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Porto, Di Marco: “In 4 anni + 11,4%. Ora rilanciare patto con Venezia e politica non ci blocchi”

RAVENNA - A poco più di un mese dal suo probabile addio al Candiano, il presidente dell'Autorità portuale

Pubblicato:25-01-2016 18:24
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:50

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RAVENNA – A poco più di un mese dal suo probabile addio al Candiano, il presidente dell’Autorità portuale di Ravenna, Galliano Di Marco, certifica con i dati la crescita dei traffici negli ultimi quattro anni dell’11,4%. E invita il Governo, in materia di riforma, a “non avere ripensamenti” in merito al ridimensionamento del ruolo degli Enti locali. “Ancora una volta- spiega- vediamo che alcune Regioni ed Enti locali italiani si arrogano il diritto di decisione, dopo anni ed anni di blocco causati proprio dalla politica locale“.

D’altronde, aggiunge, “aldilà del numero delle Autorità portuali, contano i contenuti del provvedimento, che è solo il primo passo verso una riforma più radicale e che spinge le 15 autorità di Sistema ad allearsi tra di loro”. Come sta provando a fare Ravenna con Venezia. Insomma il Candiano, manda a dire Di Marco, è “tutt’altro che abbandonato, come qualcuno ha osato dire di recente”. Sul fronte rimodulazione del Progettone le tre ipotesi, due con casse di colmata a mare e una senza, sono state inviate alla cabina di regia del ministero dei Trasporti mercoledì scorso 19 gennaio, con tanto di Swot Analysis richiesta dal ministero in relazione al nuovo Piano nazionale della portualità e della logistica, del quale il decreto approvato in Consiglio dei Ministri il 20 gennaio scorso è solo la prima parte. Occorre far presto, ammonisce, “abbiamo già perso tre mesi ed altri ne perderemo. Questo tempo purtroppo non si può recuperare”. Di Marco punta anche verso San Marco. Il 20 gennaio insieme al collega veneziano, Paolo Costa, ha proposto un’alleanza strategica al nuovo Capo della struttura tecnica di missione, Ennio Cascetta, “che si è dichiarato entusiasta”.

porto_ravennaL’obiettivo è fare di Ravenna e Venezia “i motori di un vero cambiamento che rilanci il commercio internazionale e promuova un salto di qualità in termini di efficienza, libero accesso e competitività”. La riforma, articola Di Marco, “deve essere l’occasione per azzerare definitivamente quella politica marittima che non vuole la crescita, influenzata eccessivamente dalla politica locale, poco innovativa e molto consociativa, e vittima delle rendite di posizione di pochi contro l’interesse di tutti”. Per cui, conclude il suo ragionamento, “paradigmatica” sarà la nomina dei nuovi presidenti.
Di Marco ha i numeri dalla sua, pur avendo lavorato con il suo team “tra mille difficoltà e inutili polemiche”. Anche il 2015, dopo 2013 e 2014, si chiude con i traffici in crescita, dell’1,14%, e 24.738.989 tonnellate movimentate. Gli sbarchi aumentano del 3,2% a 21.062.433 tonnellate, gli imbarchi calano del 9% a 3.676.556 tonnellate. Sugli scudi i container che registrano il nuovo record con 244.813 Teus, su del 10%. Bene sia il Terminal Tcr che Setramar, “dove evidentemente il management è riuscito a trovare il modo di superare il problema dei fondali”. A trainare i traffici, a livello di merce, sono i metallurgici, passati da 5,4 a 6,2 milioni di tonnellate; bene anche i materiali da costruzione, con 4,6 milioni di tonnellate movimentate, su di quasi il 10%, mentre cala di oltre il 9% il comparto agroalimentare 3,9 milioni di tonnellate. Colpa soprattutto di farine di soia e girasole, semi oleosi e legno in pellet, mentre sono in territorio positivo frumento e granoturco.


Tra le rinfuse liquide spiccano i cali del 4% dei prodotti petroliferi e dell’8,6% dei prodotti alimentari. Territorio negativo per i trailer, giù del 7,8% con 70.109 unità “comunque superiori alle previsioni 2015 di 65.000 pezzi”. In questo caso pesa la situazione della linea con la Grecia sospesa per nove mesi per incidente alla nave. Dati “ben aldilà delle nostre attese”, sottolinea Di Marco, soprattutto per quanto riguarda le merci varie in colli e anche la, data la situazione dei fondali, anche la stabilità delle rinfuse solide. Così mentre il settore nazionale perde oltre 20 milioni di tonnellate dal 2007 al 2015, Ravenna cresce “benissimo”. E nel 2015 con 10,1 milioni di tonnellate si conferma secondo porto italiano dopo Taranto che però perde 4,5 milioni di tonnellate, da 16 a 11,6, “nonostante un settore in grandissima difficoltà. E’ un risultato strabiliante che mostra ancora una volta la nostra forza”.

di Cristiano Somaschini, giornalista professionista

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