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Anita Garibaldi, l”Amazzone’ del Risorgimento

Speciale 'Donne da ricordare'

Pubblicato:24-05-2020 12:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:22
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ROMA – “Una fiammata con un anelito eroico che dà dei punti a molti uomini”. E’ il ritratto che Alessandra Necci, scrittrice e storica, fa per DireDonne di Ana Maria Ribeiro de Silvia, meglio conosciuta come Anita, moglie di Garibaldi, “icona del Risorgimento”. In pieno Ottocento Anita, che fin da giovanissima era “libera, autonoma, scapestrata potremmo dire” non è la donna che sta a casa e si occupa dei figli, ma “combatte accanto al marito come un’Amazzone greca“, in prima linea. Così la immortala la statua al Gianicolo, opera dello “scultore Rutelli”, che la raffigura in fuga, con il figlio piccolo in braccio, come un “Enea al femminile”. 

LA STORIA DELLA ‘SELVAGGIA’ ANITA

“Nata in Brasile nel 1821 da una famiglia molto povera, libera, con grande senso di indipendenza, monta a cavallo da sola, diremmo che è un po’ selvaggia. Sposa a 14 anni un calzolaio. Un matrimonio- racconta Necci- che dura pochissimo finché l’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi arrivato nelle sue terre, durante un Te Deum, non le dice ‘devi essere mia’”. La loro storia d’amore è la storia delle battaglie risorgimentali, “Anita- ricorda la storica Necci- segue Garibaldi in tutte. Hanno un primo figlio, Menotti, e Anita scapperà e si metterà in salvo portandosi il neonato al collo”. Dopo il Brasile, partono per Montevideo fino a quando Garibaldi “con la notizia delle rivoluzioni del 1848 vuole tornare in Italia”. Anita lo segue con i figli dall’altra parte del mondo e insieme vivranno “la storia breve, triste, ma gloriosa della Repubblica romana” che crollerà definitivamente “con l’armistizio il 4 luglio 1849”. Inizia qui “la dolorosa fuga verso Venezia. Garibaldi e Anita sono braccati da più eserciti e Anita, nelle Valli del Comacchio, forse per una febbre malarica, muore. Il suo corpo viene seppellito nella sabbia- spiega Necci- e solo dopo sarà sepolto alle Mandriole, e poi trasferito a Nizza”. Quanto alla ‘vulgata’ sulla fine di Anita e sul fatto che “Garibaldi l’avrebbe considerata un peso…. nulla di vero” conclude Necci.


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