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Cibo carta vincente Italia, agricoltura e processo industriale marcino insieme

di Antonio Rosati, esponente del Pd e amministratore unico di Arsial

Pubblicato:25-03-2016 10:03
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:27

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Mortadella (4)

di Antonio Rosati, esponente del Pd e amministratore unico di Arsial

ROMA – Cibo e agricoltura sono le carte vincenti dell’Italia, quello per cui il nostro Paese è ammirato in tutto il mondo perché sinonimo di salute, qualità, gusto ed eleganza. E’ ciò intorno a cui ruota l’economia della bellezza – turismo, cultura e cibo – ed è ciò intorno a cui bisogna creare un grande asse di sviluppo, attraverso un lavoro sinergico e un coordinamento nazionale. Ecco perché mi fa molto piacere che il ministero dell’Agricoltura diventi anche il ministero dell’Agroindustria, perché è il segnale che si è finalmente compreso che agricoltura e processo industriale debbano marciare insieme. Esempio ne sia il nuovo Programma di sviluppo rurale del Lazio che mette a disposizione 780 milioni di euro per i prossimi cinque anni per finanziare contributi al 50%. Potenzialmente, potremmo avere un miliardo e mezzo di euro investito per rendere più efficienti e moderne le nostre aziende. A patto che, però, il nostro tessuto imprenditoriale, fatto di piccole e medie imprese, capisca la necessità di cooperare per competere. Dunque, il cibo e tutta la sua filiera oggi possono dare grandissime opportunità, anche ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese: abbiamo bisogno di bravi macellai, pasticceri, cuochi, sommelier, ragazzi di sala ed esperti di alta tecnologia, periti agrari, agronomi, economisti agrari. Insomma, l’agricoltura è una grande filiera, che insieme alla cultura e al turismo rappresenta la carta vincente dell’Italia, in grado tra l’altro di mantenere un paesaggio straordinario. Ma dobbiamo imparare una cosa che non sappiamo fare: lavorare in squadra e fare sistema. Siamo geniali, ma abbiamo un fastidio a metterci intorno a un tavolo. Questo è il salto culturale che dobbiamo fare e, se ci riusciremo, sapremo restituirci anche uno sviluppo più sostenibile e armonico. Perché tramite l’economia della bellezza passa anche l’idea di un nuovo umanesimo che può rendere migliore la vita di tutti.


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