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A Bologna nasce un materiale super-filtrante per le mascherine

Asse Ateneo-Marchesini per prototipo, a breve al via la produzione

Pubblicato:25-06-2020 10:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:33

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BOLOGNA – Nasce a Bologna una macchina in grado di produrre materiale super-filtrante per mascherine, con una capacità di protezione da virus e batteri superiore rispetto a quelle attualmente in uso. Per ora è solo un prototipo, ma nel giro di poche settimane, non appena completata la messa a punto, la macchina entrerà in funzione e realizzerà un primo lotto sperimentale di filtri per mascherine FFP3 dall’azienda Gvs di Zola Predosa, nel bolognese.

COM’E’ NATO IL PROGETTO

Il prototipo è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori dell’Alma Mater di Bologna, in collaborazione con la Marchesini group, ed è in grado di produrre materiale filtrante per ottenere circa 7.000 mascherine al giorno. Dal punto di vista tecnico, spiega Andrea Zucchelli, professore al dipartimento di Ingegneria industriale dell’Ateneo felsineo, tra i coordinatori del progetto, questo nuovo materiale è basato su “nanofibre polimeriche ad elevata carica elettrostatica”, in grado di trattenere aerosol che contengono virus e batteri “in modo molto più efficace” rispetto ai materiali usati comunemente, ha un “elevato potere filtrante del particolato” e può essere applicato anche su tessuti che non sono utilizzati di norma per realizzare mascherine. L’invenzione è nata sull’onda dell’emergenza covid. Vista la grande necessità di dispositivi di protezione, un gruppo di ricerca interdisciplinare dell’Università di Bologna si è messo al lavoro per realizzare un materiale filtrante con elevata capacità protettiva rispetto a rischi di contaminazione da batteri e virus. Oltre a Zucchelli, guidano il team anche Maria Letizia Focarete del dipartimento di Chimica e Davide Fabiani del dipartimento di Ingegneria elettrica. Una volta messa a punto e testata la tecnologia, si è passati alla fase della produzione. E per questo è stato lanciato un appello sul territorio di Bologna, a cui ha risposto Marchesini Group. Marchesini nel giro di due mesi ha realizzato la macchina in grado di produrre il materiale.

“Questo progetto è figlio della preziosa e consolidata collaborazione tra Marchesini Group e l’Università di Bologna- commenta il numero uno dell’azienda, Maurizio Marchesini- portata avanti in un momento di forte difficoltà per il sistema economico regionale e nazionale. Insieme ai raccordi per maschere di protezione, che abbiamo realizzato grazie alla stampa 3D, questo prototipo è un’ulteriore dimostrazione di come la tecnologia possa anche essere utilizzata per venire incontro ai bisogni della collettività, sia durante che nel post pandemia”. Dal canto suo, Zucchelli rivendica che “solo all’interno di un’Università può nascere un progetto simile, capace di mettere a sistema in modo rapido ed efficace ingegneria meccanica, studio dei polimeri e ingegneria elettrica per mettere a punto una avanzata tecnologia di filatura elettrostatica. Grazie a questa sinergia siamo riusciti a combinare la tecnologia dell’elettrofilatura, che permette di ottenere materiale con fibre nanometriche, con l’effetto corona, un fenomeno grazie al quale è possibile ottenere un’elevata carica elettrostatica nelle nanofibre”


Ora la palla passa in mano alla Gvs di Zola Predosa, che produrrà il primo lotto grazie al prototipo. “Abbiamo un forte interesse allo sviluppo e all’utilizzo di materiali innovativi che consentano di portare sul mercato dispositivi di protezione che alzino il livello di sicurezza e di comfort degli utilizzatori finali- spiega il ceo Massimo Scagliarini- la collaborazione con l’Università di Bologna permette a Gvs di mettere a frutto ed espandere il proprio know-how sui materiali filtranti, promuovendo sinergie sul territorio e contribuendo ad approvvigionare con fonti locali le linee produttive di maschere FFP3, che prontamente Gvs ha realizzato in Italia per fare fronte alla pandemia”.

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