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VIDEO | Disturbi nei bambini, IdO: “Il futuro della ricerca è integrare saperi”

"Fare diagnosi e terapia è come disinnescare una bomba": dice la neuropsichiatra dell'Istituto di Ortofonologia (IdO)

Pubblicato:24-10-2020 14:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:07

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ROMA – “La modalita’ di approccio all’eta’ evolutiva che ci caratterizza mette il bambino al centro di ogni speculazione e considera sempre la complessita’ del disturbo. Ogni manifestazione in eta’ evolutiva, ma anche in eta’ adulta, e’ il risultato di innumerevoli fattori che intervengono nel processo di crescita. Quindi, ogni volta che ci troviamo di fronte a un disagio o a un disturbo dobbiamo recuperare quella dimensionalita’, persa negli ultimi anni con le diagnosi categoriali, per permetterci di scrivere la storia del bambino”. Apre cosi’ Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), la prima delle due giornate precongressuali interamente in live streaming sul sito Ortofonologia.it. Un evento che permette all’IdO di presentare l’offerta formativa della Scuola di specializzazione in Psicoterapia psicodinamica dell’eta’ evolutiva dell’IdO e della Fondazione MITE.

La letteratura internazionale “ha reso noto che il bambino e’ competente gia’ dai primi anni vita– continua la psicoterapeuta- alla nascita, ad esempio, ha il cosiddetto dispositivo di riconoscimento di contingenza, ovvero la capacita’ di cogliere i nessi causali. Le neuroscienze dicono che ci sono strutture innate in ognuno di noi ma predisposte con dei vuoti. Significa- spiega ancora la specialista- che ci sono degli elementi archetipici innati e predisposti con dei vuoti che poi l’ambiente interviene a plasmare. Sappiamo, pertanto, come i meccanismi epigenetici trasformino il patrimonio originario”. La ricerca scientifica mette ormai sotto la lente di ingrandimento il periodo gestazionale: “È una realta’ che in ambito psicodinamico abbiamo da sempre considerato. I dati che le neuroscienze hanno messo a disposizione- conferma la responsabile del servizio Terapie IdO- ci permettono di valutare la scientificita’ di queste considerazioni: non sono solo interpretazioni di ordine psichico- rimarca Di Renzo- perche’ nella prima infanzia nulla puo’ essere solo psichico o solo biologico”. Si parla infatti di realta’ biopsichica, in quanto “evolve grazie a tutto quello che c’e’ intorno. Una buona sintonia tra il bambino e la mamma a tre mesi di vita e’ predittiva di una migliore disposizione sociale a tre anni. Inoltre, se a tre mesi di vita c’e’ una buona sintonia con i genitori, anche questa e’ predittiva di una migliore competenza sociale, di una capacita’ di simbolizzazione, di buone competenze in eta’ prescolare e della capacita’ di reggere i conflitti poi in eta’ adolescenziale”.


Una ricerca scientifica sul trauma effettuata da Clara Mucci, ordinaria di Psicologia clinica dell’Universita’ degli Studi di Chieti, sottolinea proprio quanto “la dimensione affettivo corporea sia determinante nella strutturazione dei traumi successivi. La docente ha connesso poi i disturbi borderline in adolescenza con la relazione primaria”. Sempre citando i risultati delle ricerche scientifiche, Di Renzo ricorda che “al terzo mese di gravidanza si attivano le vie al cervello, e sappiamo che gli eventi stressanti in gravidanza predispongono il bambino a un maggiore rischio di disturbi neuroevolutivi. Un dato che ha dimostrato quanto l‘attivita’ simpatica nella madre sia determinante in eventuali alterazioni”. Come si puo’ allora trascurare questa informazione, chiede Di Renzo, “quando guardiamo un bambino a 7 anni con un problema nelle condotte sociali o nell’apprendimento, se sappiamo che la sintonizzazione favorisce tutto questo? Parliamo di un ordine di complessita’ che chiama in causa la necessita’ di avere un’equipe multispecialistica- prosegue la direttrice della scuola di specializzazione IdO-MITE- che per noi e’ un modello. Il futuro della ricerca e’ nell’integrazione, dal momento che ogni branca del sapere ci da’ informazioni. Il problema in ambito clinico e’ coniugare tutto questo- sottolinea la specialista- sebbene sia difficile rendere operativo un modello in cui questa integrazione sia realmente diffusa e non solo una definizione teorica. Con queste due giornate noi lo facciamo mettendo insieme tante voci differenti- fa presente la terapeuta- dai pediatri ai neuropsichiatri, dagli psicologi ai logopedisti e psicomotricisti, senza dimenticare i docenti e i dirigenti scolastici”. 

