita ed è stata associata ad una alterata mielinizzazione che altera la velocità di conduzione, danneggiando i sistemi uditivo e visivo e interferendo con l’apprendimento e l’interazione sociale’. Nei primi mesi di vita ‘non si può escludere che diete vegetariane/ vegane della madre nutrice, non supplementate, comportino gravi esiti clinici sullo sviluppo auxologico e/o psicomotorio dei bambini allattati al seno; stessi rischi si possono evidenziare successivamente, nel secondo semestre, in bambini che introducono un’alimentazione complementare esclusivamente vegetariana non adeguatamente supplementata’.

RITARDO SVILUPPO PSICOMOTORIO E RISCHIO DEPRESSIONE DA ADULTI 

Nei lattanti esclusivamente allattati da madri vegetariane o vegane (che non assumono supplementi di vitamina B12 e in carenza di vitamina B12) ‘il tempo di recupero è variabile e non completo, in quanto in alcuni bambini persiste comunque, al termine della terapia, un ritardo dello sviluppo psicomotorio. La carenza di ferro in gravidanza o nei primi anni di vita è stata messa in relazione con una maggiore frequenza di ansia, depressione e schizofrenia in età adulta. I deficit di folati e vitamina B12 sono associati ad un maggior rischio di depressione durante l’età adulta. Un deficit di zinco nei bambini- continua il documento- è stato associato a diversi disturbi comportamentali, cognitivi e motori. Non si hanno dati definitivi sul fatto che una donna gravida che segua una dieta vegetariana non supplementata sia in grado di soddisfare l’elevato requisito fetale di PUFA n-3 per lo sviluppo neurale del feto. Considerati gli importanti esiti a breve e lungo termine sul neurosviluppo da deficit di nutrienti, specificamente ferro, zinco, DHA e vitamina B12, le diete vegetariane devono essere considerate inadeguate a garantire in età pediatrica un corretto sviluppo psicomotorio. Si raccomandano quindi periodiche e specifiche valutazioni nutrizionali, soprattutto nella prima infanzia, ed adeguate supplementazioni’.

LE RACCOMANDAZIONI

‘Non si hanno dati di sicurezza sugli effetti delle diete vegetariane/ vegane della madre nutrice sullo sviluppo auxologico e/o psicomotorio dei lattanti allattati al seno. Per i noti effetti a breve e lungo termine dei deficit di alcuni nutrienti nel lattante allattato al seno, in particolare ferro, DHA e vitamina B12, si raccomanda un attento monitoraggio nutrizionale della madre vegetariana/vegana che allatta al seno provvedendo alle integrazioni necessarie per evitare che possano verificarsi esiti clinici gravi come deficit della crescita, anemia e deficit neurologici (raccomandazione positiva forte). Si raccomanda di continuare l’allattamento al seno almeno nei primi 2 anni di vita del figlio- precisa il documento Sipps, Fimp, Sima e Simp- sia se la madre segue una dieta vegetariana, sia se vegana (raccomandazione positiva forte). Se il lattante non è allattato al seno, o lo è solo parzialmente, si raccomanda di non somministrare bevande vegetali del commercio, ma formule, anche a base di proteine vegetali come riso o soia, adattate per lattanti (raccomandazione negativa forte)’. (DIRE) Roma, 25 giu. – Non si hanno dati di sicurezza sull’alimentazione complementare priva di alimenti di origine animale. ‘Le evidenze scientifiche sono costituite solo da case-report o da serie di casi. Si raccomanda un attento monitoraggio nutrizionale del lattante, anche dopo l’inizio dell’alimentazione complementare, provvedendo alle integrazioni necessarie per evitare che possano verificarsi esiti clinici gravi come deficit della crescita, anemia, deficit neurologici (raccomandazione positiva forte). Per quanto riguarda tutta l’età pediatrica, infine, le diete vegetariane non supplementate devono essere considerate inadeguate a garantire un corretto sviluppo psicomotorio: le evidenze scientifiche dimostrano importanti esiti negativi a breve e lungo termine sul neurosviluppo da deficit di nutrienti, specificamente ferro, zinco e vitamina B12. Si raccomandano quindi periodiche e specifiche valutazioni nutrizionali soprattutto nella prima infanzia (raccomandazione positiva forte). Si raccomandano, inoltre- conclude il documento- le supplementazioni di ferro e vit. B12 e l’assunzione di alimenti fortificati con gli stessi nutrienti nei bambini che seguono una dieta vegana e di monitorare ed eventualmente supplementare le assunzioni nei bambini che seguono una dieta LOV (raccomandazione positiva forte)’. La versione in lingua inglese del saggio scientifico intersocietario, coordinato dal presidente Sipps Giuseppe Di Mauro e da Margherita Caroli, specialista in Pediatria e in scienza dell’Alimentazione a indirizzo dietetico, è in lavorazione e sarà presto presentata alla comunità scientifica internazionale.

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