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Medio Oriente, Peace Now: “Fermare sfratti villaggio presso Gerusalemme Est”

L'ong ha denunciato la "crescente pratica delle organizzazioni di coloni israeliani di usare queste leggi per spostare intere comunità e potersi così insediare a Gerusalemme est"

Pubblicato:25-05-2021 19:22
Ultimo aggiornamento:25-05-2021 19:22

Gerusalemme palestina
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ROMA – Domani è in programma l’udienza per il ricorso presentato da sette famiglie palestinesi che hanno ricevuto un’ordinanza di sfratto da parte della magistratura israeliana dalle loro proprietà di Batan Al-Hawa, nel villaggio di Silwan, alle porte di Gerusalemme est. Ne ha dato notizia l’organizzazione israeliana Peace Now, che monitora gli insediamenti illegali nei Territori palestinesi. La pratica degli sfratti è stata condannata più volte dall’Onu e anche dall’Unione europea in quanto viola il diritto internazionale.

L’ong ha osservato che la vicenda giudiziaria richiama quella del quartiere Sheikh Jerrah, sempre a Gerusalemme est, dove un tribunale ha ordinato a una decina di famiglie palestinesi di lasciare le proprie case, accogliendo le rivendicazioni di alcuni cittadini israeliani. In entrambi i processi, sono stati presentati documenti antecedenti al 1948, data di fondazione dello Stato di Israele. La vicenda di Sheikh Jerrah ha suscitato proteste ed è stata tra le cause che hanno portato al recente conflitto nella Striscia di Gaza, dove sono morte oltre 230 persone. Sul lato israeliano, le vittime sono state 12.

A Batan Al-Hawa, ha riferito ancora Peace Now, la causa è iniziata nel 2020 e coinvolge 19 famiglie per un totale di 107 persone. A fronte dell’ordinanza di sfratto disposto dal tribunale, queste famiglie hanno presentato ricorso alla Corte suprema, che a sua volta ha chiesto alla Procura generale di esprimere una posizione legale. Domani si terrà l’udienza per sette famiglie.


Peace Now ha concluso rivolgendo un appello al governo di Israele, che “ha il potere di impedire l’ingiustizia di sfrattare centinaia di residenti di Gerusalemme dalle loro case”. Secondo l’ong, “il loro unico crimine è di vivere nell’area dove i coloni vogliono stabilire un insediamento”.

L’organizzazione ha osservato: “Alla luce del fatto che i coloni hanno diritti di proprietà precedenti al 1948, dovrebbero avere diritto a un risarcimento, ma non a sfrattare le famiglie che hanno vissuto nella proprietà per decenni e l’hanno acquistata legalmente”.

Lo Stato di Israele, ha continuato nella nota Peace Now, “ha stabilito per legge che le proprietà palestinesi perse nel 1948 non sarebbero state restituite ai proprietari, pertanto è ingiusto che la legge discrimini, consentendo agli israeliani di tornare in possesso di proprietà prima del 1948”. L’ong ha denunciato la “crescente pratica delle organizzazioni di coloni israeliani di usare queste leggi per spostare intere comunità e potersi così insediare a Gerusalemme est”. Secondo Peace Now, “già 14 famiglie di Batan Al-Hawa sono state lasciate senza casa e con pesanti debiti nei confronti dei coloni”.

Gerusalemme est è stata definita “territorio occupato” dalla risoluzione 242 delle Nazioni Unite. Israele ha annesso questa parte della città dopo la guerra del 1967.

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