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VIDEO | La storia di Sara, donna forte per il centro antiviolenza ma accusata di Pas da una Ctu

SPECIALE 'MAMME CORAGGIO' | Sulla docente di Lodi pende un decreto di allontanamento perché ritenuta ostativa nel rapporto padre-figlio

Pubblicato:25-02-2022 14:02
Ultimo aggiornamento:25-02-2022 14:07
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di Laura Monti

ROMA – “Io sono uscita di casa nel febbraio del 2017 in presenza dei carabinieri e da lì è iniziato l’iter con i servizi: mio figlio ha avuto prima degli incontri protetti in struttura, in cui veniva preso dall’educatore alla scuola materna, incontrava il papà poi tornava a casa e poi abbiamo avuto incontri in paese con l’educatore. A gennaio 2021 gli incontri si sono interrotti”. A parlare con l’Agenzia Dire, a margine della conferenza stampa alla Camera su ‘Tutela dei minori: le falle del sistema’, è mamma Sara (nome di fantasia), docente di educazione motoria e mamma coraggio di Lodi su cui pende un decreto di allontanamento perché ritenuta ostativa nel rapporto padre – figlio: “Sono stata accusata da una ctu di Pas, una sindrome neanche riconosciuta dall’Oms. Poi è arrivato il decreto di allontanamento, che prevede tre cose diverse: un centro diurno o una comunità semi residenziale, o una casa famiglia. Sembra senza senso, perché nemmeno loro sanno cosa fare”. Il figlio di Sara è un bambino di 9 anni con ottimi voti a scuola e giudicato ben inserito dalle stesse maestre, come ha spiegato l’avvocata Donatella Bussolati durante la conferenza stampa, e ha una sorella più grande, “che lo adora”, dice la mamma. In seguito alle denunce al marito, archiviate, Sara ha seguito un percorso in un centro antiviolenza: “Sono stata seguita benissimo e la stessa psicologa aveva detto che sono una donna forte perché mi ero cercata lavoro, avevo una casa mia e non avevo più bisogno del servizio”. Il decreto di allontanamento per il figlio di Sara è provvisorio, “ma questi decreti poi diventano eterni perché rimbalzano da un’udienza all’altra e modificano lo status di diritti fondamentali delle persone, spesso la Corte d’Appello li ritiene inammissibili”, ci ha spiegato Bussolati, che sta comunque procedendo con un richiamo in Corte d’Appello. Non solo: “Abbiamo proposto un’interrogazione parlamentare e oggi portiamo questo caso nell’area istituzionale più importante. Per attivare le riforme che vadano a risanare le gravi lacune che il nostro ordinamento ha in materia minorile e di diritto di famiglia”, ha concluso.


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