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Giada Giunti: “La relazione di Meluzzi e Notargiovanni può ridarmi mio figlio”

Punti cruciali nella relazione dei professionisti "la volontà espressa dal piccolo di voler stare con la sua mamma; il pericoloso profilo psicologico del padre e l’improrogabile affido alla mamma la cui assenza rappresenta un gravissimo rischio per la crescita"

Pubblicato:24-07-2020 11:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:40
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ROMA – L’associazione ‘Verità’ Altre’, di cui Giada Giunti, mamma coraggio, è vicepresidente, attraverso una nota stampa che è anche un appello alle istituzioni, comunica che “tra i vari documenti depositati alla Corte d’Appello di Roma ci sono anche DVD con evidenti prove delle violenze e delle richieste di suo figlio di tornare da lei e le relazioni dello psichiatra Alessandro Meluzzi e della psichiatra Paola Notargiovanni, del reparto di psichiatria dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma che mettono in evidenza elementi importanti per la tutela di suo figlio, affinché sia ascoltato”. Questo l’incipit del comunicato dell’associazione.

“I due professionisti dopo aver ascoltato e visionato numerose registrazioni audio video e letto numerose atti hanno concluso con la richiesta immediata di modifica della sentenza di affido riportando la ‘modifica improcastinabile delle attuali condizioni dell’affido affinché cessino il gravissimo rischio e la sofferenza del minore’. Punti cruciali nella relazione dei professionisti- riporta l’associazione sul caso Giunti- la chiarissima volontà espressa dal piccolo fin dall’allontanamento del dicembre 2016 di voler stare con la sua mamma; il pericoloso profilo psicologico del padre del minore (come riportato dalla CTU) e l’improrogabile affido alla mamma la cui assenza rappresenta un gravissimo rischio per la crescita evolutiva con danni irreversibili nello sviluppo della personalità, ribadendo tutte le norme nazionali ed internazionali sui diritti dell’infanzia”.

Ecco alcuni stralci della relazione. “Mi è impossibile non sottolineare- scrive Meluzzi- come da affermazioni relate del minore e in generale da dati anamnestici che si evinca un atteggiamento di esclusione da parte del padre, che esercita le funzioni tutoriali e genitoriali, di alcune qualità comportamentali e di alcuni tratti del desiderio, oltre che dalle competenze sociali, che il minore rileva. Quella più clamorosa, dalla quale mi pare di poter partire è quello che riguarda il tennis, elemento nel quale il minore esercitava delle indiscutibili competenze un vero e proprio talento”.


Prosegue l’associazione ‘Verità’ Altre’ di cui Giada Giunti, mamma coraggio, è vicepresidente, nel suo comunicato sulle due relazioni: “Se l’affido non verrà rivisto allora verrà messa a repentaglio la prognosi quoad vitam e quoad valetudinem del minore. Non si cesserà mai abbastanza di sottolineare, come in questa fase dell’età, il ruolo della figura materna con relazioni di attaccamento a base sicura rappresenta una condizione assolutamente indispensabile ed insostituibile per lo sviluppo del bambino e dell’adolescente. L’assenza di interiorizzazione, infatti, di una figura materna positiva – che rappresenta non soltanto in questa fase dello sviluppo pre-adolescenziale ma in generale la raffigurazione dell’immagine femminile – rischia di produrre nel bambino, e poi nell’adolescente, gravi disturbi nella sfera dell’emotività ma anche dell’identità e della sessualità. Disturbi che potrebbero essere ancora più gravi in presenza di una figura paterna percepita come inadeguata e/o pericolosa, come dimostrano le volontà degenerate del signor C. e i suoi sconsiderati gesti a scapito del figlio per colpire una figura femminile odiata, quale la moglie”.

“Si vuole mettere in risalto l’importanza di rivedere la sentenza- scrive Notargiovanni- che ha portato a tale scelta in quanto è fondamentale rivalutare, imperativamente, il ruolo della figura materna che è centrale ed inconfutabile. Altra cosa da sottolineare la precisa volontà del minore di stare con sua madre, cosa che ha sempre manifestato ancor prima che fosse emessa la sentenza di affidamento al padre. Sarebbe fondamentale ascoltare la sua volontà per garantirgli il principio del superiore interesse del minore. La minaccia di perdita, legata all’assenza di questa importante funzione, può provocare l’insorgenza di ansia, collera e dolore che vengono conservati nel profondo e possono generare pericolose disfunzionalità durante la crescita e la formazione del minore”. “A sottolineare l’importanza della tutela dei bambini di recente sono intervenute- ricorda l’associazione- la ministra Elena Bonetti, la senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione sul Femminicidio, la GIP Paola di Nicola, ed altri professionisti che sono intervenuti alla presentazione del ‘Protocollo di Napoli‘ il 24 giugno scorso nella redazione dell’agenzia di stampa DIRE”.

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Conclude la nota: “Mamma Giada rinnova la sua fiducia nella giustizia. Il 21 luglio ha inviato un’ ulteriore richiesta di aiuto per suo figlio al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al Procuratore Capo di Corte di Cassazione, al CSM ed altre cariche istituzionali e ha scritto un’ultima lettera al presidente della Corte d’Appello di Roma. Ci auguriamo che il piccolo faccia immediato ritorno dalla sua mamma per evitare danni irreversibili“.

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