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L’Africa sui media, cresce l’attenzione per le comunità in Italia

Tutti i dati del rapporto 'L'Africa MEDIAta', a cura dell'Osservatorio di Pavia e presentato a Roma da Amref Health Africa-Italia, in occasione della Giornata Mondiale dell'Africa

Pubblicato:25-05-2021 16:48
Ultimo aggiornamento:25-05-2021 16:48

mmagine-dossier-africa-mediata-aspect-ratio-1075-764(1) foto amref
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ROMA – “Progressiva scomparsa” dell’attualità africana dai principali media nazionali, dove il racconto della pandemia di Covid-19 ha tolto spazio a temi, eventi e Paesi dell’Africa, mentre cresce la presenza “dell’Africa qui”, ossia la trattazione di vicende e storie legate alle comunità africane in Italia e ai temi del razzismo, anche in seguito alla tragica uccisione di George Floyd negli Stati Uniti. Sono queste le principali novità emerse dall’ultimo rapporto ‘L’Africa MEDIAta’, a cura dell’Osservatorio di Pavia e presentato quest’oggi a Roma da Amref Health Africa-Italia, in occasione della Giornata Mondiale dell’Africa.

Il documento analizza l’Africa nella rappresentazione dei media e nell’immaginario dei giovani, in un arco temporale che va dalla fine del 2019 ai primi mesi del 2021. Sulla stampa, nei notiziari e nei programmi di informazione, il report rivela una drastica diminuzione dell’attenzione complessiva per l’Africa nel corso dello scorso anno. L’analisi di sei quotidiani nazionali – nel periodo 1 luglio 2019/28 febbraio 2021 – rileva che la media mensile di notizie in prima pagina, dedicate all’Africa, per testata, è pari a 10. Una media inferiore del 55% rispetto alla rilevazione 2019, che prendeva in esame in primi sei mesi dello stesso anno.

Sul versante ‘Africa qui’ – le notizie relative all’Africa e ai suoi protagonisti nel contesto italiano – spicca una drastica diminuzione del tema immigrazione nel corso del 2020, sopraffatto dai temi sanitari. Per ‘Africa là’ il tema guerra e terrorismo è al primo posto col 34,4%, mentre il Covid all’1,7%.


Nei notiziari del prime time – nello stesso periodo – vi è l’1,6% di notizie a tema Africa. I due picchi di attenzione sono tra dicembre e gennaio 2019, con la crisi libica e a febbraio 2021, con l’uccisione dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, del carabiniere e dell’autista che viaggiavano con lui. Temi prevalenti riguardanti i Paesi africani sono: guerra/terrorismo (32,9%); politica (28,7%); migrazione (12%). Chiudono sport (2,1%) e cultura (1,3%).

Nei programmi di informazione e di infotainment – analizzati 91 programmi di sette reti generaliste, nel periodo 1 gennaio/31 dicembre 2020 – sono state 3.217 le citazioni all’Africa e agli africani. Di queste solo 1/3 (1.049) erano riferimenti specifici a quella che il report definisce ‘Africa là’; quindi un riferimento ogni 58 ore di programmazione. La pandemia di Covid-19 ha raccolto il 13% dei riferimenti all’Africa.

Secondo il report, l’Africa su Facebook – 8.419 post analizzati di 18 pagine media e 21 organizzazioni umanitarie, nel periodo 1 gennaio/31 dicembre 2020 – vedono due parole chiave al vertice delle tematiche: “Libia” per i media; “sviluppo” per le ong. Due termini che – secondo i ricercatori – inquadrano due prospettive opposte.

Infine, il report L’Africa MEDIAta offre una sezione dedicata ai confini e alla migrazione. Un contributo che nasce dal progetto Snapshots From the Borders, che ha supportato la ricerca. Tale progetto – che vede il Comune di Lampedusa capofila, Amref partner ed è finanziato dall’Unione Europea – offre dati interessanti, tra cui “Confini e frontiere” nei titoli della stampa italiana dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2020 e “I contesti geografici dei confini e delle frontiere (Lampedusa, Lesbo, Grecia, Balcani) nelle notizie dei telegiornali del prime time”.

