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Rodotà, aperta la camera ardente: “Siamo tutti più poveri”

Gentiloni: "Un esempio di vita, merita il ricordo di tutto il paese"

Pubblicato:24-06-2017 16:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:27

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BOLDRINI: DIRITTI COME BUSSOLA DELLA POLITICA

“I diritti come bussola della politica. Stefano Rodotà è stato uno straordinario giurista che ha saputo allargare l’area delle libertà vecchie e nuove”. Così la presidente della Camera, Laura Boldrini, su Facebook.

“Negli anni Settanta, nell’Italia che ancora doveva fare conquiste di laicità. Negli anni Novanta, quando si cominciava a scoprire il significato del diritto alla riservatezza. E oggi, nell’età digitale, quando Stefano Rodotà ci ha aiutato a capire che in rete l’assenza delle regole non vuol dire libertà, ma predominio del più forte”, continua.

“Per questo avevo voluto che fosse lui – studioso del web di prestigio mondiale – a coordinare il lavoro della Commissione per i diritti e i doveri in Internet istituita in questa legislatura a Montecitorio. Aveva assolto all’incarico con lo stesso competente entusiasmo che lo spingeva ancora ad incontrare e ad affascinare tanti giovani, in giro per il paese. Sarà molto difficile fare a meno della sua cultura e della sua passione civile”, conclude.


DON CIOTTI: SENZA SIAMO TUTTI CULTURALMENTE PIÙ POVERI

“Senza Stefano Rodotà siamo tutti culturalmente più poveri. Poveri di quella cultura autentica, al servizio della vita delle persone, delle loro speranze, della loro dignità. Stefano ci ha insegnato la cultura dei diritti ma ci ha insegnato anche che ogni diritto è una responsabilità. Che i diritti crescono se tutti ci mettiamo in gioco, se siamo coerenti, onesti, consapevoli che il bene personale è sempre figlio del bene comune”. Così don Luigi Ciotti, Gruppo Abele, Libera.

“Ma Stefano era anche una persona splendida, sensibile: un galantuomo. Rimpiangiamo la sua umanità e lo ringraziamo per la disponibilità con cui ci è stato vicino in molti momenti delle nostre battaglie sociali e civili”, sottolinea.

GRILLO: UN SIGNORE, CON LUI AL COLLE POLITICA DIVERSA

“Ci lascia un vero signore, Stefano Rodotà. Sono molti gli aggettivi che potremmo usare, finiremmo comunque con ‘insigne’. Il mio ricordo va allora alla persona, a quando mostrò una saggia quiete persino immediatamente dopo essere stato tradito dai suoi. Era il 2013, senza incensi lo abbiamo voluto presidente della repubblica”. Così Beppe Grillo su Facebook.

“Sarebbe stato diverso il corso della politica in questo Paese se Napolitano fosse stato sostituito da una persona così: è ancora più triste parlare di qualcuno che ha fatto così tanto per un Paese senza memoria”, conclude.

GENTILONI: UN ESEMPIO DI VITA, MERITA RICORDO TUTTO PAESE

“Credo sia stato quello di Stefano Rodotà un esempio di vita: professore, militante, divulgatore, parlamentare straordinario. Un esempio di vita e di una vita dedicata alla libertà e anche a dare il buon esempio a tantissimi giovani che con lui hanno lavorato. Credo che meriti il ricordo di tutto il Paese”. Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio, lo dice lasciando la camera ardente realizzata alla Camera per rendere l’estremo saluto a Stefano Rodotà.

NAPOLITANO: POSIZIONI ALLONTANATE MA PRESERVATA AMICIZIA

“Le nostre posizioni si erano allontanate da tempo e poi c’è stato il confronto duro per il referendum sulla riforma costituzionale, ma siamo entrambi di comune accordo sfuggiti a qualsiasi sollecitazione per un incontro diretto tra di noi che fatalmente rischiava di diventare uno scontro. Bisogna saper preservare l’amicizia”. Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, lo dice visibilmente commosso lasciando la sala Aldo Moro di Montecitorio dove è stata realizzata la camera ardente per rendere omaggio a Stefano Rodota’, al quale Napolitano ha reso l’estremo saluto accompagnato da sua moglie Clio Napolitano.

Di Rodotà “deve rimanere la sua funzione di garante della privacy, che è rimasta una delle prove piu belle della sua vita e che faceva parte del suo universo, quello dei diritti civili”, dice Napolitano, tema rispetto al quale “aveva poi contribuito a fondare una vera e propria carta europea”, conclude il presidente emerito della Repubblica.

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