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Orari medici e direttiva Ue: rischi non solo per i pazienti

Solo in Italia si calcola che circa 5mila camici bianchi si 'rifugiano' in droghe e alcol a causa dello stress

Pubblicato:25-02-2016 15:07
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:02

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medici sanitàROMA – Medici stanchi, stressati, sempre più spesso soggetti a cali di attenzione e concentrazione, protagonisti (e al tempo stesso vittime) di errori. Solo in Italia si calcola che circa 5mila camici bianchi si ‘rifugiano’ in droghe e alcol a causa dello stress, in un contesto che in Europa vede circa 40 milioni di persone, il 22% della popolazione, colpite da stress lavoro correlato.

L’indice e’ puntato contro il precariato, l’eta’ avanzata dei medici, il blocco del turn over: tutti fattori che contribuiscono a determinare caos e confusione negli ospedali. Paradossalmente a complicare ancora di più il quadro e’ intervenuta, il 25 novembre scorso, l’entrata in vigore della legge che recepisce la direttiva europea 88 del 2003 sui turni e i riposi obbligatori dei medici, degli infermieri e degli ostetrici. Secondo la norma non si puo’ lavorare più di 13 ore continuate, mentre si ha diritto a un riposo di almeno 11 ore tra un turno e l’altro, e a 24 ore consecutive dopo una settimana. La conseguenza? Applicare la norma in Italia, con le attuali risorse e senza nuove assunzioni, diventa una missione impossibile tra deroghe e incompatibilita’. E le difficoltà raddoppiano nel caso di una città come Roma, che ogni giorno fa i conti con ‘emergenze croniche’ quali il Giubileo e i piani Grandi eventi: “Situazioni- spiega Claudio Modini, direttore del Dea Umberto I- che fanno superare la soglia di 12 ore e 50 minuti”.

Il risultato è che “per paura delle pesanti sanzioni economiche europee, ci siamo messi a norma”, fa notare il vicepresidente dell’Omceo di Roma, Giuseppe Lavra, durante un incontro nella sede dell’Ordine incentrato proprio sulle criticita’ della direttiva Ue numero 88 del 2003, organizzato e coordinato da Massimo Magnanti, consigliere dell’Ordine e responsabile dello Spes. “Ma a rimetterci- ha aggiunto Lavra- è l’intero sistema: esiste il dramma silenzioso di molti medici che sono costretti a lavorare il doppio”. Secondo il vicepresidente dell’Omceo Roma “i pazienti e i cittadini dovranno essere difesi da questa situazione, perche’ la professione e’ messa a rischio e tutti devono fare la propria parte, comprese le associazioni dei cittadini e dei malati“. La prima azione-soluzione da intraprendere riguarda il blocco del turn over. “Non ha senso, bisognava invece fare una razionalizzazione seria dell’assetto del patrimonio umano. Lo stesso principio della spending review”. Infine, un dato che fa riflettere. Tra il 2014 e il 2015 il picco di mortalita’ e’ aumentato di circa l’11%. “Possono aver influito tante cause- ha spiegato Lavra- ma senza fare allarmismi credo che proprio 8-10 anni di blocco del turn over potrebbero aver avuto un ruolo”. Il convegno si è concluso con l’intervento di Attilio Pisani, del team della Procura di Roma specializzato in sanità.


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