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Zhyan, vita: ecco il progetto di ‘Un ponte per…’ per le donne di Mosul

Visite ginecologiche, assistenza pre e post-natale, sensibilizzazione per la protezione delle donne e dei loro bambini: questo il cuore del progetto “Zhyan”

Pubblicato:24-10-2017 09:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:49

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da www.unponteper.it


Visite ginecologiche, assistenza pre e post-natale, consulenze, ecografie, incontri di sensibilizzazione e conoscenza dedicati alla protezione delle donne e dei loro bambini: questo il cuore del progetto “Zhyan” (Vita), attivo nella regione del Kurdistan iracheno e in particolare nell’area di Erbil e sostenuto da AICS – Cooperazione Italiana,  Otto per Mille della Chiesa Valdese, Provincia di Bolzano, CCFD-Terre Solidaire e donatori privati.

Un programma triennale di sostegno alla salute delle donne irachene sfollate, rifugiate siriane e delle comunità ospitanti attraverso servizi di salute riproduttiva e di sostegno psicosociale in 4 cliniche del Governatorato di Erbil. Nel corso delle 3 fasi, grazie al progetto Zhyan si sono allestite le cliniche, formato il personale, promosse campagne di sensibilizzazione ed è stata allestita un’unità mobile raggiungere le i casi più vulnerabili nelle aree periferiche e nei campi per sfollati.


Cuore dell’intervento, lanciato nel 2015, è stata l’apertura di 4 cliniche dedicate alle donne sfollate irachene e rifugiate siriane per garantire loro il diritto alla salute riproduttiva nonostante le terribili condizioni di sfollamento che le accomunano dopo essere fuggite dalla guerra e dalla violenza di Daesh.

Inaugurate in occasione della Giornata Internazionale della Donna, l’8 marzo 2015, le cliniche ad oggi hanno assistito oltre 13.000 donne, anche grazie al supporto di un’unità mobile attrezzata con strumentazioni e medicinali, che si muove ed è sempre a disposizione tra i campi profughi per intercettare i bisogni delle donne che vi abitano.

A lavoro nelle cliniche e nell’unità mobile dottoresse, infermiere ed operatrici specializzate, che a loro volta hanno subìto condizioni di sfollamento: un valore aggiunto per chi si rivolge alla loro consulenza, in grado di superare barriere linguistiche e culturali.

La stessa unità è stata impiegata per offrire sostegno alle donne in fuga da Mosul, in seguito all’offensiva lanciata per liberare la città a fine 2016. Nell’ultima fase è previsto l’allestimento di una clinica sanitaria mobile per consentire al personale medico di monitorare al meglio l’area a nord di Mosul. Prevista, inoltre, l’implementazione di nuove attività nelle cliniche già attive.

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