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Ex Telecom, l’avvocato degli sgomberati: “Digos dai bambini in ospedale”

Agenti si sarebbero presentati in ospedale per richiedere informazioni alle persone, minorenni compresi, che martedì sono state sgomberate dall'ex Telecom

Pubblicato:24-10-2015 09:53
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:40

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Qui la cronaca della giornata di sgombero

BOLOGNA  – Agenti della Digos di Bologna si sarebbero presentati in ospedale per richiedere informazioni alle persone, minorenni compresi, che martedì sono state sgomberate dall’ex Telecom e che ieri si sono rivolte ai medici per le conseguenze (“fisiche e psicologiche”) dell’intervento. Lo riferisce l’avvocato Marina Prosperi, che durante lo sgombero ha assistito gli occupanti e il giorno dopo, insieme al collettivo Social Log, ha annunciato azioni legali per far luce su quanto accaduto. Il legale, inoltre, segnala modalità “difficili e inutilmente complicate”, stamattina, per consentire alle famiglie di recuperare i propri beni dallo stabile: le forze dell’ordine si sarebbero schierate davanti all’ingresso filmando una per una le persone, che intanto hanno formato una lunga fila in strada. Facendo un passo indietro, Prosperi racconta che “ieri pomeriggio e fino a stanotte diverse persone sono andate in ospedale per farsi refertare, perché si sa che in questi casi la ‘botta’, sia fisica che psicologica, arriva dopo”. A quel punto si sarebbe verificato “l’ingresso della Digos in ospedale, sia in pronto soccorso che in pediatria- continua l’avvocato- per chiedere alle persone chi fossero e che malattia avessero”.

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Gli agenti, prosegue il racconto del legale di Social Log, si sarebbero “rivolti direttamente ai minori” e avrebbero “filmato anche dentro l’ospedale”, afferma Prosperi, precisando di non aver assistito direttamente a questi episodi, che le sono stati riferiti. Per quanto riguarda il recupero dei beni rimasti dentro l’ex Telecom, invece, Prosperi spiega che l’iter è stato avviato dopo la presentazione di una formale istanza di restituzione. A quanto si apprende, prima di iniziare le operazioni ci sono stati contatti tra la stessa Prosperi, i servizi sociali del Comune, la Procura, la Questura e la proprietà (rappresentata da un legale). Contatti finalizzati a concordare preventivamente le modalità del rientro temporaneo nell’ex Telecom: ad esempio, Prosperi spiega che si era definito di far proseguire il recupero su più giorni vista la mole di materiale in questione (nello stabile, in sostanza, nel tempo sono stati ricreati dei veri e propri appartamenti). In primo luogo, alle famiglie preme recuperare i “beni di prima necessità”, spiega l’avvocato: “Vestiti, medicinali, libretti di vaccinazione dei bambini e cibo, visto che ci sono tonnellate di frutta che sarebbe assurdo sprecare”. Poi si tratterà di “smontare i mobili”, aggiunge Prosperi.

Venerdì mattina, però, non tutto si è svolto nella maniera più semplice. “All’inizio c’è stato un atteggiamento abbastanza rigido” da parte delle forze dell’ordine, spiega Prosperi, anche in questo caso non direttamente presente sul posto. Anche tra le persone che erano lì per seguire le operazioni, però, c’è chi parla di scene “umilianti“. La polizia “ha cominciato a filmare tutti quelli che dovevano entrare”, afferma Prosperi, anche se all’inizio “l’accordo prevedeva solo di identificare le persone, cosa che ritengo ragionevole”. Saputa la cosa, l’avvocato racconta di aver contattato i vertici della Digos: “Mi hanno detto che si è trattato di un errore perchè l’indicazione era quella di filmare solo i documenti”, come poi è avvenuto da quel momento in poi. Un altro intoppo riguarda di nuovo l’uso delle telecamere, riferisce sempre il legale: “Gli agenti avevano cominciato a filmare le persone anche mentre raccoglievano coperte e mutande. Poi si sono resi conto che non era il caso”. Nel frattempo, si profila una possibilità per semplificare tutta l’operazione: a quanto si apprende, infatti la proprietà dell’ex Telecom avrebbe ipotizzato di farsi carico a proprie spese del maxi-trasloco.

di Maurizio Papa – Giornalista professionista

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