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Presidente della provincia di Benevento indagato per turbativa d’asta

Antonio Di Maria è finito questa mattina agli arresti domiciliari nell'ambito di una inchiesta della procura sannita sugli appalti nelle province di Benevento e Caserta e nel Comune di Buonalbergo

Pubblicato:24-11-2021 14:25
Ultimo aggiornamento:24-11-2021 14:25

carabinieri
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NAPOLI – È indagato per turbativa d’asta il presidente della provincia di Benevento Antonio Di Maria, finito questa mattina agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della procura sannita sugli appalti nelle province di Benevento e Caserta e nel Comune di Buonalbergo. “Il presidente della provincia non è indagato per corruzione”, ha chiarito in conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Benevento Aldo Policastro. Sono complessivamente 18 le misure cautelari a cui questa mattina hanno dato esecuzione i carabinieri del comando provinciale di Benevento. Una ha raggiunto anche il sindaco di Buonalbergo Michelantonio Panarese.

Otto persone sono finite agli arresti domiciliari, mentre nei confronti di dieci soggetti sono state eseguite misure interdittive del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione. Si tratta di pubblici ufficiali in servizio nell’ente della Provincia di Benevento, imprenditori e professionisti, che sono stati ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo e in concorso tra loro, dei delitti di corruzione aggravata, turbata libertà degli incanti, rivelazione di segreti d’ufficio, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti in relazione procedure pubbliche di appalto e dei reati di tentativo di induzione indebita a dare o a promettere altre utilità, tentata concussione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e falso ideologico.

“Riteniamo – ha aggiunto il procuratore – di aver acquisito elementi in ordine a una attività di turbativa delle attività pubbliche che non era estemporanea o occasionale, ma assistiamo a una preordinata e sistematica violazione e deviazione dalla correttezza nell’affidamento degli appalti”. Le indagini sono partite grazie alla denuncia di due pubblici ufficiali “che hanno rifiutato offerte di denaro, decidendo – ha sottolineato Policastro – di denunciare le pressioni subite”.


Monitorati 23 appalti da 58 milioni, “ma è per 11 appalti – ha spiegato il procuratore – che riteniamo di aver raggiunto gravità indiziaria o in relazione alla corruzione o alla turbativa d’asta”. Eseguito anche il sequestro preventivo di somme di denaro pari a complessivi 49.500 euro, il prezzo dei reati di corruzione finora accertati e di cui si ritiene siano già stati acquisiti elementi in relazione alla loro effettiva consegna.

“Il sistema corruttivo ha visto come protagonisti alti funzionari, esponenti delle amministrazioni locali, funzionari, tecnici e imprenditori della provincia di Benevento e in un caso della provincia di Caserta. I protagonisti – ha spiegato Germano Passafiume, comandante provinciale dei carabinieri di Benevento – ricorrevano in alcuni casi ad arcaici sistemi di comunicazione come semplici gesti, strette di mano, ammiccamenti. Da qui la complessità nel ricostruire i patti esistenti tra i diversi soggetti, finalizzati alla spartizione illegale di appalti pubblici in favore di imprenditori o imprese compiacenti”.

Le indagini hanno consentito di accertare che in relazione a un appalto, quello relativo alla discarica Cerreto di Buonalbergo dell’importo di 1,1 milioni di euro, era stata chiesta a un imprenditore la corresponsione di 20mila euro addirittura sei mesi prima della pubblicazione della gara. Indagini anche su appalti relativi a lavori in istituti scolastici. Per una scuola, l’istituto Livatino di Circello, un funzionario della provincia (che è anche sindaco di Buonalbergo) “era stato chiamato dal presidente della provincia – ha detto il tenente colonnello Alfredo Zerella – che gli ha fornito indicazioni su quale deve essere la ditta che poi, a sua volta, avrebbe comunicato il nome della ditta che avrebbero dovuto vincere”

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