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La denuncia: “L’Italia ha venduto armi leggere all’Egitto anche dopo l’omicidio Regeni”

EgyptWide rivela l'export di migliaia di pistole e fucili d'assalto: "Usati anche in violazione dei diritti umani"

Pubblicato:24-05-2023 15:26
Ultimo aggiornamento:24-05-2023 15:27

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ROMA – “L‘Italia non ha mai interrotto la vendita di armamenti all’Egitto negli ultimi dieci anni, neanche dopo l’omicidio di Giulio Regeni, ma anzi ha venduto all’Egitto armi piccole e leggere per un valore superiore ai 62 milioni di euro”. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’associazione EgyptWide for Human Rights dal titolo “Made in Italy per reprimere in Egitto”, presentato a Roma, a pochi giorni dall’udienza del 31 maggio, in cui la Corte Costituzionale valuterà se il processo per l’omicidio del ricercatore friulano possa proseguire con i quattro imputati in contumacia.

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EGYPTWIDE: “ESPORTATI MIGLIAIA DI REVOLVER, PISTOLE E FUCILI”

Il report, presentato alla Camera dei Deputati con Archivio Disarmo, Rete italiana Pace e Disarmo, e Amnesty International, è frutto dell’analisi incrociata di molteplici banche date governative e internazionali relative al commercio di armi piccole e leggere tra Italia ed Egitto nel periodo 2013-2021. Secondo l’organizzazione, il materiale esportato comprende oltre 30.120 revolver e pistole automatiche, più di 3.600 fucili e più di 470 fucili d’assalto, oltre a un numero imprecisato di carabine, mitragliatrici leggere e pesanti, fucili da caccia, munizioni, tecnologia e software per uso militare e componenti di ricambio.


L’ITALIA HA VIOLATO LA LEGGE E FAVORITO LA REPRESSIONE

EgyptWide nel report conclude che “così facendo, l’Italia ha contravvenuto alle disposizioni contenute nella sua stessa legge nazionale, la n. 185/1990, la Posizione comune europea 2008/944/PESC e l’Arms Trade Treaty, che vietano l’esportazione di materiale militare verso Paesi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani o in cui tale materiale possa essere utilizzato per la repressione interna”.

Non solo: il rapporto fa anche luce “sull’uso improprio di armi piccole e leggere di fabbricazione italiana in Egitto, documentando episodi in cui le armi da fuoco prodotte in Italia sono state utilizzate per commettere abusi quali repressione interna, brutalità della polizia nei confronti di manifestanti pacifici e pacifiche e persino  esecuzioni extragiudiziali. Tra i modelli d’arma esportati dall’Italia ed utilizzati per commettere violazioni dei diritti umani, spiccano i fucili Beretta 70/90 e ARX160, i fucili Benelli M3T Super 90 e M1 Super 90, e pistole Beretta F92″.

“Le violazioni dei diritti umani compiute con armi italiane e di importazione, comprese le violazioni documentate in questo rapporto, non erano inevitabili, e nemmeno imprevedibili” avverte Alice Franchini, ricercatrice di EgyptWide. Sentita dall’agenzia Dire, Franchini aggiunge: “La normativa vigente in materia di commerci d’arma contiene disposizioni specifiche proprio per prevenire abusi come questi. La scelta di trasgredire a tali disposizioni è stata e rimane una scelta politica, quella di mettere i profitti dell’industria bellica davanti ai diritti umani e alla sicurezza, con le conseguenze che vediamo”.

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