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ROMA – Da Katowice a Varsavia e in altre decine di città polacche si sono svolte manifestazioni promosse dalle organizzazioni delle donne, nuovamente in mobilitazione dopo la decisione della Corte costituzionale di vietare l’aborto anche in caso di malattie e malformazioni del feto. A Varsavia la protesta contro quello che è stato definito “l’inferno delle donne” è arrivata in Mickiewicza 49, sotto la casa del vicepremier e leader del partito Diritto e giustizia (Pis) Jaroslaw Kaczynski, dove le attiviste del movimento Ogolnopolski Strajk Kobiet, lo ‘Sciopero nazionale delle donne’, si sono date appuntamento munite di “acqua, latte, maschere di ricambio, guanti, fiale di soluzione salina e power bank”. Proprio l’organizzazione femminile che nel 2016 guidò la protesta in tutto il Paese contro una proposta di legge anti-abortista – con l’hashtag #ToJestWojna (‘Questa è guerra’) – su Facebook ha messo in dubbio la legittimità della decisione perché la Corte costituzionale stessa è giudicata dalle attiviste “illegale”. Il riferimento è a una riforma del 2016 che avrebbe minato l’indipendenza dell’organismo dal potere esecutivo, e su cui anche l’Ue ha manifestato più volte preoccupazioni.
Vietare l’aborto “non significa che non ci sia aborto”, ha sottolineato il movimento, paventando il rischio di un ricorso all’aborto clandestino o all’estero: così, questa l’accusa, “solo i ricchi potranno permetterselo“. Infine, le attiviste hanno ricordato la campagna di informazione e sostegno alle donne Abortion Without Borders, nata come risposta alle leggi anti-abortiste polacche. “Conosci il giorno, non l’ora. Ci vediamo ovunque”, avverte Ogolnopolski Strajk Kobiet.
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