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Colombia: disarmo e pace, la soluzione c’è

ROMA - "Le richieste di giustizia

Pubblicato:25-02-2017 12:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:57

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ROMA – “Le richieste di giustizia sociale, certo, ma bisogna essere ottimisti perché in Colombia la soluzione c’è“: Claudio Zin, senatore italiano eletto nella circoscrizione dell’America Latina, parla con l’Agenzia Dire di ritorno da una missione parlamentare a Bogotà.

   A offrire spunti, a partire dall’esigenza di un impegno di giustizia, è stato anche un incontro alla Camera dei deputati dedicato all’accordo di pace siglato lo scorso anno dal governo della Colombia con i guerriglieri delle Farc. Un’intesa complessa ma che sta già dando frutti, come ha testimoniato nei giorni scorsi l’ingresso in 26 “zone di sicurezza” di 7000 combattenti pronti a deporre le armi. Uno sviluppo importante, che resta nonostante le denunce degli osservatori dell’Onu sull’ingresso di unità paramilitari nelle ex roccaforti delle Farc.


   “Quando parliamo di reinserimento”, sottolinea Zin, “dobbiamo tener presente che questi ragazzi e ragazze sono 7 mila, non 75 mila o 700 mila e che la Colombia è un Paese grande e popolato, con 47 o 48 milioni di abitanti e una superficie di un milione e 300 mila chilometri quadrati”.

   Sul piano della smobilitazione, questa la tesi, non ci dovrebbero esrese difficoltà. E lo stesso varrebbe per la rappresentanza nelle istituzioni, un altro dei nodi affrontati dall’accordo. “Il dieci per cento dei guerriglieri – stima il senatore – faranno politica in un partito, con cinque seggi in parlamento garantiti indipendentemente se vincano o perdano le elezioni”.

   La prospettiva, allora, deve essere positiva. “Non capisco quando si parla di questa storia come se fosse un problema senza soluzione” insiste Zin. Esponente del Gruppo interparlamentare Italia-Colombia, conosce le dinamiche politiche di Bogotà e sa che l’accordo con le Farc non cancella le tensioni all’origine del conflitto civile. Cinquant’anni di violenze, con almeno 260 mila morti, 60 mila persone scomparse e oltre sei milioni di sfollati. E adesso un ulteriore banco di prova, il negoziato avviato con la seconda formazione guerrigliera della Colombia, l’Esercito di liberazione nazionale. “Le Eln non sono militarizzate come le Farc”, avverte Zin, “ma sono più radicate nel tessuto sociale”.


MARTELLI (SI): PACE VERA SOLO CON LA GIUSTIZIA

“Sarà pace vera e duratura solo se, mentre si depongono le armi, si costruisce un processo che emanciperà le donne e gli uomini colombiani da poverta’ e disuguaglianze profonde“: così all’Agenzia Dire Giovanna Martelli, parlamentare di Sinistra italiana, promotrice alla Camera di un incontro sull’accordo tra il governo di Bogotà e i guerriglieri delle Farc.

   Al centro del dibattito opportunità e rischi derivanti dall’applicazione dei punti dell’intesa, sottoscritta lo scorso anno anche grazie alla mediazione di Cuba, del Venezuela e del Vaticano. “Il nodo è sempre la domanda sociale” spiega Martelli, esponente del Gruppo interparlamentare Italia-Colombia. “Bisogna trasformare un accordo ora solo sulla carta, che prevede parti interessanti sui temi della giustizia sociale e del contrasto alla povertà, in atti concreti e decisioni politiche che garantiscano una pace vera”.

   Secondo la deputata, che a marzo sara’ in Colombia, “il conflitto è nato da una forte disuguaglianza e dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali“. In questa prospettiva oggi restano centrali le richieste delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, in guerra sin dal 1964. “Le rivendicazioni storiche legate alla giustizia sociale sono il nodo del processo di pace” insiste Martelli: “Su questo, sulla ricerca di condizioni di vita eque, la comunità internazionale deve porre tutta la propria attenzione”.

   A incoraggiare è il Premio Nobel per la pace assegnato a Josè Manuel Santos. “Un riconoscimento importante al presidente ma anche al popolo colombiano“, sottolinea la deputata. Convinta che adesso, a partire dalla terra e da una cooperazione che instauri un legame diretto con le comunità rurali, sia indispensabile andare avanti. Con una certezza: “Il laboratorio costruito attorno al processo di pace è inedito e da valorizzare su scala mondiale”.

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