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Pandemia non vuol dire chiusura. Ce lo insegnano le designer di Nairobi

La storia arriva anche da Ferrara. Dove BB Style indica una strada da seguire

Pubblicato:25-03-2021 09:07
Ultimo aggiornamento:26-03-2021 08:44

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ROMA – Il giornalismo “cane da guardia” della democrazia. Pronto a denunciare gli abusi del potere, sempre dalla parte dei cittadini. Giusto. Poi capita che ci siano anche altre storie da raccontare. Senza minacce né violenza, ma con donne e uomini di buona volontà. Che si impegnano e che ce la fanno, anche in tempi di pandemia e di chiusure. Ce lo ricorda una vicenda che arriva un po’ da Ferrara e un po’ da Nairobi, la capitale del Kenya.

Accade che Bruno Bruxtar e Sonya Agbodan, stilista e brand manager italiani di origini togolesi, abbiano fondato BB Style, una sartoria che unisce tradizioni di due continenti. Mandando messaggi e video tutorial via WhatsApp hanno fatto crescere un’alleanza con il Dagoretti Fashion & Design Center, un progetto di periferia dove lavorano 25 ragazze e donne madri. Grazie a una collaborazione con l’ong Amref e la Fondazione Aurora, impegnata per il consolidamento di imprese innovative che abbiano un impatto sociale nelle comunità, a Nairobi sono già state confezionate oltre 4mila mascherine anti-Covid riutilizzabili. Tessuti locali Kanga, tre strati alla moda, zero rifiuti: le prime sono state distribuite ai medici del Kenya e del Sud Sudan.
Se n’è riparlato martedì, durante un webinar del Programma diaspore, un’iniziativa dell’università Luiss Guido Carli sotto il segno della cittadinanza globale.

Ma cosa ci dicono le designer di Nairobi? Non è detto che pandemia voglia dire solo e soltanto chiusure. Lavorare insieme, in modo sostenibile, si può. Teniamolo a mente per quando ne saremo fuori.


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