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Pausa in cortile e ore da 50 minuti, videotour del ‘Carducci’

Nella scuola milanese ci sono circa 900 alunni. Sui banchi della sede centrale di via Beroaldo, ne sono ritornati circa 400, che si altereranno in presenza un giorno sì e uno no, con quelli che invece seguiranno da casa

Pubblicato:25-01-2021 16:26
Ultimo aggiornamento:25-01-2021 16:26
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di Nicolò Rubeis

MILANO – Suona di nuovo la campanella al Liceo Classico Giosuè Carducci di Milano: gli studenti tornano finalmente in classe. Questa volta, si spera, per restarci. Un istituto, il ‘Carducci’, (che ha anche una succursale in Via Demostene), situato accanto a Piazzale Loreto, all’interno di un vero e proprio distretto scolastico tra viale Brianza e viale Monza, che comprende anche una scuola media e e la civica ‘Manzoni’, paritaria del Comune. Il bacino potenziale di studenti è molto ampio, e riguarda anche coloro che vengono dal nord della città, prevalentemente Monza e Sesto San Giovanni.

“Abbiamo deciso di considerare i due istituti superiori come un unico plesso”, racconta il preside del ‘Carducci’, Andrea Di Mario, che ha concesso alla ‘Dire’ un tour all’interno delle classi. Una vera e propria “staffetta”, dunque, con i ragazzi della civica Manzoni che hanno infatti varcato i cancelli alle 8.00, 40 minuti prima dei colleghi del Carducci. “Per evitare affollamenti abbiamo posticipato appositamente alle 8.40 la prima campanella- prosegue Di Mario- Si riprende al 50%. Un 25% entra a quell’ora, l’altra metà alle 9.30”. Al ‘Carducci’ ci sono circa 900 alunni. Oggi, sui banchi della sede centrale di via Beroaldo, ne sono ritornati circa 400, che si altereranno in presenza un giorno sì e uno no, con quelli che invece seguiranno da casa. Le lezioni non dureranno un’ora, ma 50 minuti: “Un modello che verrà mantenuto anche quando andremo al 75%- spiega Di Mario- tra l’altro l’orario è lo stesso che avevamo pensato con molta lungimiranza quest’estate”. Un calendario stilato in maniera tale da “andare bene sia in presenza sia se fossimo entrati in lockdown”, tanto che nemmeno a gennaio, prima dell’ennesimo stop, era stato modificato. Un modello “a lungo osteggiato anche dai docenti”, ma l’unico in grado di affrontare “in maniera elastica questo nuovo modo di vivere”. Confermate anche le due ricreazioni, entrambe da dieci minuti (una alle 10.20 e una 12.10). Gli alunni potranno trascorrere l’intervallo, per il momento, nel cortile della scuola. Quando il limite di capienza salirà dal 50% al 75%, i ragazzi potranno alternare i loro break mattutini, uno fuori e uno in classe. I piazzali interni sono stati divisi con delle lettere dell’alfabeto greco segnate a terra, che delimitano delle aree entro le quali i ragazzi si dovranno distribuire. Sui loro banchi inoltre, già da oggi, troveranno una dotazione di mascherine chirurgiche in pacchetti da 10, con le riserve, a disposizione ovviamente anche per gli insegnanti, prontamente affidate ai collaboratori scolastici.


( In classe poi, è stato aumentato lo spazio che comprende la cattedra e la lavagna, per favorire il movimento dei docenti. “Un nuovo primo giorno di scuola che arriva dopo un periodo di grande stanchezza- sottolinea Di Mario- ma ai ragazzi faccio i miei migliori auguri. Il rientro in presenza è un loro diritto sacrosanto”. Mai come in questa situazione poi, gli studenti hanno dimostrato una voglia di tornare in classe e stare insieme senza eguali.

Comitati composti da alunni, genitori e insegnanti, gruppi WhatsApp e Facebook, proteste e presidi ininterrotti sotto Palazzo Marino o al Pirellone. Il tutto per ribadire la necessità di intendere la scuola come un luogo ‘fisico’ dove imparare, condividere e crescere. Alla fine ce l’hanno fatta: “Si sono impegnati affinché venissero tutelati e ascoltati- riconosce il preside- e lo hanno fatto non con le forme tipiche dei ragazzi di farsi riconoscere, ma in modo maturo, attraverso strumenti convincenti”.


È chiaro, aggiunge Di Mario, “che a decidere non siamo né noi presidi, né loro”, ma se qualcosa è mancato, nella catena tra scienziati e politici, gli studenti che lo ritenevano “hanno fatto bene a far sentire la loro presenza e attenzione verso la ‘cosa pubblica’, della quale la scuola è l’anello fondamentale”. E chissà che questo spirito non possa rappresentare proprio un punto di svolta, conclude il preside del Carducci, “per un interesse sempre maggiore dei giovani verso ciò che li riguarda nonché un cambio di passo per il mondo dell’istruzione in generale”.

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