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Coronavirus, Pregliasco: “Seconda ondata può non esserci se siamo prudenti”

Il virologo si dice "ottimista" sull'andamento del contagio in Italia, ma invita a non venire meno alle attenzioni su mascherina e igiene delle mani

Pubblicato:25-06-2020 11:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:33
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ROMA – “La seconda ondata, che non è detto che ci debba essere, a mio avviso può verificarsi nel momento in cui fallissero i due pilastri che dovrebbero limitare la diffusione endemica del virus: la capacità di individuazione rapida dei casi e di tracciamento da parte del sistema sanitario e la responsabilità dei cittadini, di una vita di vigile serenità. Non dobbiamo avere una paura eccessiva, ma neanche fare degli affollamenti ingiustificati come quelli che si sono visti in queste settimane”. Lo ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, professore all’università degli Studi di Milano, che oggi è intervenuto ai microfoni della trasmissione “264Zoom”, condotta da Valerio Toma su Radio Cusano Tv Italia (ch. 264 dtt).

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Per quanto riguardo la situazione del Coronavirus in Italia, ha spiegato Pregliasco, “finora si sono accesi dei piccoli focolai, perché il virus ha terminato la sua prima ondata e siamo passati da un andamento epidemico ad un andamento endemico- ha affermato Pregliasco-. Nel nord Reno Vestfalia in Germania, così come nel condominio alla Garbatella, si è vista una situazione che mette insieme una situazione di rischio professionale e di rischio ambientale. Rispetto all’andamento del contagio in Italia sono ottimista, ma sono anche prudente e ritengo di doverlo essere molto di più di quanto non si stia vedendo. Questi focolai che abbiamo visto in Germania, ma anche in Corea e Cina, ci pongono un problema che è anche il nostro”. 


E ancora: “Dobbiamo mantenere un atteggiamento di attenzione all’uso della mascherina se siamo in situazioni di affollamento, all’igiene delle mani, senza esagerare nell’ipocondria o nel liberi tutti. 

Quanto all’app Immuni, Pregliasco afferma: “Sarà utile se si arriverà ad un 60-70% di persone che la utilizzano. Così come è stata concepita protegge sicuramente la privacy, direi fin troppo perché deve essere un’azione attiva della persona che riceve l’alert di presentarsi presso una struttura sanitaria. E’ un elemento utile complementare, che sarebbe bene venisse utilizzato in modo massimale possibile”.

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Quasi un italiano su due non pensa di vaccinarsi. “E’ una tendenza sulle vaccinazioni in generale. Le persone contro i vaccini a prescindere rappresentano un numero marginale, ma hanno avuto voce per insinuare il dubbio in un 15% della popolazione che non si rende conto della gravità del Covid, o ha già perso la memoria e non si ricorda le immagini dei camion che trasportavano le bare dei nostri concittadini. Il lockdown, come la vaccinazione, è un elemento che fa sparire il problema o lo riduce ed ha portato ad una situazione che viene ritenuta oggi tollerabile, troppo tollerabile, ed è la scommessa sul futuro. Vedremo se il vaccino sarà disponibile entro fine anno, ma ci vorrà tempo per distribuirlo in tutto il Paese, ci vorrà ancora un bell’annetto prima di averne l’effettiva contezza. Fino a quel momento dovremo convivere con questo virus”.

Sulla questione degli asintomatici, il virologo la pensa così: “Sicuramente il sintomatico che starnutisce e tossisce rappresenta un rischio di contagio ben superiore. Il ruolo dell’asintomatico del contagio, come per altre patologie, si è visto che è minore, ma non si è ancora una contezza definitiva su quanto sia meno contagioso rispetto al sintomatico. Il rischio c’è, anche se inferiore rispetto al sintomatico”.

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