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Coronavirus prodotto dai cinesi? Ecco l’inquietante servizio in onda sulla Rai nel 2015

Il video fa il giro del web e Salvini annuncia un'interrogazione urgente da parte della Lega in Parlamento

Pubblicato:25-03-2020 17:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:01
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MILANO – Un servizio giornalistico che sta facendo il giro del web arriva in parlamento con un’interrogazione urgente della Lega. Il Covid-19 è stato creato in laboratorio dai cinesi? La risposta è no.

L’EQUIVOCO SULL SERVIZIO DEL TG3 LEONARDO

Un servizio andato in onda nell’edizione del 16 novembre 2015 del Tg Leonardo e disponibile online sul sito www.rai.it, parlava degli esperimenti portati avanti da scienzati cinesi che modificarono un coronavirus innestando una proteina presa dai pipistrelli sul virus della Sars.


L’obiettivo della ricerca era quello di trovare una medicina contro la Sars, ma la scelta aveva acceso un ampio dibattito tra gli scenziati sull’opportunità di modificare virus per migliorarne la capacità di contagio. Già nel 2014, infatti, le autorità Usa avevano sospeso i finanziamenti a questo tipo di ricerca ma Pechino aveva scelto di andare avanti perchè, come spiega il servizio, “le probabilità che il virus passi alla nostra specie sarebbero irrilevanti rispetto ai benefici scientifici”.

L’autore del pezzo, Maurizio Menicucci, raggiunto dalla Dire conferma che il servizio è originale. Sul servizio, sottolinea il giornalista, non è mai arrivata alcuna smentita o richiesta di rettifica.

Ma c’è un però: il coronavirus modificato dagli scienziati cinesi ha un genoma di tipo diverso dal Covid-19, il virus della pandemia che stiamo vivendo. Inoltre, numerosi studi, come quello pubblicato dalla rivista ‘Nature Medicine’ il 17 marzo, dimostrerebbero come il Sars-CoV-2 “non è un prodotto di laboratorio o un virus manipolato artificialmente”.

“Our analyses clearly show that SARS-CoV-2 is not a laboratory construct or a purposefully manipulated virus.” -> read now: https://t.co/a5khxW8NJf #covid19 @K_G_Andersen pic.twitter.com/pH6wAjSZ9Y

— Nature Medicine (@NatureMedicine) March 17, 2020

LA POLEMICA POLITICA: L’INTERROGAZIONE DELLA LEGA

Il video viene però rilanciato su fb anche dal segretario della Lega Matteo Salvini, che lo trasforma in un fatto politico, annunciando un’interrogazione parlamentare: “Da Tgr Leonardo (Rai Tre) del 16.11.2015 servizio su un supervirus polmonare Coronavirus creato dai cinesi con pipistrelli e topi, pericolosissimo per l’uomo (con annesse preoccupazioni). Dalla Lega interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri”.

A stretto giro, arriva la risposta del premier Conte: “Ho referenze che non e’ cosi'”, dice rispondendo alla stampa.

‘NATURE’ E LA TESI DEL LABORATORIO: ‘NESSUNA PROVA’

Un virus del pipistrello ricreato in laboratorio infiamma il dibattito sulla ricerca pericolosa“: questo il titolo di uno degli articoli di Nature che in diversi Paesi, anche in Italia, con un servizio trasmesso dalla Rai, aveva alimentato ricostruzioni su una possibile origine artificiale del nuovo coronavirus. Le pubblicazioni risalgono al novembre 2015 ma, inevitabilmente, con la pandemia di Covid-19 se n’e’ tornato a parlare. A fissare i paletti, in questi giorni, sono stati gli stessi responsabili della rivista britannica.

Siamo consapevoli che l’articolo e’ stato utilizzato come base per teorie non verificate sul fatto che il nuovo coronavirus all’origine del Covid-19 sia stato creato in laboratorio” si legge in una nota di avvertimento per i lettori di Nature. “Non ci sono prove che questo sia vero; gli scienziati credono che la piu’ probabile origine del coronavirus sia animale“.

I termini del dibattito erano stati chiariti da Declan Butler, esperto di salute globale, firma della rivista Usa dal 1993. “Un esperimento che ha creato una versione ibrida del coronavirus di un pipistrello legato al virus che causa la sindrome respiratoria acuta Sars – scriveva l’autore – ha innescato un nuovo dibattito sul fatto se valga la pena realizzare varianti in laboratorio che abbiano possibili potenziali pandemici“.

Butler citava lo studio all’origine del dibattito, comparso su Nature Medicine il 9 novembre 2015, realizzato da un team internazionale, con ricercatori di origine cinese ma anche europea e perfino italiana. “Le sue conclusioni – si leggeva su Nature – rafforzano il sospetto che i coronavirus del pipistrello siano capaci di infettare direttamente gli esseri umani (senza dunque prima dover evolvere in un altro animale) sono piu’ comuni di quanto non si pensasse in precedenza”.

Nello studio si descrive la creazione di un virus ottenuto combinando il coronavirus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese con un altro che causa la Sars nei topi da laboratorio. Abbastanza per innescare la polemica in seno alla comunita’ scientifica, con Nature pronta a dar conto anche di critiche verso esperimenti “rischiosi” per la sicurezza e alla salute pubblica.

A firmare l’articolo del 9 novembre 2015 Vineet Menachery, Boyd Yount Jr, Kari Debbink, Sudhakar Agnihothram, Lisa Gralinski, Jessica Plante, Rachel Graham, Trevor Scobey, Xing-Yi Ge, Eric Donaldson, Scott Randell, Antonio Lanzavecchia, Wayne Marasco, Zhengli-Li Shi e Ralph Baric.

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