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Scuola, altolà da Bologna: “Serve piano speciale per classi prime, didattica a distanza non va”

I docenti della scuole primarie Cremonini e Longhena: "Per le prime serve scuola tutti i giorni a orario pieno, la didattica a distanza non è utilizzabile"

Pubblicato:25-05-2020 11:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:22

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BOLOGNA – Nel mettere a punto la riapertura delle scuole a settembre occorre studiare “un piano speciale” per gli alunni delle prime, per consentire almeno a loro di andare in classe “tutti i giorni a orario pieno”, naturalmente in sicurezza. Perchè per loro, la didattica a distanza “non è utilizzabile, neanche in emergenza”. A sostenerlo sono i docenti delle elementari Cremonini e Longhena di Bologna, che affidano ai social network le loro considerazioni su questi mesi di chiusura delle scuole dovuta al coronavirus e sulla prossima ripartenza.

“Crediamo che sia fondamentale prevedere un piano speciale almeno per gli alunni delle classi prime- sostengono gli insegnanti dell’Ic 19- per permettere loro di frequentare la scuola in presenza con orario pieno tutti i giorni, con il contributo di educatori assunti ad hoc”. Per chi a settembre inizierà un nuovo ciclo scolastico, ammoniscono i docenti, in particolare alle elementari, la didattica a distanza non va bene, prima di tutto perchè è “fortemente discriminatoria”, dovendo dipendere dalla “presenza fisica” dei genitori durante le video-lezioni e dalla dotazione informatica, oltre a pesare su situazioni “già fragili” legate ad esempio alla presenza di bambini disabili o a difficoltà familiari. 

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Inoltre, riferiscono gli insegnanti di Longhena e Cremonini, dopo questi mesi di lockdown “notiamo in alcuni bambini una perdita di sicurezza nei riferimenti spazio-temporali, come se vivessero un eterno presente in un luogo ovattato, dove le loro abilità fisiche e motorie si vanno man mano compromettendo”. In altri emergono “mancanza di motivazione, un leggero stato di apatia e la diminuzione di espressione delle emozioni”. In generale, i bambini mostrano “una perdita più o meno marcata di alcune competenze acquisite, sul piano sia degli apprendimenti sia relazionale”, e un bisogno di “contatto sensoriale” e di “riavvio della corporeità”. Per questo, sostengono gli insegnanti, a settembre il problema più importante da affrontare sarà “comprendere se e in che misura i mesi trascorsi a casa, senza uscire e senza la scuola, abbiano indebolito il processo di crescita emotiva dei bambini e come recuperare e riavviare questo processo”.

Proprio per questo, avvertono i docenti, la didattica a distanza “non sarebbe utilizzabile a settembre con la formazione di nuovi gruppi classe”. A maggior ragione quindi, il ritorno in classe va programmato subito, perchè “per essere pronti a settembre è urgente adesso porre la scuola come questione prioritaria, mettendo in atto le azioni necessarie”, sostengono gli insegnanti dell’Ic 19.

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Le linee guida nazionali andrebbero quindi formalizzate “entro il 31 maggio” e le scuole riaperte a giugno solo per il personale, in modo da programmare le attività e riorganizzare gli spazi”. Prima di tutto, però, occorre “finanziare interventi per adeguare locali che ora non sono adibiti a uso scolastico e spazi esterni” per ricollocare le scuole. E poi, ristrutturare e sanificare gli edifici scolastici esistenti per adeguarli e metterli in sicurezza, nonchè dotare tutte le scuole di strumenti per continuare con la didattica a distanza, ma solo come supporto di quella in presenza. In parallelo, occorre “investire in personale scolastico” reclutando docenti, insegnanti di sostegno, educatori e Ata, ma anche “figure psico-pedagogiche per gli sportelli di ascolto”. Infine, è “necessario sostenere tutte forme di educazione all’aperto”.

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