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Le patologie cardiache sono la prima causa di morte per le donne

SPECIALE DONNE E SALUTE | Intervista a Elena Inches, cardiologa, Vice segretario provinciale Sumai e Componente della Commissione antibiotico- resistenza dell'OMCEO di Roma

Pubblicato:25-02-2020 14:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:03

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ROMA – Il cuore delle donne è diverso da quello degli uomini. Ma questo pochi lo sanno. I sintomi e i trattamenti farmacologici dovrebbero essere diversi e la menopausa in questa differenza gioca un ruolo importante. L’approccio alla salute e psicologico porta il sesso femminile poi a pensare prima agli altri e poi a prendersi cura di se stesse. E’ tempo di cambiare rotta.

Per capire meglio come stanno le cose, ma anche cosa è giusto fare per mantenere questo importante organo in salute l’agenzia di stampa Dire ha intervistato Elena Inches, cardiologa, Vice segretario provinciale Sumai e Componente della Commissione antibiotico- resistenza dell’OMCEO di Roma. 

– E’ vero che le malattie cardiovascolari, a differenza di quel che si può pensare, colpiscono soprattutto le donne? E quale incidenza si registra in Italia? 


“Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte nella popolazione femminile, sia negli Stati Uniti che in Europa, e l’Italia non fa eccezione. Nel nostro Paese l’incidenza é pari circa al 40% ed è largamente superiore rispetto a tutte le altre cause di morte incluso il tumore alla mammella. Esiste di fatto una sottostima della conoscenza della patologia cardiovascolare tra gli stessi clinici, ma anche tra le donne (pari al 78%). Il 50% di queste ritiene che le patologie cardiovascolari colpiscano di più gli uomini. Negli Stati Uniti, tra il 1997 e il 2005, è stato condotto uno studio che ha arruolato 1008 donne con l’obiettivo di far aumentare la consapevolezza circa la patologia. Il risultato è stato un aumento della conoscenza con una ricaduta pratica sui comportamenti e una maggiore responsabilizzate che ha portato le pazienti ad aumentare l’attività fisica, a seguire un’alimentazione più salutare e a smettere di fumare”. 

Perchè dalla menopausa in poi si registrano maggiori rischi per una donna?

“Le donne presentano un quadro ormonale differente e legato alla quota degli estrogeni che rimangono alti fino al periodo perimenopausale. La menopausa infatti non si conclude nell’anno in cui noi andiamo in menopausa, tanto è vero che ci sono due-tre anni precedenti all’ingresso in menopausa in cui il tasso estrogenico cala definitivamente. Il sistema cardiovascolare femminile non è abituato all”insulto’ di un infarto o di un ictus ed è per questo che tali eventi sono più pericolosi perchè l’organismo della donna non è pronto ad adattarsi, cosa invece che accade per gli uomini. Questo accade anche perchè la patologia cardiovascolare nelle donne si verifica circa 10 anni dopo rispetto agli uomini e in questo lasso di tempo il loro organismo ha avuto l’opportunità di confrontarsi con la ‘malattia’ e dunque prepararsi”. 

– Proprio per rendere più consapevoli le donne anche all’ascolto del proprio corpo quali sono i sintomi che devono far scattare l’allarme e spingerci ad un controllo? 

“Va fatta una premessa, donne e uomini sono diversi per questo è importante una medicina e una cardiologia di genere. Il cuore delle donne è diverso da quello dei maschi perchè possiede caratteristiche differenti. Come il nostro fisico è più piccolo, anche il cuore ha un peso inferiore e presenta coronarie più piccole. In più con il sopraggiungere della menopausa il tessuto cardiaco è maggiore ed è per questo che il cuore delle donne è più rigido e le coronarie vanno incontro più facilmente ad un vasospasmo. Anche la sintomatologia quindi cambia. Nell’uomo il dolore è tipico e localizzato in sede retrosternale ed è spesso associato a forte sudorazione e descritto con una sensazione di morte imminente. Tutto ciò nella donna è sfumato. Il dolore è atipico e ha sede nel collo e nel dorso e non presenta la sudorazione intensa, ma piuttosto è caratterizzato da uno stato di ansietà, insonnia, vomito e cioè tutti sintomi confondenti e che hanno una forte impronta emotiva. Addirittura sottoposti a test sotto sforzo presentano anche qui una sintomatologia minore da sforzo. Questo non perchè non ci siano alterazioni elettrocardiografiche ma perchè, colpite 10 anni dopo degli uomini, sono più avanti con l’età. Proprio perchè i sintomi sono affievoliti le pazienti arrivano come primo accesso al Pronto Soccorso e all’osservazione del cardiologo più tardi rispetto agli uomini. Questo a livello prognostico è sfavorevole. Nella riuscita del trattamento le patologie come ictus e infarto vanno trattate quanto prima per non avere complicanze”. 

– Qual è l’età giusta per una donna per sottoporsi ad un primo screening cardiovascolare? 

“Bisognerebbe iniziare sin dalla giovane età. Una buona alimentazione, praticare sport, non fumare ci consente di ridurre la pressione arteriosa, la glicemia, di tenere a bada il colesterolo ‘cattivo’ e aumentare quello ‘buono’. Tutto questo ci consente di essere più magre e non dimentichiamo che, in particolar modo per le donne, non piacersi e vivere situazioni di disagio psicologico come ansia, stress e depressione porta la donna all’isolamento. L’approccio alle patologie cardiovascolari dovrebbe insomma durare tutta la vita. In più va detto che i trial clinici su scala internazionale da sempre hanno arruolato prevalentemente uomini. I dati che analizzano i successi terapeutici nel sesso femminile non ci sono. Troppo spesso non si tiene conto del fatto che le donne hanno un’identità diversa, hanno più tessuto adiposo, un profilo ormonale diverso e una componente psicologica differente e ciò influenza chiaramente la loro risposta alle terapie. Sia la terapia dunque che le procedure diagnostiche sono state sottostimate nel sesso femminile”. 

– Parlando di fattori di rischio sono gli stessi in entrambi i sessi? 

“I fattori di rischio quali diabete, obesità, fumo di sigarette sono gli stessi, ma in più nelle donne vanno considerati però gli aspetti psicologici e sociali. Purtroppo spesso la donna si prende cura dei propri cari ma non di se stessa”.

– Un ultimo consiglio per tutte le donne?

“Bisogna approcciare la propria salute in modo integrato cioè sottoporsi a visite, seguire una corretta alimentazione e fare attività fisica regolare, tenere sotto controllo la pressione e alimentarsi in modo variato ed equilibrato in questo senso la dieta mediterranea ci viene in aiuto. Attualmente un grande nemico è l’aperitivo che se da una parte aiuta la convivialità dall’altra se se ne fa un abuso reca danni alla salute. Dobbiamo alzare l’asticella e ricordare che la prevenzione è fondamentale ed è per questo che é importante avere dei percorsi di prevenzione dedicati”.

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