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ROMA – Jobel. Corno d’ariete. Da qui deriva il nome Giubileo, tradizione inaugurata dagli antichi ebrei, che ogni 50 anni seguendo la legge mosaica fermavano le coltivazioni e liberavano gli schiavi. Nessuna apertura della Porta santa: l’anno santo ebraico veniva inaugurato proprio dal suono dello Jobel. Quel corno d’ariete da cui deriva il nome Giubileo.
Che nella tradizione cristiana nasce ufficialmente nel 1300 per volere di papa Bonifacio VIII, quello dello schiaffo d’Anagni, lo stesso che Dante colloca in un futuro infernale. Già, perché mentre il Sommo poeta inizia il suo viaggio, Bonifacio – al secolo Benedetto Caetani (1235-1303) – è ancora vivo e attivissimo, soprattutto nel far crescere il patrimonio ecclesiastico e suo personale. E infatti è nel girone dei simoniaci, coloro cioè dediti al commercio delle cose sacre, che Dante colloca il pontefice. Fatto sta che il 20 febbraio di quell’anno – lo stesso del primo Giubileo e dell’inizio del ‘pellegrinaggio’ dantesco nella vita ultraterrena – Bonifacio licenzia la bolla ‘Antiquorum habet fida relatio’ che istituisce la prima indulgenza giubilare e stabilisce un intervallo di 100 anni tra un Giubileo e l’altro.
È di nuovo l’autore della Divina commedia a fare la cronaca di quel primo Anno santo e a raccontare l’altissima affluenza di pellegrini nella Città eterna. Tanti, al punto che su ponte Sant’Angelo ‘hanno a passar la gente modo colto, che da l’un lato tutti hanno la fronte / verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro, da l’altra sponda vanno verso ‘l monte’. In pratica, Roma si trova già all’epoca in overbooking. Suo malgrado. Bonifacio muore nel 1303, non sappiamo se effettivamente stia ancora scontando la sua pena in qualche girone dantesco, ma siamo certi che la sua decisione di far cadere il Giubileo ogni cento anni è prestissimo disattesa. Tanto che l’Anno santo successivo si tiene già nel 1350. È papa Clemente VI, al secolo Pierre Roger, a uniformare la scadenza alla tradizione ebraica – che lo stabiliva ogni 50 anni. Non solo, perché il quarto dei papi di Avignone decide anche di aggiungere San Giovanni in Laterano alle basiliche da visitare, San Pietro e San Paolo.
Un anno prima accade però qualcosa di imprevisto e catastrofico. Il 9 febbraio 1349 Roma è scossa dal terremoto più violento che abbia mai investito la città, almeno tra quelli conosciuti dalle cronache. Fatto sta che quando i pellegrini arrivano a Roma trovano una città colpita al cuore: i danni sono visibili sul campanile della Basilica di San Paolo, alla stessa Basilica di San Giovanni, a quella di Massenzio e alla stessa Basilica di San Pietro. Senza contare la distruzione di molte abitazioni nel Laterano e i danni al Pantheon, al Colosseo e all’Arco di Costantino. Ma quello del 1350 è anche il Giubileo senza la presenza del Pontefice, che se ne sta ad Avignone.
Il Giubileo resta un evento a cadenza cinquantennale fino al 1450 (con qualche eccezione, tipo quello del 1390 che però, diremmo oggi, è stato un flop a causa dello scisma). Poi nel 1475 Paolo II decide di far scendere a 25 anni la cadenza tra un Giubileo e l’altro. L’idea è di far vivere a tutte e tutti i fedeli un Anno santo almeno una volta nella vita. E così è. Il 1500, però, è un anno particolarissimo. A condurre il Giubileo è Alessandro VI Borgia, uno dei papi più discussi della storia della Chiesa. Due figli illegittimi, Cesare e Lucrezia, dedito al libertinismo e al nepotismo e pure alla simonia, Alessandro VI, nato Roderic Llançol de Borja e italianizzato Rodrigo Borgia, è l’emblema di una Chiesa fin troppo calata nelle cose terrene (e infatti di lì a pochi anni arriveranno le tesi di Lutero). Tant’è, nonostante i vizi, Alessandro VI è un pontefice molto attento alla dottrina e alla forma. Si deve a lui il complesso cerimoniale del Giubileo con l’apertura della Porta santa, così come la costruzione della via Alessandrina che ha resistito fino alla sua distruzione, negli anni Trenta del Novecento. Ma non solo, perché sotto Alessandro Borgia viene commissionata a Michelangelo la Pietà, a Pinturicchio si affida il compito di affrescare gli appartamenti dei Palazzi vaticani e per Roma si realizza l’Orto botanico.
