NEWS:

Cnr: “Lo smog non è solo un problema ambientale: danneggia fortemente la salute”

'Lo smog non è solo un problema ambientale: danneggia

Pubblicato:24-12-2015 12:05
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:45

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

smog_trafficoLo smog non è solo un problema ambientale: danneggia fortemente la salute‘. Per fare un esempio, 84.400 è il numero annuale delle morti premature in Italia stimato dall’Agenzia ambientale europea Eea (59.500 per Pm2.5, 3.300 per O3, 21.600 per NO2), mentre l’iniziativa Aphekom ha stimato che vivere vicino a strade trafficate sia responsabile del 15-30% di casi di asma (età 0-17 anni) e di cardiopatia ischemia e  di broncopneumopatia cronica ostruttiva (età oltre 65 anni). L’allarme lo ribadisce Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare (Ibim) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Palermo e docente di Effetti dell’inquinamento sulla salute nel corso di Laurea in Scienze Ambientali dell’Università di Pisa.

Sono passati 105 anni da quando Henry Antoine des Voeux, componente della Società londinese per l’abbattimento del fumo da carbone, coniò un nuovo termine ‘smog’, sintesi di due parole ‘smoky fog’, per identificare ‘quel qualcosa prodotto nelle grandi città, ma inesistente in campagna’- ricorda Viegi- sono altresì passati 63 anni dall’episodio acuto di Londra in cui, a causa dell’intenso e persistente smog, si registrarono oltre quattromila decessi aggiuntivi in meno di due settimane’.  Tale episodio ‘segnò l’inizio di una nuova scienza, l’epidemiologia ambientale- prosegue il riocvercatore- la quale nell’ultimo mezzo secolo ha disegnato e condotto migliaia di studi di popolazione, evidenziando che l’inquinamento atmosferico è un fattore di rischio certo per malattie cardio-respiratorie’.

L’inquinamento atmosferico è associato a mortalità per malattie cardio-respiratorie, tumore al polmone, ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie (compresa la polmonite) e per asma, incidenza e riacutizzazione di asma, rinite allergica, sintomi respiratori (tosse, espettorato, respiro sibilante, difficoltà di respiro), riduzione della funzione respiratoria- spiega Giovanni Viegi, direttore dell’Ibim Cnr di Palermo e docente di Effetti dell’inquinamento sulla salute all’Università di Pisa- inoltre, esso causa un incremento dell’assenteismo lavorativo e scolastico, nonché la necessità di aumentare le dosi di broncodilatatori nei pazienti con patologia ostruttiva cronica. Determina quindi enormi costi socio-economici’. Sono poi passati 10 anni da quando l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha emanato le sue linee guida per il particolato atmosferico (Pm), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), l’anidride solforosa. Tali limiti, con l’eccezione di quello per l’ossido di azoto, sono molto più restrittivi di quelli ammessi dall’Unione Europea (Ue).


‘La conseguenza è ben descritta nel Rapporto dell’Agenzia ambientale europea (‘Air quality in Europe’ – 2015 report), pubblicato agli inizi di dicembre in concomitanza con l’avvio della Conferenza sul clima Cop21 di Parigi. Vi è una variazione enorme tra le stime delle percentuali di esposizione della popolazione europea agli inquinanti- dice Viegi- ad esempio per le particelle inalabili (Pm10), secondo i limiti Ue il 17-30% è esposto contro il 61-83% secondo i limiti Oms’. Gli analoghi valori ‘per le particelle fini (Pm2.5) sono 9-14% e 87-93%,  e quelli per l’ozono (inquinante tipicamente estivo) sono 14-15% e 97-98%, rispettivamente’. Le mappe presenti nel Rapporto ‘mostrano che la pianura padana ed alcune grandi città italiane sono tra le zone europee più inquinate- ricorda il ricercatore- il Rapporto stima anche il numero annuale delle morti premature (cioè avvenute prima dell’età aspettata, corrispondente all’aspettativa di vita per un tale paese, specifica per sesso) in Italia: 59.500 per Pm2.5, 3.300 per O3, 21.600 per NO2’.

In questi giorni l’attenzione dell’opinione pubblica è richiamata dagli elevati livelli di inquinamento atmosferico nella pianura padana ed in molti centri urbani del resto d’Italia. ‘Ci si chiede se esistano misure efficaci per ridurre l’esposizione della popolazione agli inquinanti atmosferici’, continua Giovanni Viegi, direttore dell’Ibim Cnr di Palermo e docente di Effetti dell’inquinamento sulla salute all’Università di Pisa. La letteratura scientifica negli ultimi anni ‘ha mostrato l’efficacia della chiusura dei centri urbani per circa due settimane al traffico privato (da 11 a 41% di riduzione di eventi asmatici acuti durante le Olimpiadi estive di Atlanta 1996 e di Pechino 2008) e l’efficacia della riduzione cronica dei livelli di concentrazione di NO2, Pm2.5 e Pm10 sui sintomi e la funzione respiratoria (indagini Sapaldia e Scarpol in Svizzera)- spiega Viegi- nonché l’efficacia del bando all’uso di carbone per riscaldamento a Dublino nel 1990 (riduzione del 15% di mortalità per cause respiratorie nei sei anni successivi). Negli Stati Uniti è stato stimato che ogni decremento di 10 microgrammi/metro cubo di Pm2.5 è associato ad un aumento di 7 mesi nell’aspettativa di vita’.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it