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L’Ue mette in guardia l’Italia: “Crescenti rischi di ritardi nell’attuazione del Pnrr”

Nelle raccomandazioni sulle misure da attuare per il 2023-2024

Pubblicato:24-05-2023 15:07
Ultimo aggiornamento:24-05-2023 18:01
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energia
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di Alessio Pisanò

BRUXELLES –  Nelle raccomandazioni specifiche per Paese pubblicate dalla Commissione europea che includono le misure da attuare nell’ambito della politica fiscale per il 2023 e il 2024, la Commissione ha messo in guardia dai “rischi crescenti di ritardi” nell’attuazione del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) per cui si ravvisano lacune rispetto a sfide “totalmente o parzialmente non ancora affrontate”. “È importante che l’Italia rafforzi la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per mantenere gli impegni del piano, mentre un quadro di governance efficace e pienamente operativo rimane fondamentale per un’attuazione regolare e tempestiva del piano”, si legge nelle relazione pubblicata dall’esecutivo europeo.

LE RICHIESTE DI BRUXELLES ALL’ITALIA

Bruxelles chiede che nei prossimi mesi si proceda all’abbandono delle misure di sostegno energetico in vigore entro la fine del 2023 e di destinare i risparmi generati grazie al miglioramento del quadro dei prezzi dell’energia alla riduzione del deficit pubblico. Rispetto al sistema tributario italiano, si raccomanda di garantire una politica fiscale “prudente”, in particolare limitando l’aumento nominale della spesa primaria netta finanziata nel 2024 al massimo all’1,3%. La percentuale è superiore allo 0,8% stabilito il 16 maggio nel corso delle previsioni economiche pubblicate dalla Commissione, e la Commissione prenderà in considerazione il costo del sostegno diretto all’emergenza relativa alle alluvioni che hanno colpito l’Emilia Romagna. Le valutazioni dell’esecutivo europeo si baseranno sulla loro conformità con il diritto europeo e saranno “in linea di principio considerate come misure una tantum e temporanee”.


 All’Italia si raccomanda di ridurre il cuneo fiscale, rimasto alto negli ultimi anni rispetto ad altri Paesi europei e di preservare la progressività del sistema fiscale, in particolare razionalizzando e riducendo le spese fiscali, compresa l’Iva. “L’estensione del regime forfettario ai lavoratori autonomi”, sostiene Bruxelles, “solleva preoccupazioni circa l’equità e l’efficienza del sistema fiscale”. Secondo la Commissione, “esiste il potenziale per aumentare le entrate da altre fonti meno dannose per la crescita, come la proprietà, l’Iva e le autorizzazioni per l’uso dei beni costieri di proprietà dello Stato”, misure che permetterebbero “di ridurre la pressione fiscale sul lavoro in modo neutro per il bilancio“.

Sotto la lente anche “la possibilità di migliorare la concezione delle tasse ambientali, che, nonostante il gettito relativamente elevato, non promuove a sufficienza la transizione verso tecnologie più pulite, anche a causa dell’ampio uso di sussidi dannosi per l’ambiente”, si legge nelle raccomandazioni. Bruxelles propone “programmi di incentivi mirati per aumentare l’efficienza energetica degli edifici con le peggiori prestazioni, compresi gli edifici commerciali e gli alloggi pubblici”, ma “assicurando nel contempo che le famiglie vulnerabili siano tutelate”. Ritenuti necessari gli investimenti per l’interconnessione energetica tra il continente, la Sicilia e la Sardegna, con gli investimenti nelle infrastrutture per i combustibili fossili che devono “essere limitati allo stretto necessario”. Ed è importante affrontare “una sfida di vecchia data che non è inclusa nella legge delega” per la riforma fiscale inclusa nel Pnrr, cioè “i valori catastali obsoleti”, per cui è chiesto un aggiornamento per fungere “da base per il calcolo dell’imposta sulla proprietà”.

Per quanto riguarda gli squilibri macroeconomici eccessivi, se da una parte si ravvisano alcuni miglioramenti e le vulnerabilità di lunga data si sono leggermente attenuate, dall’altra non è attesa una loro rapida risoluzione. La Commissione ricorda a tal scopo di non aver proposto l’apertura di nuove procedure per i disavanzi eccessivi nella primavera del 2023, ma afferma “che verificherà e in caso chiederà al Consiglio di avviare procedure per i disavanzi eccessivi basate sul disavanzo in primavera 2024, sulla base dei dati consuntivi per il 2023”. Il percorso va di pari passo con la disattivazione della clausola di sospensione del Patto di Stabilità che si verificherà a fine 2023.

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