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Se il teatro racconta le storie (vere) delle vittime di tratta e violenza

Lo spettacolo si chiama 'Lei' e andrà in scena sabato 9 dicembre al teatro Duse di Bologna

Pubblicato:24-09-2019 10:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:44
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ROMA  – Uno spettacolo teatrale racconta la tratta delle donne per mano della mafia nigeriana, tra caporalato e sfruttamento della prostituzione. Il 9 dicembre al teatro Duse di Bologna andrà in scena ‘Lei‘, prodotto da Caracò teatro con la regia di Alessandro Gallo e la collaborazione attiva della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. “Lei” è un simbolo di quello che Gallo definisce “un viaggio attraverso la non-fiction che trae spunto da storie di ordinaria violenza, tra schiavitù nei campi, ribellione allo sfruttamento e le violenze che sono costrette a vivere le donne vittime della tratta”.

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Sul palco quindi saranno messe in scena le storie reali raccontate dalle donne accolte dalla Casa delle donne di Bologna grazie al progetto “Oltre la strada” che si occupa di dare sostegno sociale, psicologico e legale a donne condannate alla prostituzione. “Entrare nella casa e incontrare queste persone per raccontare quello che accade loro realmente è molto importante per la riuscita dello spettacolo- continua Gallo- anche se a tratti è destabilizzante”.


L’obiettivo di ‘Lei’ è anche quello “di essere utile per una crescita culturale della società sul tema, perchè spesso non ci si sente coinvolti in prima persona e quindi distanti”, aggiunge il drammaturgo Lorenzo Garozzo. Lo spettacolo, ad ingresso gratuito, fa parte della più ampia rassegna ‘Narrare le mafie’.

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Dal 1998 al 2018 la Casa delle donne ha realizzato 481 programmi di protezione, di cui 21 solo nell’ultimo anno. “La maggior parte di queste donne (56%) sono ragazze tra i 18 e i 24 anni, il 24% fino ai 29 mentre il 20% ha più di 30 anni”, dice Silvia Ottaviano, responsabile del settore ‘Oltre la strada’ del centro di accoglienza, presentano gli ultimi dati sull’attività di accoglienza della Casa delle donne. La quasi totalità di queste (93%) si è rivolta al centro per sfruttamento sessuale e solo una piccola minoranza per motivi legati al lavoro. Mentre il 58% delle ragazze in carico proviene dai Paesi dell’est Europa (Albania, Bielorussia, Bulgaria, Moldavia, Romania, Russia, Ucraina, Ungheria e paesi dell’ex Jugoslavia) il 29% arriva dalla Nigeria.

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