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Sulle orme dei monaci, al congresso Sifo i farmacisti fanno un tuffo nel Medioevo

Al congresso Sifo c'è uno spazio dedicato alla galenica conventuale, ossia alla medicina monastica

Pubblicato:24-11-2017 16:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:55

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ROMA – L’anno scorso, per la prima volta, durante i giorni del congresso Sifo oltre seicento farmacisti ebbero la possibilità di sperimentare con mano una serie di preparazioni e procedure pratiche, indossando il camice e mettendosi al lavoro. Quest’anno, al 38° congresso nazionale della Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie (in corso fino a domenica 26 novembre all’hotel Cavalieri di Roma), la riuscitissima esperienza del laboratorio L.I.F.E. (Laboratorio interattivo farmacisti esperti) si ripete ma c’è una novità molto originale: uno spazio dedicato alla galenica conventuale, ossia alla medicina monastica che tanti secoli fa, nelle abbazie, era in grado di ‘sfornare’ medicinali e composti curativi realizzati con piante ed erbe.

UN RITORNO ALLE ORIGINI

L’idea è quella di portare nel presente la cultura e la manualità delle origini, ripercorrendo arti e mestieri medievali: si parla dunque di ricettari medievali, di erbari e di strutture di cure nei tempi del Medioevo. Nei monasteri e nei conventi, secoli or sono, c’era spesso il cosiddetto ’hortus simplicium’, il giardino dei (medicamenti) semplici, dove venivano coltivate le piante poi utilizzate dai monaci per preparare medicamenti semplici (fatti di un’unica pianta) o composti.


L’ABBAZIA DI MORIMONDO

A esporre ai farmacisti ospedalieri che partecipano al laboratorio L.I.F.E. le tecniche dell’erboristeria che si praticava nel Medioevo sono stati invitati i ‘maestri’ laici della abbazia di Morimondo, in provincia di Milano al confine con Pavia. Da molti anni ormai Morimondo è passata alla Diocesi di Milano e di monaci nel senso stretto della parola non ce ne sono più: al posto dell’ordine monastico è però nata nel 1993 una Fondazione denominata ‘Abbatia Sancte Marie de morimundo’ che porta avanti, attraverso volontari laici, le ‘regole’ di San Benedetto (in primis il noto ‘ora et labora’) e le antiche attività dei monaci dell’ordine cistercense. Tra queste c’è anche l’erboristeria e la conoscenza delle piante medicinali, che faceva parte delle funzioni assistenziali nei confronti di pellegrini e popolazioni delle campagne: grazie alla conoscenza delle erbe officinali che spesso si tramandava per esperienza, i monaci sapevano preparare impacchi, unguenti e medicamenti capaci di curare.

DAGLI ERBARI AL GIARDINO DEI SEMPLICI

Da Morimondo al laboratorio L.I.F.E. arrivano Mariachiara Rodella per spiegare la ‘Storia delle strutture medievali per l’accoglienza e per la salute’; Raffaella Rogledi per una lezione su ‘Ricette dai ricettari medievali’; a Roma anche il vicepresidente del museo dell’abbazia di Morimondo Piero Rimoldi, a cui spetta il compito di parlare di ‘Erbario tra arte e scienza, e Silvia Fumagalli per un excursus ‘Dal giardino dei semplici al laboratorio’.

IL ‘BIS’ DEL LABORATORIO L.I.F.E.

Il Laboratorio LIFE, coordinato da Davide Zenoni (Area Nutrizione clinica SIFO), anche quest’anno si propone di ricreare, in un ambiente spazioso ed attrezzato, le attività che il farmacista svolge quotidianamente in laboratorio, dal punto di vista metodologico e applicativo. Si divide in quattro aree, che gli iscritti possono visitare a rotazione per immergersi anche praticamente nelle attività: dalle simulazioni pratiche anti-errori alla preparazione di compresse e capsule, quest’anno anche di cannabis (la simulazione, però, verrà effettuata utilizzando origano).

Oltre all’area della galenica conventuale, sono presenti l’area galenica, l’area oncologica e infine l’area della nutrizione clinica. Come l’anno scorso, l’attività formativa è organizzata in modo interattivo, per dare la possibilità ai partecipanti di confrontarsi e apprendere, grazie a personale qualificato, informazioni sulle norme e tecniche di allestimento avanzate.

IL VADEMECUM DELLA GALENICA

Al congresso Sifo di Roma la galenica è protagonista anche per un altro motivo: da questa mattina viene infatti distribuito il “Vademecum per il farmacista che lavora in un laboratorio galenico”: un lavoro nato dalla sinergia tra l’Area galenica di Sifo (responsabile Davide Zanon) e l’Area Nutrizione clinica (responsabile Davide Zenoni).

Si tratta di un prontuario (116 le pagine complessive), una guida pratica di agevole consultazione nella quotidiana attività di laboratorio del farmacista. Ma questo libriccino potrebbe essere anche un buon punto di partenza per un’applicazione uniforme delle norme della galenica su tutto il territorio nazionale. Nel vademecum sono presi in esame tutti gli aspetti connessi alla sicurezza e alla prevenzione degli ambienti, sono catalogati i dispositivi di protezione collettiva e individuale, e prese in esame sia le fasi di valutazione del rischio chimico e cancerogeno.

IL ‘SENSO’ DI QUESTO MANUALE

Come si è arrivati al manuale? Zanon e Zenoni, confrontandosi insieme, hanno avviato un percorso di revisione che ha permesso di individuare alcuni settori dell’attività del farmacista di laboratorio che necessitavano di essere approfonditi. Hanno così cercato di definire le specifiche tecniche ed i requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici per l’esecuzione delle attività e la gestione delle stesse in sicurezza per operatore e prodotto. E infine li hanno messi su carta in modo sintetico ad uso di tutti i colleghi. Ma il loro manuale, ci tengono a precisare, non vuole essere in alcun modo un punto d’arrivo, bensì un nuovo punto di partenza per tutti i farmacisti che vogliano lavorare al meglio. Perchè vademecum, in latino, significa “vieni con me – ti posso aiutare”.

La garanzia di un prodotto sicuro e di qualità è una responsabilità collettiva che coinvolge tutti gli attori quali, la comunità accademica, il sistema sanitario nazionale in tutte le sue articolazioni, la comunità scientifica e tutti i professionisti che operano in sanità- afferma Davide Zenoni, responsabile Nutrizione clinica SIFO-. In quest’ottica, ci è parso essenziale rileggere e completare, alla luce di un miglioramento continuo, un percorso di sicurezza e qualità del farmaco galenico”.

È stato un lavoro di squadra, un percorso durato un anno- conclude Davide Zanon, responsabile Galenica SIFO-. Il risultato è in realtà il punto di partenza: uno spunto a migliorare e a migliorarsi, sempre nell’ottica di assicurare un prodotto di qualità che non costi la sicurezza di chi lo allestisce”.

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