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In Ucraina Putin spara e uccide, qui da noi certi intellettuali discutono se è tutta colpa sua

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:25-03-2022 13:33
Ultimo aggiornamento:25-03-2022 13:33

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ROMA – Un paese, l’Ucraina, invasa da 160mila soldati con carri armati e aerei spediti dal dittatore Putin per denazificarla a colpi di artiglieria e missili. Un paese, l’Ucraina, che guarda all’Europa, che si sente europea e che chiede quindi agli europei aiuto e armi per difendersi dall’invasore. L’Europa che, pur tra mille distinguo e ragion di Stato, giustamente si schiera con l’alleato di fatto anche se non sancito da un trattato.

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A qualcuno, soprattutto qualche nostro intellettuale della categoria ‘pacifista che pontifica dal divano con tazza calda e pasticcini’, e altri della categoria ‘politici affranti‘ da così tanta violenza che chiedono agli ucraini e all’Europa di arrendersi a Putin per evitare guai peggiori. Aggressore, aggredito, la cosa è abbastanza chiara. Ma ai suddetti non va bene, loro stanno lì col bilancino a pesare di chi è la colpa maggiore, di quello che è accaduto l’altro ieri e di quanto potrebbe accadere domani, vedi mai che anche qui da noi non si possa poi più andare a cena tranquilli con gli amici.


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Sì, Putin è un dittatore cattivo cattivo ma bisogna dire che anche gli altri cattivoni della Nato hanno fatto di tutto per farlo incazzare; sì, l’invasore è Putin ma pure i governanti dell’Ucraina in passato coi loro oligarchi hanno fatto zozzerie. E via così, un colpo di qua e uno di là per apparire equidistanti, più veri e puliti rispetto a tutti quelli che difendendo i nostri valori, i sistemi democratici alla fine sono solo servi sciocchi degli Stati Uniti, paese che da sempre vive e prospera con le guerre in casa d’altri.

Comunque io sto con gli ucraini, con chi si sta battendo per difendere la propria terra invasa e la libertà di scelta, fosse pure quella che a noi non piace, di poter parlare, scendere in piazza a protestare senza il rischio di finire manganellato e messo in galera, ammazzati per strada o mentre prendono l’ascensore di casa. Andassero in Russia a filosofeggiare con l’autocrate, a convincerlo con i loro ragionamenti che gli conviene guardare all’Europa, mettere da parte bombe e pistole e gustarsi con loro una corroborante tisana di mirtilli.

La verità, cruda e brutta, è che abbiamo a che fare un padrino e un clan para-mafioso che si è impossessato delle ricchezze russe, che lascia alla fame la stragrande maggioranza di cittadini imbottendoli di propaganda in tv, gestita dagli sgherri del Governo e dai loro pupazzi che si fingono giornalisti. Una cricca, oligarchi che rubano e la fanno franca perché pagano il pizzo al capo, e che quando sgarrano sono costretti a scappare all’estero. Ma anche lì non sempre gli è andata bene perché c’è sempre il killer mandato dal padrino di Mosca.

Guardare all’Europa? Putin lo ripete da anni, lo scrive e tiene discorsi che grondano odio verso l’Occidente in mano ai gay e in mano all’Anticristo. Ma tutto questo i ‘lor signori’ di casa nostra lo scansano, senza capire che Putin può continuare la sua dittatura, da tramandare, solo se riuscirà a restaurare la Grande Russia nazionale e imperiale. Un progetto possibile solo con misure illiberali e liberticide, con criminali guerre di aggressione e annessioni.

Ma la Russia non è tutta in mano a Putin, anche lì c’è una resistenza che cresce, tante ragazze e ragazzi che manifestano nelle piazze e non temono la galera e i manganelli del regime. A loro bisogna guardare con fiducia, cercare in tutti i modi di aiutarli per non farli sentire soli e nelle mani dei corrotti che governano. Ci vorrà tempo, coraggio, forse anche da noi ci sarà un prezzo da pagare. Perché la libertà non è mai gratis, non si conquista una volta per sempre va sempre difesa, e di fronte chi la vuole schiacciare anche con le armi.

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