I due Giubilei successivi sono scanditi da una serie di eventi che scombussolano la vita cittadina e tolgono il sonno ai piani alti del Vaticano. È del 1527 il Sacco di Roma, uno dei più cruenti della storia dell’Urbe, mentre 10 anni prima Lutero affigge le sue tesi scagliandosi contro la Chiesa. Senza contare lo scisma della Chiesa d’Inghilterra con Enrico VIII. L’eco dei turbamenti sociali e ecclesiastici ha un effetto devastante per il Giubileo del 1550 gestito da Giulio III che indice anche la riapertura del Concilio di Trento per l’anno successivo. A salvare la memoria di quell’Anno santo è il Giudizio universale che Michelangelo presenta al mondo proprio in quei mesi.
Gli effetti della Controriforma e del rinnovato ruolo della Chiesa nel mondo si hanno 25 anni dopo, durante il Giubileo del 1575. Indetto da Gregorio XIII, le cronache dell’epoca ci raccontano di una affluenza straordinaria alla Città eterna, che dai suoi abituali 80mila abitanti si vede invasa da un fiume di 400mila pellegrini. Tra gli illustri, anche Filippo Neri che rinvigorisce in quell’occasione la tradizione delle Sette Chiese.
Il Giubileo del 1600 si apre con sei giorni di ritardo – quindi il 31 dicembre – perché papa Clemente VIII ha la gotta. Cose che succedono davvero a tutti. Non succede a tutti, però, di mettere al rogo il filosofo Giordano Bruno. Succede il 17 febbraio del 1600, a Campo de’ Fiori. Un anno brutale e allo stesso tempo ricco di arte. Siamo in pieno Barocco e la scena è tutta di Caravaggio, che in quei mesi realizza il ciclo di San Matteo nella chiesa di San Luigi dei Francesi. È lo stesso artista a realizzare il ritratto di un altro futuro papa, Urbano VIII. Al secolo Maffeo Vincenzo Barberini, il protagonista del Giubileo del 1625 concede la possibilità di comprare l’indulgenza a chi non può arrivare a Roma, compresi carcerati e ammalati. Semplifica poi il percorso delle sette chiese e indice diversi Giubilei straordinari. Ma più che un papa, Urbano resta un principe. E cerca bellezza a ogni costo. Con lui Bernini realizza il baldacchino in bronzo dell’altare della Confessione, a San Pietro. La materia prima arriva in parte dal Pantheon. E così su di lui nasce il detto ‘Ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini’. Ma nasce anche una tradizione che passerà alla storia: quella di Pasquino, la statua parlante che dà voce alle lamentele dei romani. Come questa: ‘Urbano VIII dalla barba bella, finito il giubileo, impone la gabella’.
Quello del 1650 è il Giubileo di Innocenzo X. Questa volta è la famiglia Pamphili a esprimere il suo pontefice. Se a livello geopolitico il momento è segnato dalla fine della Guerra dei Trent’anni, è ancora sul piano artistico che l’Anno santo concede a Roma la realizzazione di grandi opere d’arte. Tra tutte, quelle del Borromini che rinnova San Giovanni in Laterano e costruisce Sant’Agnese in piazza Navona, dove Bernini nella sua fontana raffigura i quattro fiumi più grandi della terra. È in quel momento che Bernini scolpisce il gruppo di Santa Teresa in estasi. Ma è 25 anni dopo, durante il Giubileo del 1625, che viene coinvolto il monumento più importante di Roma: il Colosseo. L’Anfiteatro Flavio viene consacrato durante l’Anno santo da papa Clemente X che blocca le lotte tra tori dentro al monumento.
Il Colosseo è protagonista anche di un altro Giubileo, quello del 1750, quando papa Benedetto XIV istituisce la processione del venerdì santo, la Via Crucis, consacrando il simbolo dell’Impero romano a luogo emblematico del martirio dei primi cristiani. In mezzo, ci sono i Giubilei del 1700, con la particolarità di essere aperto da un pontefice, Innocenzo XII, morto nel corso dell’Anno santo, e chiuso da un altro, Clemente XI, e quello del 1725, con l’apertura della scalinata di piazza di Spagna per congiungere la piazza con la Chiesa della Santissima Trinità dei Monti.
