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Mafie. Dai Casalesi alle ‘ndrine, la Romagna fa i conti con la Piovra

Non c'è solo il gioco d'azzardo come canale di penetrazione delle mafie in Romagna, ma anche il reinvestimento di capitali illeciti

Pubblicato:24-07-2015 14:08
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:28

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RIMINI – Non c’è solo il gioco d’azzardo come canale di penetrazione delle mafie in Romagna, dove alla ‘ndrangheta si accompagna la presenza sempre più massiccia della camorra e dei Casalesi in particolare.

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A riscontrare “particolare interesse” è il reinvestimento di capitali illeciti, “grazie anche alla presenza della Repubblica di San Marino“. Così come altre fattispecie di reato. E’ il panorama sulle infiltrazioni malavitose in Emilia-Romagna che emerge dalla mappatura del fenomeno realizzata dall’Osservatorio provinciale di Rimini sulla criminalità organizzata, prendendo in esame l’ultimo quinquennio che ha visto “sempre più profilarsi l’ipotesi di una sorta di colonizzazione per la ‘ndrangheta, mentre per la camorra e per la mafia siciliana le analisi compiute profilano scenari diversi”.


Come segnala il lavoro, le ‘ndrine calabresi sono “le più attive”, in particolare nell’Emilia occidentale e nell’area bolognese. La camorra è “molto radicata, anche se non ai livelli della criminalità calabrese, nel territorio dell’Emilia Occidentale con una netta predominanza del clan dei casalesi, in particolare le fazioni Schiavone e Zagaria”. Si va inoltre strutturando la sua presenza “anche nella zona romagnola e nella Repubblica di San Marino”. Infine per Cosa Nostra la presenza è “scemata, probabilmente anche a causa delle azioni di contrasto a livello nazionale”.

A livello di Romagna nella provincia di Ravenna sono attivi in particolare i Casalesi sulla droga e la ‘ndrina Femia sul gioco d’azzardo. In quella di Forlì-Cesena presenti sia i Casalesi sia i Forastefano per la ‘ndragheta, dediti alle estorsioni e attivi nel settore dei trasporti.

Infine in provincia di Rimini ai Casalesi fanno compagnia altre famiglie camorriste come i D’Alessandro e Di Martino, i Mariniello e i Vallefuoco, a fare affari con il gioco d’azzardo, le estorsioni, l’abbigliamento e gli hotel; ma anche ‘ndrine attive nello spaccio, negli immobili e nei bar e ristoranti.

“La lotta alla criminalità e a tutte le mafie la si fa anche promuovendo conoscenza e consapevolezza”, sottolinea il presidente della Provincia di Rimini, Andrea Gnassi. Quindi il lavoro documentale è “indispensabile e insostituibile perché, oltre a mettere in rilievo il disegno di una ragnatela devastante fatta di collegamenti altrimenti poco visibili, incide proprio sulla cultura e sulle coscienze. Sapere– conclude- è l’anticamera di reagire“.

di Cristiano Somaschini

Giornalista

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