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Autismo, Villani (Bambino Gesù): “Lavoriamo per sensibilizzare i pediatri”

La Sip sta lavorando in collaborazione con altre società scientifiche "affinché ci sia una maggiore sensibilizzazione tra i pediatri sull'autismo- prosegue il medico- per identificare quanto prima i soggetti a rischio e poter affrontare questo disturbo per tempo e nel miglior modo possibile"

Pubblicato:25-03-2016 14:18
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:27

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ROMA – “L’autismo è un capitolo estremamente grande e importante su cui è necessaria una maggiore conoscenza. Purtroppo è un tipo di situazione drammaticamente nota alle famiglie con un bambino coinvolto nella sindrome, ma è parzialmente nota a noi pediatri. Forse perché è appannaggio degli specialisti e degli ultraspecialisti”. A parlare ai microfoni dell’Agenzia Dire è Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip). La Sip sta lavorando in collaborazione con altre società scientifiche “affinché ci sia una maggiore sensibilizzazione tra i pediatri sull’autismo- prosegue il medico- per identificare quanto prima i soggetti a rischio e poter affrontare questo disturbo per tempo e nel miglior modo possibile”.

Le cause dell’autismo sono ancora sconosciute, ma perché colpisce più i maschi che le femmine? “È un argomento oggetto di studio- risponde Villani- vi sono moltissime situazioni nelle quali c’è una preferenza di genere. Sull’autismo si stanno facendo interessantissime scoperte e, non ultima, quella che riguarda alcune forme di autismo che hanno trovato di fatto una spiegazione genetica. In realtà- spiega Villani- negli ultimi anni c’è una nuova disciplina che si chiama Epigenetica, che assomma le caratteristiche genetiche dell’individuo con le interferenze dell’adulto. Sia per l’autismo che per altre patologie esiste uno spettro di situazioni. Bisognerà cercare di comprendere e capire sempre di più le differenti forme, per trovare la spiegazione a ognuna di esse”.

Quali sintomi dovrebbero mettere in guardia i genitori? “È una domanda da rivolgere agli psicologi e ai neuropsichiatri infantili. Il pediatra deve piuttosto cercare di rilevare quanto prima possibile i comportamenti del bambino di non relazione in senso lato: dalle gestualità alla capacità di agganciare lo sguardo. Ci sono dei segni premonitori che dovrebbero essere inquadrati- afferma il vicepresidente della Sip- e ci dovrebbe essere una grande attenzione da parte dei pediatri nel conoscere molto bene la normalità dei comportamenti e dello sviluppo neuromotorio in ogni fascia di età- conclude- per identificare ciò che devia dalla normalità e indirizzarla a chi ha la competenza per capire di che cosa si tratta”.


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