LA DIVERSITÀ IN TV PUÒ ABBATTERE GLI STEREOTIPI

La diversificazione multi-etnica dei cast – che ha una grande importanza nel “normalizzare” la diversità – sembra affermarsi progressivamente nelle produzioni recenti e tale approdo presente nei prodotti di intrattenimento – fiction e lungometraggi – sfida alcuni degli stereotipi ancora presenti nell’informazione.

Secondo i responsabili, per comprendere quale sia l’Africa trasmessa da prodotti televisivi di finzione per minori (scuola primaria e secondaria) i ricercatori hanno condotto un’esplorazione su 30 diversi titoli, che avessero una qualche pertinenza africana (personaggi, ambiente, produzione, tema).

Allo scopo di comprendere in che modo bambini e ragazzi di età compresa tra i 10 e 14 anni percepiscano l’Africa proposta dai media, tra marzo e aprile 2021 sono stati condotti otto focus group in cinque istituti scolastici (primarie e secondarie di primo grado) nelle città di Roma, Milano e Pavia, coinvolgendo 182 studenti.

L’immaginario dei giovani emerso durante i focus sembra confermare il ruolo dei media come agenzie di socializzazione. I giovani secondo gli esperti si mostrano molto abili a scorgere dinamiche di razzismo e discriminazione all’interno dei prodotti che guardano. Lamentano invece mancanze sul versante della normalità e della quotidianità.

“Vorrei sapere come vanno a scuola i ragazzi della mia età in alcuni Paesi africani” ha detto uno di loro. Una curiosità forte è anche quella per l’Africa “qui”, ovvero il racconto di come vivono gli africani in Italia e le testimonianze dirette di persone che hanno fatto esperienze di migrazione.

Da questo contributo speciale, dedicato ai minori, offerto dal report, nasce l’ispirazione per il progetto video realizzato da Walter Veltroni per Amref, il cui trailer è stato presentato in anteprima nel corso dell’incontro.

Il titolo del corto è ‘Conosciamoci‘, un alternarsi emozionante, curioso e divertente, di risposte di bambini e ragazzi italiani e kenioti sull’idea che hanno, rispettivamente, di Africa e d’Europa. Sempre in occasione della Giornata dell’Africa, Amref ha lanciato la terza puntata del podcast ‘Io sono una voce’, dedicato alle sfide quotidiane, ai progetti, ai grandi obiettivi delle donne africane.

MICUCCI (AMREF): “MEDIA SIATE CORAGGIOSI, NON OSCURATE L’AFRICA”

“La novità della seconda edizione del nostro rapporto sull’Africa nei media italiani purtroppo conferma e in parte peggiora quelli emersi nella prima. La pandemia ha contribuito poi ad oscurare quell’Africa complessa: permangono i cliché”. Così all’agenzia Dire Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa Italia, a margine della presentazione del report ‘Africa MEDIAta’ realizzato dall’Osservatorio di Pavia in concomitanza con la Giornata internazionale dell’Africa.

Micucci fornisce qualche dato emerso dallo studio: “Il racconto dell’Africa – un continente da 1,3 miliardi di persone – è drasticamente calato nei nostri media: a livello mensile sui giornali la copertura dei Paesi africani si è ridotta del 55%, nei Tg è addirittura presente solo nell’1,6% dei servizi”. Secondo il presidente di Amref, “attraverso dei focus che abbiamo realizzato con le scuole, dove abbiamo intervistato oltre 180 ragazzi, incomincia ad emergere una curiosità nel comprendere cio che l’Africa è veramente, ossia tanti Paesi caratterizzati da criticità ma anche opportunità e soprattutto normalità”.

Ecco perché quello che Amref si propone “è rendere conto di una Africa variegata che non è un Paese unico”. Secondo Micucci, “anche i media dovrebbero fare uno sforzo di coraggio per superare quei cliché che da 30-40 anni ci accompagnano”.

