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ROMA – “È necessario combattere un male che purtroppo continua a mietere vittime innocenti. Vorrei prendere spunto, a pochi giorni di distanza dal brutale femminicidio di Giulia Cecchettin, che ha scosso le coscienze di noi tutti nel profondo, da una poesia di una grande poetessa italiana Alda Merini, che ha conosciuto il dolore, la violenza e persino la reclusione in un ospedale psichiatrico, subendo pene e dolori indicibili e i cui versi sono oggi purtroppo terribilmente attuali: ‘Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne'”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un messaggio inviato oggi a Roma in occasione del convegno dal titolo ‘La difesa contro la violenza sulle donne’.
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L’evento, che si è svolto presso il Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia, è stato promosso dal ministero della Difesa ed organizzato dal sottosegretario di Stato alla Difesa, Isabella Rauti, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che si celebra domani.
“La stessa Alda Merini, nel ‘Canto delle donne’- ha proseguito Crosetto nel suo messaggio- recita così: ‘Io canto le donne prevaricate dai bruti, la loro sana bellezza, la loro ‘non follia’, il canto di Giulia io canto riversa su un letto, la cantilena dei salmi, delle anime ‘mangiate’, il canto di Giulia aperto portava anime pesanti, la folgore di un codice umano disapprovato da Dio’. Un canto doloroso e straziante, quello di Merini, che come in un sogno di una premonizione parla proprio di una donna il cui nome è Giulia“.
Questo, secondo il ministro, è un punto “doloroso e drammatico, ci sono ancora troppi gravi episodi di violenza, non solo fisica, generata da gelosia, prepotenza e ignoranza. Violenza sulle donne che lascia segni, cicatrici perenni e che uccide”.
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Una discriminazione fisica e psicologica, fino ai limiti dell’omicidio, che per Crosetto “ferisce l’orgoglio di chi vorrebbe essere indipendente economicamente ma non ci riesce, di chi è costretta ancora oggi a scegliere tra la famiglia e il lavoro, di chi prova a puntare in alto ma nel merito non viene riconosciuto, fino a quando l’ambizione svanisce, subdola, come quella psicologica, che non fa più mangiare, che produce altro male e crea problemi più profondi”, ha concluso.
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