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In Emilia-Romagna “i dottori usano la mascherina da muratore”: la denuncia dei medici di medicina generale

Il rimedio utilizzato per correre ai ripari contro il coronavirus. "Bisogna fare presto con le protezioni", chiedono

Pubblicato:25-02-2020 10:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:03

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BOLOGNA – Pediatri e medici di famiglia sono ancora senza mascherine. E più d’uno, per correre ai ripari contro il coronavirus, ha iniziato a usare quelle da muratore. A segnalare la situazione è Fabio Vespa, segretario regionale della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale in Emilia-Romagna. Anche oggi, afferma Vespa, dottori e pediatri “iniziano la loro giornata privi di quelle dotazioni di protezione individuali (mascherine, camici monouso, occhiali) che riteniamo indispensabili alla corretta e sicura operatività dei loro studi”.

Proprio ieri, l’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi, ha annunciato l’acquisto di un milione di mascherine chirurgiche per rifornire ospedali e ambulatori medici, mentre dalla prossima settimana ne saranno messe a disposizione altre 500.000 ogni settimana. Vespa dal canto suo ammette che “il rapido aggravarsi della situazione non ha comprensibilmente consentito, nel giro di poche ore, di consegnare a tutti i medici del territorio i kit necessari alla loro protezione”. Questo però rischia di “trasformarli in soggetti di trasmissione”, avverte il segretario Fimmg. Inoltre, “dispiace che a fronte di garbate e comprensibili richieste sui tempi di distribuzione dei presidi, gli uffici e le aziende sanitarie hanno dato risposte sempre orali, molto diverse fra loro e talvolta veramente deludenti”. 

In alcune Ausl dell’Emilia-Romagna, ad esempio, “si è detto che la distribuzione di tali presidi non aveva nessuna utilità per i medici di medicina generale e i pediatri– denuncia Vespa- in altri casi si è sostenuto che, essendo liberi professionisti, devono affrontare il problema in prima persona”. Se non che “la carenza sul mercato di questi presidi sanitari rende difficile, se non impossibile, l’approvvigionamento individuale degli stessi- afferma il numero uno della Fimmg- in tale contesto si sono verificate persino situazioni paradossali, in cui qualcuno ha cercato di individuare nelle mascherine in uso per l’edilizia strumenti utili negli studi medici”. Per questo, lancia l’appello Vespa, “non possiamo che auspicare una rapida possibilità di interlocuzione con l’amministrazione sanitaria regionale, sperando che si abbia la percezione di quanto la medicina territoriale, e in particolare i medici di medicina generale, i pediatri e la continuità assistenziale siano il primo presidio sanitario e in quanto tali dovrebbero incontrare il massimo grado di protezione e di supporto da parte delle autorità sanitarie”.


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