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Il 25 gennaio a ‘Ulisse’ il ‘Viaggio senza ritorno’ degli ebrei, con Segre e Modiano

In occasione del Giorno della memoria Alberto Angela racconta il lungo viaggio senza ritorno delle donne, dei bambini e degli uomini che il 16 ottobre 1943 furono catturati a Roma dalle SS e portati in treno ad Auschwitz e in altri campi di sterminio

Pubblicato:25-01-2022 16:56
Ultimo aggiornamento:25-01-2022 16:56
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ROMA – “Viaggio senza Ritorno”, una puntata di “Ulisse – Il piacere della scoperta” che ha già conquistato e commosso il pubblico, andrà in onda su Rai1 martedì 25 gennaio alle 21.25. Alberto Angela racconta il lungo viaggio senza ritorno delle donne, dei bambini e degli uomini ebrei che il 16 ottobre 1943 furono catturati a Roma dalle SS e portati in treno ad Auschwitz e in altri campi di sterminio. Nel corso della puntata si sentiranno le testimonianze di alcuni abitanti dell’ex ghetto della capitale, allora bambini, scampati alla razzia del sabato nero di Roma per una pura fatalità o grazie alla solidarietà di cittadini non ebrei. Ma nei giorni seguenti altri ebrei, rom, omosessuali e oppositori del regime in altre parti d’Italia subirono la stessa sorte. Pochi scamparono alla cattura e pochissimi sopravvissero agli stenti e gli orrori dei campi di sterminio.

Tra loro la senatrice a vita Liliana Segre e Sami Modiano, catturato in Grecia. Entrambi racconteranno i loro ricordi del viaggio verso i campi di sterminio: Liliana Segre su un treno merci partito dal tristemente famoso binario 21 della stazione di Milano e Sami Modiano su un battello salpato da Rodi e usato fino a quel momento per il trasporto del bestiame. 

La loro storia converge e abbraccia quella dei sei milioni di ebrei europei sterminati per volere del Terzo Reich. E se c’è un posto dove lo sterminio si è concretizzato nella sua brutalità più infernale e disumana, quello è proprio il campo di sterminio si Auschwitz-Birkenau. Alberto Angela dalla Polonia mostrerà come e dove vivevano i pochi sopravvissuti ai treni della morte e la tragica fine che invece spettava a chi all’arrivo nel campo era destinato alle camere a gas. 


L’incomprensibile macchina di sterminio nazista, tanto illogica quanto fredda, calcolatrice ed efficiente, richiama alla mente il verso di una poesia della poetessa polacca Wislawa Szymborska, Nobel per letteratura: “Lo dicono cieco, ma l’odio ha la vista acuta di un cecchino”. E l’odio, la soluzione finale con la quale venne deciso di sterminare gli ebrei, i simboli del potere e il cuore della tragedia dell’Olocausto sono rinchiusi nella città che più ha dovuto fare i conti con un passato difficile: Berlino. La capitale tedesca è però anche il luogo dove oggi si possono trovare diversi monumenti che commemorano la Shoah, come il Museo ebraico e il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa. Qui, nel centro informativo che Ulisse ha visitato, campeggia una frase di Primo Levi sull’Olocausto che suona come un monito per tutta l’umanità: “È accaduto quindi può riaccadere di nuovo”. 

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