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Aborto, diritto negato: 7 ginecologi su 10 sono obiettori, parte campagna Radicali-Giovani Dem

Nasce la campagna 'Libera di abortire' per chiedere assunzioni di medici non obiettori e controlli sulla qualità dei servizi forniti

Pubblicato:24-05-2021 16:26
Ultimo aggiornamento:24-05-2021 16:33
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Di Maria Laura Iazzetti

MILANO – A 43 anni dall’approvazione della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, alla maggior parte delle donne non viene garantito questo diritto: in Italia 7 ginecologi su 10 sono obiettori di coscienza. Proprio per questo motivo- per spronare le istituzioni ad attivarsi concretamente affinché questo problema sia risolto- è nata la campagna ‘Libera di abortire’, che oggi è stata presentata ufficialmente a Milano, nella sede dell’associazione ‘Enzo Tortora’.

L’iniziativa è stata promossa dai Radicali italiani e ha ricevuto il supporto anche dei Giovani democratici. E’ una campagna nazionale, che verrà lanciata in diverse città italiane (le prime tappe sono state Pescara e Roma). Le attiviste e gli attivisti di ‘Libera di abortire’ intendono presentare al ministero della Salute un appello in cui chiedono assunzioni di medici non obiettori, controlli sulla qualità dei servizi forniti e informazioni chiare per chi intende interrompere volontariamente la propria gravidanza. Sono testimonial della campagna ragazze che hanno affrontato in prima persona quanto sia difficile abortire in Italia.


L’obiezione di coscienza è trasversale: è del personale sanitario, delle ostetriche che ti insultano in sala parto e dell’anestesista che decide quanto devi soffrire”, puntualizza Francesca Tolino, testimonial della campagna: una giovane donna che come tante altre ha ritrovato il suo feto sepolto al cimitero Flaminio di Roma con il proprio nome scritto sulla tomba. Descrive quello che le è accaduto come “una tortura”, una continua violenza. Non dovrebbe essere così.

“Chiediamo alle istituzioni che ci sia un’informazione chiara e precisa: una donna oggi sul proprio territorio andando anche a vedere i siti della Regione e del ministero della Salute non sa come e dove abortire”, denuncia Giulia Crivellini, tesoriera dei Radicali italiani.

La giunta lombarda ha bocciato qualche mese fa una proposta di legge di iniziativa popolare che proponeva alcune riforme organizzative per migliorare l’accesso ai servizi di interruzione volontaria della gravidanza. “Noi come associazione Enzo Tortora cercheremo di vigiliare sull’operato del Comune di Milano e della Regione”, sottolinea Federica Valcauda, Segretaria Associazione Enzo Tortora.

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