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Bologna accoglie l’auto della scorta di Falcone, “simbolo di lotta”

Fino a domenica in piazza Maggiore i resti dell'auto su cui viaggiavano gli agenti di scorta a Giovanni Falcone Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani

Pubblicato:25-03-2022 13:31
Ultimo aggiornamento:25-03-2022 15:14

auto giovanni falcone_bologna
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BOLOGNA – Bologna accoglie in piazza Nettuno un segno tangibile della strage di Capaci, in cui il 23 maggio 1992 perse la vita Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e alla scorta che li proteggeva: si tratta proprio dell’auto su cui viaggiavano gli agenti Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. L’installazione che racchiude i resti accartocciati è stata svelata nella serata di ieri alla presenza di Tina Montinaro, vedova di Antonio e presidente dell’associazione “Quarto Savona 15” che riprende il nome in codice dell’auto.

“ABBIAMO VINTO NOI”

Abbiamo vinto noi, ci hanno fatto tanto male ma abbiamo vinto. Perchè ci sono tanti giovani, perchè ci sono i nuovi ragazzi che hanno deciso da che parte stare“, afferma Montinaro indicato i ragazzi e le ragazze della scuola di Polizia di Cesena presenti ieri in piazza. “A quei tempi a Palermo la mafia aveva deciso di fare una guerra contro lo Stato e io sono orgogliosissima di mio marito- continua Montinaro- perchè ha fatto il suo dovere fino in fondo da poliziotto. Era sceso in guerra anche lui, quel giorno ha perso la battaglia ma la guerra la stiamo vincendo noi”. Però “le mafie ce le abbiamo infiltrate dappertutto“, ammonisce Montinaro rivolgendosi soprattutto ai giovani: “Dovete essere curiosi e guardare sempre attorno, essere attenti, cercare di chi capire anche chi il vicino di casa”. E infine: “A tutti i giovani di Bologna dico di essere la scorta di questa città”, è l’appello di Montinaro. L’auto della scorta di Falcone rappresenta “un vero e proprio memoriale che in questa piazza così importante per noi- afferma il sindaco Matteo Lepore- ci ricorda quanto il nostro Paese ha sofferto e soprattutto quanto hanno sofferto le forze dell’ordine”.

“RACCONTARE CAPACI ALLE ULTIME GENERAZIONI”

La strage di Capaci rappresenta “un evento storico che ha cambiato il Paese e che oggi dobbiamo essere in grado di raccontare alle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli anni“, aggiunge il primo cittadino bolognese. “Di fronte a quest’auto è impossibile rimanere indifferenti e penso che tanti giovani passando da qui troveranno motivo d’impegno per i prossimi anni”, è certo Lepore. Questo sapendo che “quelle intorno al 21 marzo sono giornate per ricordare le vittime di mafia- conclude Lepore- ma soprattutto per rimotivare l’impegno contro le infiltrazioni mafiose anche nell’economia del nostro territorio, gli appalti pubblici e le istituzioni. Dobbiamo sapere che anche l’Emilia-Romagna è terra di mafia e per questo motivo dobbiamo continuare a combattere”.


L’AUTO RESTERÀ IN PIAZZA FINO A DOMENICA

Guardando alle vittime della strage di Capaci e di quella di via D’Amelio, che colpì Paolo Borsellino, “su 11 servitori dello Stato otto erano poliziotti, erano colleghi- ricorda il questore Isabella Fusiello- e quindi il nostro dovere è ricordare ogni giorno. Lo facciamo attraverso le nostre attività quotidiane, non soltanto quelle istituzionali ma anche attraverso la divulgazione dela cultura della legalità nelle scuole, nelle associazioni, negli incontri con i cittadini”. L’auto, che sarà esposta in piazza Nettuno fino a domenica, rappresenta “una croce laica. È sicuramente simbolo di un momento drammatico del notro Paese, forse uno dei più bui, ma lo dobbiamo vivere come simbolo dell’antimafia perchè quella macchina ha continuato a camminare e non si è fermata”, sottolinea Stefania Pellegrini, docente dell’Università di Bologna e direttrice del master in Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie intitolato a Pio La Torre.

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