
BOLOGNA – Nella scuola c’è una fascia di “esodati” che sono ancora al lavoro ma avendo più di 65 anni non possono essere vaccinati con AstraZeneca. In Emilia-Romagna si parla di circa 600 persone, secondo i calcoli della Flc-Cgil, e che allo stato dell’arte andranno in coda alle categorie più a rischio a cui vengono somministrate le dosi Pfizer o Moderna. A spiegarlo è Licia Petropulacos, direttore generale Sanità della Regione Emilia-Romagna, nel corso di un’iniziativa online sul piano vaccinale per il personale scolastico organizzata dal sindacato.
È proprio Petropulacos a coniare la definizione di “esodati della scuola” dal punto di vista del vaccino, ossia personale con “oltre 65 anni che, con le regole attuali, dovrebbero aspettare la disponibilità di Moderna o Pfizer” dopo che sono stati vaccinati tutti gli operatori sanitari, i grandi anziani e le persone affette da patologie gravi. Quindi, ammette Petropulacos, per queste persone la campagna vaccinale slitta “molto più avanti rispetto al resto del personale della scuola. La cosa non mi entusiasma- afferma la dirigente della Regione- fare delle differenze nello stesso ambiente di lavoro non è giusto. Però non abbiamo molto spazio. Se dovessimo avere una disponibilità maggiore di vaccini, andrà valutata la possibilità di chiudere con la popolazione scolastica. Va detto però che più sono i soggetti interessati dalla vaccinazione, più c’è una protezione indotta anche sugli altri colleghi”.
PETROPULACOS: “PER I SUPPLENTI SAREBBE OPPORTUNO UN ACCORDO TRA REGIONI”
Rimangono invece esclusi dalla campagna vaccinale dell’Emilia-Romagna, almeno per il momento, tutti quei supplenti che arrivano da fuori regione e che, avendo la residenza in altre parti d’Italia, non hanno neanche il medico di base in Emilia-Romagna e che quindi non possono prenotare il vaccino. Su questo, però, secondo Petropulacos “sarebbe opportuno un accordo tra la Regioni almeno per chi vive e lavora nelle zone di confine”. Per tutti gli altri supplenti fuorisede, invece, “il consiglio è di prendere il medico in regione”. Infine, aggiunge Petropulacos, anche per il personale non scolastico che però lavora dentro le scuole, “dovremo fare verifiche per capire come coinvolgerli il prima possibile”.
LEGGI ANCHE: In Emilia-Romagna aumenta la mortalità da infarto per paura degli ospedali
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it