Il ruolo del pediatra e’, infatti, “fondamentale perche’ apre domande. Loro sono dei contenitori di regole laddove il collettivo ha perso la rete familiare che per tradizione tramandava le regole. È allora nostro compito aiutare i genitori e mi piace pensare che a condividere questo impegno ci siano anche pediatri, neuropsichiatri e psicologi illuminati- prosegue la psicoterapeuta- nel senso che non restringano il loro ambito di intervento all’unica cosa che devono guardare, ma che possano connettere tutti questi elementi”. È un lavoro doveroso, continua DI Renzo, quello di “scorporare gli elementi che non appartengono al bambino, altrimenti tutto si tradurra’ in una diagnosi fatta al piccolo. La difesa del bambino contempla invece- aggiunge la responsabile dell’IdO- non una distribuzione di colpa ma di responsabilita’”. Bisogna infine recuperare il termine “percorso”: “Si tende a parlare tantissimo di traiettorie, ma queste hanno una dimensione sempre piu’ lineare e indicata per definire appunto la traiettoria di un disturbo. Il percorso, invece, non e’ lineare, e’ assolutamente articolato ed e’ nato all’interno del mondo psicodinamico con il concetto formulato da Anna Freud di ‘linee di sviluppo’ in cui i termini normalita’ e patologia vengono definiti dall’insieme di tutti gli aspetti presenti nel bambino. Le vere valutazioni- conclude Di Renzo- si fanno attraverso i percorsi terapeutici”.

VANADIA (IDO): “FARE DIAGNOSI O TERAPIA È COME DISINNESCARE ORDIGNO”

Possiamo immaginare il ruolo di chi fa diagnosi o terapia come quello di un artificiere che si trova davanti a una bomba da disinnescare: per sapere quale sia il filo giusto su cui intervenire dobbiamo necessariamente sapere a cosa corrispondano anche tutti gli altri fili”. Parte da qui Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile e responsabile dell’Area clinica specialistica dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), per introdurre il tema della ‘Valutazione integrata nell’infanzia’ nel corso della prima delle due giornate precongressuali interamente in live streaming su Ortofonologia.it. 

“Quella della bomba è un’immagine che credo rappresenti bene cosa significa avere a che fare con i bambini molto piccoli- spiega Vanadia- nel senso che dobbiamo conoscere approfonditamente ciò di cui ci stiamo occupando, ancor più perché loro non sono in grado di verbalizzare quello che sentono e quello che provano. E significa poi essere consapevoli della possibilità di ‘salvare’ lavorando sul filo giusto, così come rischiamo se ‘tagliamo’ il filo sbagliato”. Un’immagine paradigmatica “così come paradigmatico è quel costrutto della struttura neurorelazionale che ci consente e ci ha consentito, in questa mattinata, di traslare le neuroscienze nella clinica”, sottolinea la neuropSichiatra. “Dobbiamo sapere quali sono i punti cardine dello sviluppo infantile- spiega Vanadia- è fondamentale, quindi, conoscere il tempo in cui le funzioni del bambino si vanno sviluppando per tener conto di quali siano le diverse capacità dei piccoli nelle differenti epoche di sviluppo”. La cornice da cui partire nell’osservazione “è fatta di conoscenza e integrazione ma anche dalla sensibilità personale del medico e del terapeuta”, sottolinea la neuropsichiatra. “Questa mattina abbiamo parlato dell’osservazione psicodinamica in una cornice neuroevolutiva e con questa introduzione così complessa in realtà abbiamo voluto proprio rispecchiare la complessità dello sviluppo specialmente nella prima infanzia”, precisa Vanadia.

L’intervento della responsabile dell’Area clinica specialistica dell’IdO si è concentrato sulla fascia d’età tra zero e due anni: “Parlare di elementi legati ai primi processi di regolazione e di adattamento all’ambiente extrauterino, delle prime sintonizzazioni e delle forme protocomunicative e delle acquisizioni fino all’autonomia posturo-motoria, dell’integrazione sensoriale e della sempre maggiore autonomia attentiva, ci ha permesso di ripercorre un po’ le varie aree e le varie fasi di sviluppo affrontando gli appuntamenti che ciascun bambino ha e a cui ciascun un genitore si trova a dover assistere”. Tutto ciò considerando “che ciascun bambino ha la sua storia, il suo stile temperamentale, il suo profilo di sviluppo– dice Vanadia- e avrà e farà il suo percorso. Quello che noi possiamo fare è prevenzione, promozione e supporto alla crescita, che a volte significa definire un disturbo e individuare il corretto intervento terapeutico”. 

Come si valuta dunque un bambino piccolo? “Un’anamnesi accurata rappresenta il terreno da cui partire- sottolinea Vanadia- dopo c’è l’osservazione diretta del bambino e dell’interazione con i genitori che consente di definire il profilo di sviluppo individuale e le variabili ambientali. Poi- continua la neuropSichiatra- c’è la riflessione su cosa si è osservato, quali siano le possibili diagnosi differenziali, la prognosi e l’intervento più adeguato”. E ancora, Vanadia sottolinea l’importanza “dell’interdisciplinarietà, ossia dell’integrazione con altre visite specialistiche, indagini strumentali e/o di laboratorio. Infine, il processo diagnostico orienta e si completa attraverso il percorso terapeutico”. In questo percorso, aggiunge poi Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapia dell’IdO, occorre “differenziare il tipo di intervento. Non possiamo pensare che per un disturbo esista un solo tipo di intervento”. E soprattutto “dobbiamo saper riconoscere un disagio da un disturbo, possiamo fare questo se ci ricordiamo che ci sono le tante sfaccettature della normalità”, conclude la psicoterapeuta.

Per seguire la diretta e l’Open day della Scuola di specializzazione IdO-Mite, nonche’ i master sll’eta’ evolutiva clicca qui.

Per informazioni chiamare al numero 0645499587 o scrivere alla mail scuolapsicoterapia@fondazionemite.org scrivere per domande e contatti.

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