Quello del 1775 è un Giubileo che inizia sotto il segno della soglio pontificio vacante a causa della morte di Clemente XIV. Ad aprire la Porta santa il 26 febbraio è il suo successore, l’appena eletto pontefice Pio VI. Ed è proprio Pio VI che verrà imprigionato durante l’occupazione francese di Roma e la proclamazione della Repubblica Romana. Salta così il Giubileo del 1800, esattamente come avviene e 50 anni dopo, nel 1850. Il Giubileo del 1825 è un tentativo di riportare l’ordine rendendo Roma una ‘santa Gerusalemme’. Con questa idea, l’intransigente Leone XII, al secolo Annibale della Genga, ordina ‘i caffettieri e i venditori a tenere chiuse le botteghe’ e emana un editto ‘sul vestir delle donne’. È questo l’unico vero Anno santo dell’Ottocento, visto che anche quello del 1875 è celebrato in forma ridotta, con il papa Pio IX di fatto prigioniero in Vaticano a seguito della Breccia di Porta Pia, avvenuta cinque anni prima.
Il Giubileo del 1900 inaugura una stagione politica totalmente nuova per la Chiesa, ancora alle prese con la questione romana. Papa Leone XIII lo indice, il Re lo annuncia nel Discorso della Corona. Il primo Anno santo del Novecento vuole ‘vincere la sfida della modernizzazione della vita cristiana e della cristianizzazione della vita moderna’, ma de ve fare i conti con le forze anticlericali. Il 20 settembre, anniversario della Breccia, il gran maestro della massoneria e futuro sindaco di Roma, Ernesto Nathan, organizza un antigiubileo con tanto di giro delle quattro basiliche laiche: Pantheon, Gianicolo, Campidoglio e l’immancabile Porta Pia.
Venticinque anni dopo il mondo è sconvolto dalla Grande guerra. In Italia nel 1922 Mussolini marcia su Roma. Con la bolla Infinita Dei Misericordia del 29 maggio 1924 papa Pio XI annuncia il Giubileo del 1925 e decide di bandire tutti i simboli politici dal Vaticano, anche se è il primo papa a benedire lo Stato unitario italiano. E a proposito di simboli, questo è il Giubileo che fa tornare la grande croce al Colosseo, rimossa durante il 1970. È sempre Pio XI a dare l’avvio a una serie di missioni in tutto il mondo, guadagnandosi il titolo di Papa delle missioni. E sempre lui guiderà il Giubileo straordinario del 1933 per i 1900 dalla morte di Gesù. Il papa quell’anno tiene 620 discorsi e a Roma si riversano oltre 2 milioni di pellegrini.
Il Giubileo del 1950, guidato da Pio XII, è quello della ricostruzione. L’Italia e Roma si rialzano dopo lo strazio della Seconda guerra mondiale, segnata dal nazifascismo che ha lasciato una ferita profondissima in tutto il mondo. Durante l’Anno santo viene definitivamente sistemata via della Conciliazione e viene annunciato dal Pontefice il ritrovamento della tomba di Pietro, a seguito di scavi condotti nelle grotte Vaticane. Pio XII proclama il dogma dell’assunzione della Beata Vergine Maria in cielo. Ma è il numero impressionante di pellegrini in arrivo nella Capitale che segna una svolta, dando avvio al turismo religioso di massa, tanto che il governo De Gasperi decide di organizzare l’accoglienza e consegnare a chi arriva la ‘Carta del Pellegrino’ che in territorio italiano ha validità di passaporto.
Quello del 1975 si può definire una Anno santo delle telecomunicazioni, con le celebrazioni trasmesse in mondovisione. Papa Paolo VI lo dedica alla riconciliazione. Così, molti monaci buddisti si ritrovano ad assistere all’apertura della Porta santa, mentre il Vaticano celebra la fine delle scomuniche con la Chiesa di Bisanzio e la partecipazione del Patriarca di Alessandria Melitone. Nonostante la grande quantità di opere pubbliche realizzate anche in collegamento alle Olimpiadi del 1960, Roma subisce l’invasione dei pellegrini, con problemi legati soprattutto al traffico.
Dopo quello straordinario del 1983, è papa Giovanni Paolo II con la bolla Incarnationis Mysterium a indire il Giubileo del Duemila, considerato di fondamentale importanza per via dell’apertura del nuovo millennio. Per tutto l’Anno santo il pontefice compie egli stesso diversi pellegrinaggi, chiede perdono per i peccati commessi dalla Chiesa nella storia, tra cui anche il rogo di Giordano Bruno durante il Giubileo del 1600. A scandire più di ogni altra cosa il primo Giubileo del Terzo millennio è però la Giornata mondiale della Gioventù che porta a Roma, a Tor Vergata, oltre due milioni di ragazze e ragazzi da tutto il mondo.
Due i Giubilei indetti da Benedetto XVI. Il primo, nel 2015, è l’Anno santo della Misericordia indetto per il 50esimo anniversario della fine del Concilio Vaticano II. Il secondo, quello del 2025, appena iniziato, papa Bergoglio lo dedica alla Speranza. E Roma si prepara ad accogliere 35 milioni di pellegrini.
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