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Lavoro, Svimez: “Divario tra nord e sud continua a crescere, sull’autonomia…”

Luca Bianchi, direttore Svimez, l’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, intervistato dall’agenzia Dire

Pubblicato:24-07-2019 10:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:33
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ROMA – “Dalla seconda metà del 2018 è sempre più ampia la differenza dell’andamento economico Nord-Sud, con un tendenziale aumento del divario, soprattutto in termini di occupazione”. Questa l’anticipazione fatta da Luca Bianchi, direttore dello Svimez, all’agenzia Dire, circa i primi dati di stima dell’andamento economico 2018 e le previsioni 2019-2020, che saranno contenute nel rapporto Svimez presentato a novembre prossimo. Chiaramente questi dati “rilanciano ancora una volta- ribadisce Bianchi- la necessità di una politica per il Sud”.

Servizi, ricerca, attenzione e studio approfondito del Mezzogiorno, con un occhio di riguardo al frenare la fuga dei giovani, altro punto importante da cui lo Svimez intende ripartire: “Nel periodo più recente, infatti, la scelta preliminare dei giovani, soprattutto se laureati e scolarizzati, è stata quella di andare via dal Sud per cercare lavoro. Così si perde un pezzo di futuro. Nata nell’immediato dopoguerra, infatti, l’associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno (Svimez) si propone- illustra Bianchi- di osservare e studiare la situazione del Sud non soltanto descrivendo le dinamiche di carattere economico ma anche quelle sociali, che peraltro sono molto correlate”.

AUTONOMIA. BIANCHI (SVIMEZ): SUD ACCETTI SFIDA FEDERALISMO MA…

Stop all’idea per cui “il federalismo è un problema per il Sud: occorre accettare la sfida”. Non serve una “logica oppositiva”, ma occorre puntare “ad uno scambio con il Nord, sempre nell’ottica dell’interesse nazionale condiviso”. Così Luca Bianchi, direttore Svimez, l’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, intervistato dall’agenzia Dire sull’autonomia differenziata chiesta da Lombardia e Veneto.


Per Bianchi “si continua a discutere di autonomia differenziata, impicciata, fatta male, con testi che continuano a cambiare ma una legge già c’è: è la legge Calderoli che ha introdotto il federalismo fiscale. Ne vogliono fare un’altra ma già quella che c’è non viene applicata”.

Le regioni del Nord chiedono regimi autonomi di gestione delle risorse, mentre nel Governo si litiga su vari fronti. Tra poche ore il ‘faccia a faccia’ tra i presidenti di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, con il premier Giuseppe Conte, colpevole, a detta dei governatori, di tirarla un po’ troppo per le lunghe e di trasformare la riforma in una farsa.

Diverse le falle nel sistema, secondo Bianchi, tra cui lo stesso fondamento ideologico “di un Mezzogiorno palla al piede del Nord, che se fosse liberato crescerebbe allora in maniera straordinaria”. Una forzatura che, “anche a causa di mancate risposte istituzionali” ha alimentato un percorso politico-culturale “che ha negato il problema del Mezzogiorno. La seconda Repubblica è nata su questo e ha provocato così il rafforzamento delle tensioni territoriali”.

AUTONOMIA. BIANCHI (SVIMEZ): SCAMBIARLA CON INFRASTRUTTURE SOCIALI AL SUD

Scambiare l’autonomia rafforzata al Nord con le infrastrutture sociali al Sud. Questo secondo Luca Bianchi, direttore dello Svimez (l’associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno) un possibile “primo scambio Nord-Sud nell’interesse nazionale”.

Il Sud non può derogare, inoltre, dal ricordare ciò che la legge (n. 42/2009) stabilisce: la perequazione infrastrutturale. “Il Paese- spiega Bianchi- preleva risorse da tutte le aree, anche dalle più forti, e con queste deve poi finanziare un piano straordinario di investimenti in infrastrutture che abbia come obiettivo la riduzione dei divari”.

In termini più semplici, “basta passeggiare per il Sud per osservare la straordinaria differenza nei livelli di infrastrutture. E non si parla solo di strade, aeroporti o ferrovie ma di ospedali e scuole- incalza Bianchi- la cui qualità nel Mezzogiorno è diversa da tutto il resto del Paese. In maniera inaccettabile”.

Per partire con una “valutazione dei diversi livelli di efficienza”, per questo, occorre “mettere tutti in condizione di avere le stesse strutture. Altrimenti sarà difficile che il sistema sanitario calabrese e quello dell’Emilia-Romagna, ad esempio, siano simili in termini di efficienza”.

Non è un no, quindi, quello che proviene dal direttore Svimez in tema di autonomia rafforzata ma un sì condizionato per cui il Mezzogiorno chiede delle “modifiche ai testi”: non basta più l’assistenzialismo.

“Il reddito di cittadinanza è una risposta assolutamente parziale e soprattutto pericolosa nell’interpretazione di tutto ciò che serve al Sud- provoca Bianchi- Io non nego, e lo abbiamo detto più volte, che un intervento di carattere universale fosse necessario ma non possiamo accettare lo scambio assistenza al Sud per produttività e investimenti al Nord”.

Anzi, rilancia il direttore, “io scambierei subito un po’ meno di assistenza con un po’ più di investimenti, soprattutto se dobbiamo fermare la nuova emigrazione giovanile che, nel silenzio generale, ha assunto le dimensioni delle migrazioni degli anni ’50-’60, il che equivale a perdere un pezzo di futuro del Mezzogiorno”, ricorda.

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