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Scorbutici e intolleranti, un bolognese su 3 ha la “sindrome del dottor House”

  BOLOGNA -  Un bolognese su tre ha la "sindrome del dottor House". E cioè? Perde le staffe per

Pubblicato:25-02-2016 18:09
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:02

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BOLOGNA –  Un bolognese su tre ha la “sindrome del dottor House”. E cioè? Perde le staffe per un banale diverbio tra automobilisti in coda, si innervosisce per i minuti di attesa alla cassa del supermercato o, nei casi più estremi, si chiude in casa e decide di non parlare con nessuno solo per via di un banale rimprovero sul lavoro. A questa conclusione è arrivato il Centro Medico Santagostino di Bologna che ha elaborato un sondaggio da cui risulta che sotto le due Torri conflittualità, intolleranza e impazienza sono alle stelle. L’82% dei bolognesi è conflittuale, il 76% intollerante e il 74% impaziente: lo lo hanno dedotto i ricercatori studiando circa 500 bolognesi (tra i 18 e i 65 anni) con il metodo WOA (Web Opinion Analysis), che significa che hanno esaminando e monitorato social network, blog, forum e community dedicate.

house_Michele CucchiLo studio è stato realizzato in occasione del convegno “Conflittualità e relazioni nella società di oggi”, organizzato dal Centro Medico Santagostino con il patrocinio del quartiere Santo Stefano di Bologna. Ma cosa si può fare per guarire dalla “Sindrome del Dr. House”, il medico scorbutico e asociale dell’omonima serie tv interpretato dall’attore Hugh Laurie? Secondo lo psichiatra Michele Cucchi, responsabile dell’area Mente e cervello del Centro Medico Santagostino di Bologna, “per uscire da questo status emotivo diventano fondamentali l’empatia, ovvero la capacità di comprendere lo stato d’animo di un’altra persona, l’altruismo, l’atteggiamento di trovare il bene proprio nel bene altrui e l’ascolto, quindi dare retta alle persone care, seguire i consigli o gli ammonimenti”. E’ dunque importante fermarsi, trovare uno spazio di riflessione e di condivisione, per evitare di vivere solamente delle “relazioni tossiche”.


“Oggi è davvero difficile vivere con serenità le relazioni e i sentimenti– dice ancora Cucchi-. La nostra società rende difficile trovare il tempo per riflettere, ascoltare e condividere. I social vengono utilizzati come palcoscenico, ci danno un pubblico a cui parlare, ma questa non è vera condivisione“. E le conseguenze si ripercuotono soprattutto sulla “coppia, che diventa l’arena di una lotta per la sopravvivenza”: urla, maltrattamenti, svilimento dell’altro per sentirci più forti. Proprio come il dottor House, che ogni giorno spara a zero sui suoi colleghi.

hugh laurieMa quali sono le principali cause che portano i bolognesi a ‘contrarre’ la “Sindrome del Dr. House”? Per l’82% di loro la conflittualità rappresenta la punta dell’iceberg di questa patologia. Lo stato di tensione, di scontro tra le parti che si crea sul lavoro, ad esempio, è uno dei motivi di maggior peso che porta i bolognesi a vivere la giornata in uno status di perenne nervosismo. Questo conduce gli individui ad allontanarsi dalle persone, per vivere in solitudine questa particolare situazione di stress mentale. L’intolleranza (76%) è un altro elemento legato fortemente a questa sindrome. L’attaccamento rigido alle proprie idee e convinzioni, per cui non si ammettono opinioni diverse, sono un chiaro segnale che la persona non è serena e vive le situazioni con apprensione e disagio. Lasciarsi andare a commenti che mirano a destabilizzare l’umore di qualcuno senza un motivo concreto, come un diverbio tra automobilisti in coda. L’impazienza (74%) si lega inevitabilmente a questo concetto, ma rispecchia altri fattori. Rappresenta lo stato d’animo di chi è insofferente per cose che lo irritano, oppure lo stato d’ansia che si genera per il desiderio o l’attesa della cosa che tarda ad arrivare, come il proprio turno al banco dei salumi per fare un esempio semplice e comune.

Per i bolognesi sono soprattutto gli uomini (62%) a soffrire della sindrome del dottor House, perché vivono in maniera più conflittuale la critica del datore di lavoro rispetto alle donne (38%). L’autista di mezzi pubblici (56%) è ritenuto uno dei lavori più stressanti, che porta il soggetto a provare i sintomi dell’intolleranza e dell’impazienza in diverse situazioni. Stesso discorso per il commesso del supermercato (52%) che nei momenti più caotici della giornata a volte perde le staffe con il cliente per una richiesta di troppo, preso dall’impulsività del momento. Ma non si tratta solo di lavoro. Infatti fare la coda negli uffici pubblici (54%), per pagare una bolletta ad esempio, è una delle azioni quotidiane che scatenano più perplessità o commenti sarcastici tra la gente e questo si ripercuote sulla loro salute mentale.

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