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Ruanda, incantati da Josiane: l’aspirante miss che odia i tacchi

ROMA - In Ruanda l'annuale concorso per scegliere la reginetta di bellezza è diventato un fenomeno mediatico di proporzioni tali

Pubblicato:25-01-2019 18:05
Ultimo aggiornamento:25-01-2019 18:05

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ROMA – In Ruanda l’annuale concorso per scegliere la reginetta di bellezza è diventato un fenomeno mediatico di proporzioni tali da aver raggiunto anche la dimensione politica. La vicenda riguarda Josiane Mwiseneza, una candidata a Miss Rwanda 2019 diventata popolarissima tra i giovani, che a migliaia stanno facendo il tifo per la sua vittoria, che potrebbe giungere domani sera, quando a Kigali si terrà l’ultima giornata del contest.

Tutto è cominciato il primo giorno delle selezioni: la 23enne era una sconosciuta quando è arrivata zoppicando all’Inzozi Beach Hotel, nella città di Gisenyi, per iscriversi alla competizione. La sua andatura dolorante ha attirato l’attenzione dei giornalisti, che l’hanno subito intervistata. Così Josiane ha spiegato di provenire da una famiglia piuttosto povera, e di aver dovuto percorrere 10 chilometri a piedi in tacchi alti, causandosi una piccola ferita a un piede.

Ma non è stata la storia della 23enne ad attirare le attenzioni dei lettori, quanto il fatto che alcuni cronisti abbiano posto domande un po’ strane alla ragazza, ma che la platea di internet ha ritenuto derisorie, classiste e offensive.


Subito ne è nata un acceso dibattito: “Le persone sono uguali” ha scritto un utente sui social, mentre altri hanno contestato la “mancanza di professionalità, rispetto e maturità” dei giornalisti. Il fatto che però Josiane si sia dimostrata schietta, sicura e molto spontanea le ha fatto guadagnare consenso, al punto che sono nati vari gruppi sui social per sostenerla fino alla vittoria.

In effetti la candidata ha dimostrato di saper gestire la situazione: non ha fatto mistero delle sue umili origini, e col suo taglio di capelli in stile “punk”, l’avversione per i tacchi e il trucco e una buona dosa di personalità ha conquistato persino Alvera Mukabaramba, il ministro per gli Affari sociali, che su Twitter tifa apertamente per lei.

Per la vittoria di Josiane Mwiseneza è stata lanciata anche una preghiera via social – condivisa già migliaia di volte – è stata scritta una canzone, delle poesie, sono stati aperti gruppi su Facebook per condividere le sue foto e qualcuno ha avviato addirittura una petizione per convincere la giuria di Miss Ruanda a cambiare le regole, in modo da favorirne la vittoria.

E la replica dei responsabili del concorso non si è fatta attendere: a fine dicembre il numero delle candidate è stato drasticamente ridotto a 20. Quindi, è stata inserita una nuova regola: le candidate che ottenevano il maggior numero di “like” su Facebook alle proprie foto avrebbero avuto accesso diretto alla finale. Domani Josiane concorrerà insieme con altre cinque ragazze, sebbene lei di like ne abbia già ottenuti quasi 40mila, cinque o sei volte più delle altre.

E mentre cresce l’attesa per il gran finale, oggi la Commissione contro il genocidio (Cnlg) – incaricata dalla Costituzione di far luce sulle stragi degli hutu da parte dei tutsi nel 1994 – ha condannato l’intera vicenda. Secondo gli osservatori, l’endorsement della ragazza sarebbe pilotato dagli hutu, comunità etnica a cui Josiane appartiene. A riprova di ciò, in una nota la Cnlg riporta alcuni commenti, come ad esempio: “E’ ora che gli hutu abbiano la loro miss”.

Il timore dei commissari è che la comunità hutu ricrei un senso di divisione rispetto ai tutsi. Tutto da vedere, insomma, commenti social alla mano, se la storia di Josiane stia unendo o dividendo il Ruanda.

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