NEWS:

Arrestati 15 ‘furbetti del cartellino’ a Reggio Calabria

Gli indagati sono tutti dipendenti dell'Azienda regionale per lo sviluppo dell'agricoltura calabrese (Arsac)

Pubblicato:24-09-2020 09:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:56
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

REGGIO CALABRIA – Sono dipendenti dell’Azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese (Arsac) i 15 soggetti arrestati oggi dalla polizia a Gioia Tauro (Reggio Calabria) nel corso dell’operazione Swipe, accusati dalla Procura di Palmi di assentarsi dal posto di lavoro, attestazione falsa o non essersi presentati sul posto di lavoro, attestando comunque la loro presenza.

Le attività di indagine, coordinate dal sostituto procuratore Rocco Cosentino, si sono avvalse di intercettazione e video-ripresa a carico dei dipendenti degli uffici regionali dell’Arsac, nella sede di Gioia Tauro in contrada Bettina, a pochi passi dal Commissariato di pubblica sicurezza. Ulteriori riscontri sono stati effettuati con servizi di osservazione e pedinamento durante i quali è stato riscontrato l’allontanamento dal posto di lavoro per compiere le più disparate attività personali: spesa nei supermercati, passeggiate e soste in locali pubblici, pratiche sportive.

L’Arsac è una struttura della Regione Calabria che si occupa dello sviluppo dell’agricoltura regionale mediante azioni di promozione, divulgazione, sperimentazione e trasferimento di processi innovativi nel sistema produttivo agricolo, agro-alimentare ed agroindustriale. Il sistema utilizzato dagli indagati era semplice e collaudato: incaricare, a turno, uno o più dipendenti affinché strisciassero (swipe) anche il badge degli altri colleghi sul lettore digitale collocato all’ingresso degli uffici, attestandone falsamente la presenza. Il gip del Tribunale di Palmi Carlo Indellicati, ha inoltre previsto il sequestro preventivo delle somme indebitamente percepite dai dipendenti, circa 12mila euro.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it