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Sos presidi in Emilia-Romagna: “Scuola ingestibile, non reggeremo a lungo”

Il grido di allarme lanciato da Bologna: "I referenti Covid non riescono neanche a insegnare. Serve Sanità più vicina"

Pubblicato:24-09-2020 11:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:56

scuola distanziamento
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BOLOGNA  – “Stiamo veramente vivendo una situazione di emergenza continua e il nostro lavoro, già di solito abbastanza complicato e faticoso, sta diventando ai limiti dell’ingestibilità”. Grido di allarme dalle scuole dell’Emilia-Romagna alla prese con il Covid. A lanciarlo è Alessandra Francucci, che guida il Crescenzi Pacinotti Sirani di Bologna ed è presidente regionale dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis). Francucci è intervenuta a una commissione del Consiglio comunale di Bologna dedicata al tema medicina scolastica.

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“Da parte dei dirigenti, in maniera unanime, si richiede un ritorno ad una forma di medicina scolastica più presente sul territorio. Obiettivamente la sanità sta facendo un lavoro enorme e ringraziamo sentitamente, ma le scuole- afferma Francucci- sentono davvero l’esigenza, in questo momento e non solo, anche prima della pandemia, di avere un referente vicino“. Perchè è vero che a Bologna l’Ausl ha indicato dei referenti per ogni scuola, ma poterli contattare “solo e esclusivamente tramite email e telefono” comporta “molte difficoltà”, riferisce la presidente dell’Andis. “Sicuramente la scuola ha bisogno di un confronto continuo, nel senso di stabile, non è che vogliamo diventare stalker dei medici- continua Francucci- perchè le problematiche che emergono sono quotidiane e numerosissime”. Tanto che “in questi giorni, sostanzialmente, i docenti referenti Covid nelle scuole secondarie di secondo grado non riescono a entrare in aula se non in qualche rara giornata, ma noi non abbiamo la possibilità di delegare un docente a questa attività esonerandolo completamente dall’insegnamento”, lamenta la dirigente.


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I problemi “sono continui”, segnala Francucci: ad esempio, “abbiamo informazione di studenti e alunni che sono rientrati da Paesi per cui è prevista la quarantena, ma non abbiamo alcuna possibilità di sapere se è stata fatta”. Oppure: “Allontaniamo bambini e studenti perchè presentano sintomi riconducibili alla possibilità di contagio, dopo due giorni ritornano sostanzialmente con gli stessi sintomi e la scuola- sottolinea la preside- si trova di fronte alla possibilità o di sottostimare il sintomo e il problema o di sovrastimarlo e riallontanare lo studente, entrando in un contenzioso assurdo con le famiglie”. Inoltre, “abbiamo il problema molto serio della preoccupazione del personale docente, per cui non è prevista la quarantena- continua Francucci- ma ci sono una serie di comportamenti che magari sono opportuni. Però noi, al di là di seguire in maniera scrupolosa le indicazioni e i protocolli, molto spesso non abbiamo la capacità di valutare alcune situazioni e di consigliare i comportamenti“.

Tutto questo significa che “nonostante gli sforzi, la grande motivazione e il senso di responsabilità che dirigenti e personale hanno messo e stanno mettendo nell’organizzazione e nella logistica- dichiara Francucci- l’affaticamento è enorme e la sensazione di poter sbagliare a ogni passo è elevata“. Almeno, dopo un incontro con l’Ausl, sono stati superati “alcuni problemi di relazione con gli ispettori che vengono nelle scuole a fare il giusto sopralluogo in caso di positivi”, riferisce la presidente dell’Andis. In conclusione, la scuola “ha messo in campo tutto il possibile- afferma Francucci- ma di fatto non ha personale competente e sufficiente per poter gestire le situazioni di criticità interne, perlomeno non per molto altro tempo ancora”.

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