Nel corso della presentazione il direttore di Amref Italia ricorda l’idea da cui nel 2019 è nata l’idea del rapporto: “Si parla spesso degli africani che muoiono ma molto poco di quelli che vivono”.

TESFAÙ (SOCIOLOGA): “NON DIMENTICARE I ‘FLOYD ITALIANI'”

“A un anno dalla morte di George Floyd, il bilancio di quello che il movimento Black Lives Matter ha prodotto in Italia è ambivalente: da un lato, gli attivisti hanno sentito gioia e carica nel vedere quel movimento prendere piede anche qui, ma al tempo stesso fa male che i tanti ‘Floyd italiani’ non vengano ricordati e ciò dovrebbe spingerci a interrogarci su quali sono i meccanismi che suscitano in noi una reazione empatica verso fatti ugualmente drammatici”.

A parlare con l’agenzia Dire è Mackda Ghebremariam Tesfaù, sociologa universitaria a Padova e a Mantova, intervistata a margine della presentazione a Roma del rapporto ‘Africa MEDIAta’, realizzato per Amref Health Africa dall’Osservatorio di Pavia.

Tesfaù ricorda la morte del bracciante e sindacalista Soumaila Sacko, che nel 2018 venne ucciso a colpi di fucile nella Piana di Gioia Tauro. Poi, solo pochi giorni fa, la notizia della morte di Musa Balde, migrante vittima di un’aggressione xenofoba a Ventimiglia che, evidenzia Tesfaù, “gli attivisti della Campagna Lasciateci entrare definiscono ‘suicido di Stato'”. La sociologa cita ancora “l’omicidio di Idy Diene a Firenze e la tentata strage di matrice suprematista di Macerata, sempre nel 2018”.

Già allora questi episodi “avevano visto numerosi voci afrodiscendenti emergere” sottolinea Tesfaù. “La presenza indiscutibile di queste voci sta forzando certi meccanismi. Penso alla recente campagna #CambieRai che chiede ai media di riformare il modo in cui le persone afrodiscendenti e il razzismo vengono rappresentate, e penso a Zero” la serie tv prodotta da Netflix che rappresenta “un momento di svolta”. La sociologa conclude: “Sì, le cose in Italia stanno cambiando anche se lentamente. A volte siamo scoraggiati ma andiamo avanti consapevoli che facciamo ciò che va fatto”.

MAGON: “CON SERIE TV ‘ZERO’ NORMALIZZIAMO CORPI NERI

“Il mondo dello spettacolo è uno strumento potente per normalizzare il corpo nero e per far capire alle persone che non c’è differenza tra loro e i ragazzi neri, di cui si sono fatti un’idea a partire da notizie o opinioni distorte, mai approfondite. A differenziare le persone non è il colore della pelle ma le esperienze di vita. Spero che ‘Zero’ sarà l’inizio di un cambiamento e che da oggi ci saranno sempre più progetti con ragazzi afrodiscendenti”. Così Dylan Magon, cantante nato a Palermo da genitori mauriziani, tra gli attori di ‘Zero’, serie televisiva prodotta da Netflix, la prima in Italia ad avere un cast composto interamente da italiani afrodiscendenti. Magon è intervenuto a Roma nel corso della presentazione dell’edizione 2021 del report ‘Africa MEDIAta’ realizzato dall’Osservatorio di Pavia e Amref Health Africa Italia.


A margine dell’incontro, in un’intervista con l’agenzia Dire aggiunge: “Il valore di ‘Zero’ è il fatto di parlare per la prima volta ragazzi italiani afrodiscendenti”. La cosa più importante però “è la normalità con cui queste storie vengono raccontate, perché sono le storie che ci accomunano a farci rispecchiare nell’altro”.

Magon riferisce che da quando è uscita la serie, “sto ricevendo tantissimi messaggi da ragazzi di tutto il mondo ma soprattutto dai giovani italiani che esprimono molto affetto e curiosità. La domanda che mi fanno più spesso è: ci sarà una seconda stagione? Noi ci siamo impegnati al massimo ma su eventuali sviluppi futuri, è tutto top secret” conclude l’attore.

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