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Colpo ai clan del mandamento Noce, nove arresti a Palermo

Le indagini eseguite hanno permesso di raccogliere gravi elementi sui loro rispettivi ruoli e contributi nella organizzazione degli assetti della mafia

Pubblicato:25-05-2022 11:52
Ultimo aggiornamento:25-05-2022 12:00
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PALERMO – Colpo al mandamento mafioso Noce-Cruillas di Palermo con nove arresti eseguiti dalla polizia. Otto indagati sono finiti in carcere, uno ai domiciliari. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. L’inchiesta, denominata ‘Intero Mandamento’, è stata avviata dalla squadra mobile e dal Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine nel 2020 ed è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano. Ricostruito l’organigramma delle famiglie mafiose del mandamento che comprende le famiglie mafiose della Noce, di Cruillas-Malaspina e di Altarello.

Le più recenti operazioni condotte dalla Mobile di Palermo su questo mandamento avevano permesso di disarticolare la struttura organizzativa consentendo l’arresto e la condanna di numerosi affiliati, tra capi e gregari, delle famiglie mafiose che compongono il mandamento. Le indagini eseguite hanno permesso di individuare gli odierni indagati come ulteriori indiziati mafiosi delle famiglie del mandamento Noce-Cruillas, consentendo di raccogliere gravi elementi sui loro rispettivi ruoli e contributi nella organizzazione degli assetti della mafia. Cinque degli indagati sono stati già condannati a vario titolo per l’appartenenza a Cosa nostra. 

L’ORGANIGRAMMA DELLE FAMIGLIE MAFIOSE

La riorganizzazione delle famiglie mafiose all’interno del mandamento avrebbe comportato l’ascesa criminale di alcuni uomini e il contestuale ridimensionamento di altri, ritenuti nel mirino delle forze dell’ordine. Nei piani della nuova ‘governance’ l’estensione a tappeto delle estorsioni, con imposizione del pizzo a tutti gli esercizi commerciali, strategia questa criticata da alcuni affiliati poiché sarebbero state coinvolte attività di poco conto e ciò avrebbe creato malcontento. Nel corso di una documentata riunione del vertice mafioso, sarebbe stato rimproverato al capo famiglia della Noce l’avvenuto aumento di nuove attività commerciali che andavano sottoposte a un più incisivo controllo della famiglia: quest’ultimo si sarebbero impegnato a fare il possibile per riportare il territorio e le relative attività economiche sotto il totale controllo del clan, nonostante fosse conscio dei rischi connessi ad una sua sovraesposizione nella riscossione del pizzo. Il rispetto delle regole di Cosa nostra per gli associati sarebbe il leitmotiv dell’intera indagine: “spasmodica”, secondo la polizia, la ricerca di nuovi affiliati rispettosi delle regole di comportamento imposte ai membri della mafia, compresa la regola secondo la quale non sarebbe consentita l’affiliazione di soggetti imparentati con appartenenti alle forze dell’ordine. Una eccezione sarebbe stata fatta per il capo famiglia della Noce, che tuttavia si sarebbe lamentato di non essere riuscito a ricoprire una gerarchia criminale più alta proprio a causa di questa regola. Per questo motivo, inoltre, aveva troncato ogni rapporto con la sua famiglia, genitori compresi. Il controllo del territorio sarebbe stato esercitato in modo capillare: anche un furto di un’auto o in un’abitazione avrebbe scatenato l’irritazione di Cosa nostra che, tramite i suoi affiliati, come emerso nel corso dell’indagine, si sarebbe attivata per individuarne gli autori ed evitare ulteriori episodi.

I clan controllavano anche l’occupazione abusiva degli immobili, sottoposta all’autorizzazione mafiosa. I boss sceglievano anche gli eventuali beneficiari di fatto dell’immobile. Nessuna attività produttiva sfuggiva alle attenzioni di boss e gregari, dal negoziante all’ambulante. Tutti gli esercenti sarebbero soggetti alle pretese del pizzo quando non addirittura costretti a chiedere l’autorizzazione prima di avviare i lavori. A prova di questa regola la polizia riporta l’episodio di una autorizzazione all’installazione di alcuni distributori a gettoni presso esercizi commerciali della zona, ma anche l’autorizzazione all’acquisto di un parcheggio con il preciso divieto all’avviamento di una collegata attività di autolavaggio. Ai boss fu chiesta anche l’autorizzazione alla ristrutturazione di immobili.


Nel corso di un episodio, inoltre, un commerciante sarebbe stato duramente rimproverato in quanto, nonostante stesse attraversando un periodo di difficoltà economiche, alle pretese estorsive avrebbe osato rispondere in modo ritenuto “oltraggioso” all’emissario di Cosa nostra. In un altro caso un ambulante, alla precisa richiesta del capo famiglia della Noce, avrebbe risposto di avere prodotti di scarsa qualità ma di essere in grado di accontentarlo il giorno seguente, ricevendo in cambio l’ammonizione che, qualora non avesse tenuto fede alla promessa, avrebbe dovuto lasciare la sua postazione di vendita.

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